3 settembre 2018

Victoria Schwab
Our Dark Duet

Dilogia Monsters of Verity 2

Trama
Titan Books
pag. 368 | € 9,00
The world is breaking. And so are they. Kate Harker isn't afraid of monsters. She hunts them. And she's good at it. August Flynn once yearned to be human. He has a part to play. And he will play it, no matter the cost. The war has begun. The monsters are winning. Kate Harker is a girl who isn't afraid of the dark. She's a girl who hunts monsters. And she's good at it. August Flynn is a monster who can never be human. No matter how much he once yearned for it. He has a part to play. And he will play it, no matter the cost.Nearly six months after Kate and August were first thrown together, the war between the monsters and the humans is a terrifying reality. In Verity, August has become the leader he never wished to be, and in Prosperity, Kate has become the ruthless hunter she knew she could be. When a new monster emerges from the shadows-one who feeds on chaos and brings out its victim's inner demons-it lures Kate home, where she finds more than she bargained for. She'll face a monster she thought she killed, a boy she thought she knew, and a demon all her own.

“I’m willing to walk in darkness if it keeps humans in the light.”

Commento
Prima di cominciare le tre settimane di ferie estive avevo scelto accuratamente una piletta di libri da leggere, principalmente quelli in inglese che ho accumulato nel corso degli ultimi anni e che non ho mai preso in mano. Mi sono detta che le vacanze sarebbero state il momento perfetto per smaltirli, e che una settimana di mare mi avrebbe permesso di macinare un libro dietro l'altro.
Poi è arrivato il primo giorno di ferie e il mio progetto estivo è andato a farsi benedire.
Ho acceso l'aria condizionata in modo da avere dieci gradi in meno rispetto al forno infernale esterno, mi sono stesa sul divano e ho iniziato a vedere un k-drama. Non so com'è successo ma mi sono risvegliata quattro giorni dopo, reduce da una maratona di sedici ore di drama che ha segnato per sempre il mio povero cuore e che ha stabilito il trend estivo 2018.
Altro che tbr list, altro che buoni propositi, altro che romanzi da smaltire, me ne sono portati via sei e ne ho iniziato uno solo ma l'ho finito solo quando ormai ero già tornata al lavoro. Questo tracollo non mi era mai successo prima, e la zerovoglia di leggere e la smaniaossessiva da drama continua. Temo per il ritmo del blog.
Anyway, tornando alla recensione, ho pescato dal mucchietto Our Dark Duet perché volevo assolutamente finire la dilogia visto che Giunti ci ha fatto una pernacchia e perché la storia e il genere erano totalmente differenti dai drama che stavo seguendo e che hanno trasformato le mie piastrine in cuoricini fluttuanti.
Ammetto di aver avuto un momento di smarrimento perché ricordarsi con precisione com'era finito il primo titolo, dove erano rimasti i personaggi e quello che l'autrice aveva lasciato in sospeso non sono stati di immediato recupero per me. Però una volta ricomposto il puzzle il romanzo è filato via fin troppo liscio.
Rispetto a Questo canto selvaggio, Our Dark Duet è decisamente meno denso e possiede una specie di leggerezza - se così si può dire - che porta via un sacco di spazio nel libro con scene che a me sono sembrate poco incisive, a tratti noiose e che avevano un unico scopo: approfondire la psicologia dei due personaggi. Normalmente avrei gradito entrare più a fondo nella testa dei protagonisti, ma qui mi è sembrato che fosse a scapito della complessità della trama perché l'elemento distintivo - l'azione - rimane relegato alla parte finale e non mi ha soddisfatta al 100%.
Mentre per August le scene sono state molto affascinanti e hanno dato davvero una versione nuova di lui facendoci capire i suoi pensieri e i suoi cambiamenti, per Kate è tutto meno interessante. Forse di lei avevamo letto fin troppo nel primo romanzo, o forse la scelta dell'autrice di metterla in una condizione di fragilità emotiva l'ha privata del carisma e dell'incisività che aveva prima.
Kate resta comunque un ottimo personaggio, utile e intelligente, che porta a termine il suo percorso in un modo assolutamente coerente che io ho particolarmente apprezzato, ma la stella assoluta è August.
Tra i due personaggi il suo è quello che compie un cambiamento più evidente ed evolve da ragazzino/Sunai poco pratico della vita vera a Sunai fatto e finito ormai quasi completamente distaccato dal suo lato umano. August qua è una versione adulta, meno sentimentale e più realistica di se stesso, e porta avanti la trama in modo spettacolare. Il grosso della trama ricade su di lui e viene gestito in modo preciso, senza che si senta la mancanza del vecchio August e senza che quello nuovo risulti inferiore.
Aiuta l'inserimento di due nuovi personaggi interessanti: Alice e Soro. Alice è il mostro creato da Kate alla fine del primo romanzo ed è una psicopatica piuttosto convincente. Oltre ad essere una violenta ha un metodo preciso nella sua follia, è con lei che Kate si scontra alla fine. Soro è un Sunai e fa parte del gruppo di August ma è caratterizzato da una freddezza e da un pragmatismo quasi maniacale. Purtroppo la descrizione del personaggio è un caos totale. L'autrice passa dal riferirsi a Soro al plurale come se fossero gemelli siamesi, e poi al singolare. Non ho capito se è fisicamente composto da due corpi o se sono due corpi separati ma che si muovo in sintonia. Invece il personaggio cattivo Sloan mi è sembrato decisamente poco importante: sì, è vero, è la mente dominante tra i mostri ma al di là della sua ossessione per Kate e la sua attitudine al comando non ci ho trovato nulla di particolare. L'altro personaggio decisivo che mi è piaciuto molto è il nuovo mostro non ben definito, il buco nero che si nutre di caos e che mette a prova Kate e tutta Verity. Purtroppo come figura negativa non ha grande spazio di manovra e viene sommariamente eliminato con una morte decisamente inaspettata.
Per quanto riguarda la storia, invece, non ho nulla di cui lamentarmi. Per me si è conclusa come doveva anche se il dispiacere rimane; persino il fatto che l'autrice non chiuda completamente la porta su quel mondo lasciando sotto inteso che per loro la storia prosegue ha reso la fine più interessante.
Certo, rimane l'amaro in bocca perché ci sono solo due romanzi mentre ce ne sarebbero stati molti di più, però questa lieve insoddisfazione secondo me è un buon segno perché vuol dire che l'autrice non si è curata di spuntare tutti i luoghi comuni della narrativa ya.
Siamo talmente abituati ad un lieto fine scontato e totale, di quelli che stonano con la storia e che mirano alla felicità stucchevole e poco credibile, che quando invece il romanzo - o una serie - si chiude senza cuori e fiori ci si mette un po' a metabolizzare. In ogni caso a me la dilogia è piaciuta parecchio, sono contenta di averla completata per conto mio.

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