23 luglio 2015

Sherrilyn Kenyon
Il sogno della notte

Serie Dream Hunters 1 - Dark Hunters 12
Titolo originale The Dream Hunter
Trama
Fanucci | pag. 281 | € 9,90
Nell'etereo mondo onirico, ci sono eroi che combattono per proteggere i sognatori e demoni che li considerano prede. Arik è un predatore, condannato dagli dèi a vivere un'eternità senza emozioni e a provarle solo nei sogni degli altri. Sogni vividi come quelli della giovane dottoressa Kafieri, che ha visto suo padre rovinare la propria carriera di studioso pur di provare che Atlantide è esistita davvero. Sul letto di morte gli ha promesso di riscattare la sua reputazione, ed è partita per la Grecia con l'obiettivo di dimostrare una volta per tutte che l'isola della leggenda era proprio lì dove suo padre sosteneva che fosse. Ma fallimenti e sfortuna l'accompagnano a ogni passo. Specialmente dopo l'incontro con uno sconosciuto che le sembra di aver già visto tante volte... nei suoi sogni! Lui è Arik, che in cambio di due settimane da umano, ha promesso agli dèi l'anima della giovane dottoressa. Ma sta per scoprire che lei rappresenta tutto ciò per cui ha voluto diventare umano...
"Sei stato sopraffatto dal mio desiderio?" ripeté lei, pronunciando ogni parola lentamente, così che potesse trasmettere tutta la gravità della sua rabbia. "Da quale pianeta vieni?" "Idiotown" se ne uscì Solin ad alta voce. "A ogni luna piena teletrasportano gli Idioti sulla Terra e li lasciano liberi. Consideralo il tuo primo incontro."
Commento
Che sofferenza, santo cielo. Dare un voto così basso alla mia Sherry mi causa un dolore fisico. Mi è venuto un crampo al dito nel selezionare l'immaginetta delle due foglioline e mezzo.
Come posso scrivere un commento negativo per te, mia adorata? Perché mi scrivi certe robette che poi son costretta a parlarne male? Perché? Non potevi, che ne so, metterci di più e migliorarlo un po'? Non potevi semplicemente saltarlo per scriverlo in un momento meno depresso? Perché Sherry, perché?
Invece così ti becchi il voto basso e il commento da faccina triste.
Sì perché non c'è verso di evitarlo, questo romanzo è scadente. Tra tutti i titoli scritti dalla Kenyon (e dei Dark Hunters sono VENTICINQUE) a mia memoria - ma non li ho letti tutti - questo era uno dei peggiori. Manca qualcosa, dall'inizio alla fine.
Mancano lo stile scoppiettante, l'ironia e la frizzantezza tipici della Kenyon, così come manca la sua schifosamente sviluppata capacità di suscitare empatia per i suoi personaggi. Manca una trama ricca, manca un collegamento con la serie, manca sostanza nella storia, manca una struttura, mancano due protagonisti ben delineati e piacevoli. Manca, manca, manca.
Questo romanzo è quasi trasparente: lo inizi bella convinta e felice e poi, man mano che procedi, sbiadisce sempre di più finché alla fine lo termini e nemmeno te ne accorgi. Tipo 'ah, è finito? Ok...' Passività all'ennesima potenza.
Al largo di Santorini Megeara sosta con la sua barca, pronta ad immergersi alla ricerca di Atlandide come promessa fatta al padre prima che morisse. Geary ci crede poco o niente, nonostante la sua collana dimostri l'esistenza di un qualcosa, e porta avanti il progetto per puro senso di colpa: come tutto il mondo accademico, aveva deriso il padre per la sua convinzione dell'esistenza di Atlantide. Nel frattempo, nel mondo dei Sogni lo Skoto Arikos (oddio, se ci aggiungessimo una r...) continua ad entrare e uscire dai sogni di Geary, spogliandosi e facendo cose con la Geary disinibita che sogna di fare sesso bollente con questo fustacchione. Bene Arikos decide che ne ha le palle piene di essere uno Skoto e vuole provare a diventare umano per vivere le stesse cose dei sogni e sentirle per davvero. Facendo un bel patto con Ade, Arik concede l'anima di Geary in cambio di due settimane sulla Terra e Ade lo scarica nientemeno che nell'Egeo proprio davanti alla barca di Geary.
Caricato a bordo come un tonno, Arik si rende conto in fretta che quello che succedeva in sogno nella vita vera non capita neanche a pregare. Geary è schiva, non si fida e non si concede come lui desiderava così, per convincerla a scatenarsi, le procura i permessi per cercare Atlantide.
Arik, nel frattempo, cerca in tutti i modi di suscitare l'ormone a Geary facendosi aiutare dal fratellastro Solin (l'unico degno di una risata in tutto il romanzo), scansando i suoi compari Oneroi che lo vogliono accoppare e déi che lo vogliono uccidere affinché non trovi Atlantide.
E' un casotto: Geary, non si sa perché, oltre ad avere strane capacità in sogno, sente la voce di Apollymi; i vari Déi spuntano fuori all'improvviso e altrettanto all'improvviso se ne vanno, e poi naturalmente c'è la solita soluzione finale che salva capre e cavoli e se ne frega grandemente della logica, della credibilità e della solidità narrativa.
Le cose succedono a caso, senza capo né coda, e continuano a scorrere così, a caso, finché si trova un modo per far finire insieme i due piccioncini senza che nessuno crepi.
Ora, Sherry mia, io ti voglio un sacco bene e tollero benissimo la sua piacevole inconsistenza, ma solo quando dietro c'è una sorta di base o, almeno, quando i due personaggi principali sono belli. Qui non solo non c'è una storia che mi appassioni ma Arik e Geary sono due triglie, noiosi e banali senza personalità e così prevedibili da passare in secondo piano di fronte a personaggi secondari più interessanti e divertenti di loro.
Una noia totale, un'infinita sequenza di scene banali e di dialoghi insipidi. Insomma, una tragedia.
Ora, non so quanto passerà prima che Fanucci si degni di pubblicare il prossimo romanzo, l'importante è che non ci mettano troppo altrimenti l'ultimo ricordo della Kenyon nella mente dei lettori sarà questo titolo mediocre e per niente rappresentativo della bravura della Sherry.
Per riprendermi dovrò spararmi una dose extra di cioccolata.

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