9 dicembre 2011

Jacqueline Carey
Il dardo e la rosa

Serie Terre d'Angé 1
Titolo originale Kushiel's Dart

Trama
Se non fosse per una macchia scarlatta nell'occhio sinistro, Phèdre sembrerebbe adatta a entrare come schiava a Casa Valeriana, i cui adepti vengono iniziati al dolore. Ma un nobile enigmatico riconosce in quella macchia un segno inequivocabile: il Dardo di Kushiel, il marchio che contraddistingue le "anguissette", coloro che amano la sofferenza per natura e non per costrizione.
Così Phèdre viene educata nell'arte di dare piacere e subire la sofferenza fisica, ma viene addestrata anche ad osservare, ricordare e analizzare, diventando in questo modo un'abilissima spia. E sarà proprio lei a intuire un complotto per destabilizzare il regno...


Commento
***spoilers***
Una faticaccia, ecco cos’è stato questo libro! Ci ho messo mesi per leggerlo, per dargli la giusta attenzione, ma anche così, l’ho trovato un po’ pesantuccio, ma in generale un ottimo libro, una lettura che ha bisogno di tempo per gustarlo e per assorbirlo. È stato definito come fantasy…ma non è il classico fantasy con elfi nani e maghi vari, qua tutto è basato sulla storia, ma è ricreato, usando nomi diversi (anche per Cristo), e introducendo elementi davvero nuovi, come la Corte della Notte e l’ordine di Cassiel. Non avevo mai letto un libro del genere, dove all’inzio pensi che quello che stai leggendo sia stato creato dal nulla, ma poi ritrovi nelle descrizioni la storia. È strano, ma nuovo, il che rende il libro degno delle lodi che gli hanno dato. 
Io ci ho messo cosi tanto perché facevo davvero fatica a ricordare tutti i nomi (per altro per me si somigliano tutti a parte quelli dei personaggi principali, e di quelli che compaiono piu spesso, è difficile distinguerli ed associarli ad un personaggio), e un po’ mi innervosivo perché dovevo tornare indietro a cercare il chi come dove quando, perdendo così il filo della narrazione. 
Di buono c’è che i capitoli tendono ad essere corti, ed ogni capitolo ha una ‘vicenda’ che si porta a termine (es: il capitolo prima finisce con la parola salpare, il capitolo dopo parla della partenza e del viaggio, fino all’arrivo di un altro avvenimento). È un ottimo espediente per chi non ha intenzione di ‘abbandonarlo’ temporaneamente, ma se lo lasciate per un po’ di tempo vi ritrovate spiazzati. Nulla di traumatico, basta avere più pazienza di me. 
La storia è la tipica trama della guerra, con intrighi, tradimenti (auguri a ricordarseli tutti), dove l’eroina e i suoi amici, da ‘nessuno’ diventano le uniche risorse per la salvezza di un popolo, banale se non fosse per la storia dei personaggi, e per tutto quello che devono passare per attuare i loro compiti. 
Phedre, l’eroina, da bambina abbandonata, diventa un pupillo di uno degli uomini più intrallazzati di corte, impara tutto ciò che un buon intrallazzatore deve sapere, ma in più, risente delle sue origini e della sua nascita particolare: la madre faceva parte di una delle case della corte della notte, e Phedre viene abbandonata non solo perché sua madre la considerava un po’ come un peso, ma anche per il suo ‘dono’, il dardo di Kushiel, la macchia scarlatta nell’iride di un occhio, un segno rarissimo che si diceva veniva lasciato da Kushiel in persona sui suoi prescelti. Dono raro e ‘particolare’, Kushiel e la sua ‘arte’ facevano parte di una delle case della corte, ma era diversa da tutte le altre: nella corte della notte ogni casa aveva diverse qualità nell’insegnamento e nella pratica del motto di Elua, il beato degli angeline (la popolazione) : ama a tuo piacimento. Tra tutte queste case, quella di Kushiel basava il piacere sul dolore, per cui Phedre era un materiale molto ricercato e anche molto discusso. Questo veniva sfruttato da Delaunay il ‘proprietario’ di Phedre, che la usava come pedina di intrighi, scambiando il piacere con informazioni. Delaunay pero’ non è un personaggio negativo, è la salvezza di Phedre, che nella corte sarebbe stata sempre mal voluta, la porta con se, la istruisce e le dona una casa e un fratello, Alcuin, l’altro pupillo, e l’amore di un padre. 
Dalla sua morte (una scena molto tragica) e da quella di Alcuin, ne esce una Phedre matura, determinata, e non sola, grazie a Delaunay che le aveva affidato un Cassiliano, Joscelin, un ‘soldato speciale’ di un ordine particolare, che metterà in dubbio i suoi voti per il suo amore per lei, e insieme affronteranno tutte le disgrazie che capitano sul cammino di Phedre. 
Phedre, che dire, è un personaggio carino, di cui non mi sono affezionata particolarmente (ho preferito di gran lunga Joscelin), ma che ha pregi notevoli, come la capacità di sfruttare al momento opportuno tutto quello che Delaunay le aveva insegnato, ma anche un difetto: la sua debolezza nel dardo di Kushiel, che la porta ad avere un rapporto di amore e odio con Melisande, la cattiva del libro, mente dei tradimenti che hanno portato alla guerra. 
Joscelin è il buono della storia, all’inizio poco convinto del suo compito di accudire una cortigiana, ma poi unito a lei dalla tragedia della morte di Delaunay, e dal tradimento di Melisande. È un personaggio che compie un cammino, e il suo destino sarà sempre diviso tra delle scelte che dovrà compiere, dovrà decidere se infrangere i voti di Cassiel, ma alla fine le sue scelte saranno fatte col cuore. 
Un altro personaggio ben fatto è Hyacinthe, il principe dei viaggiatori, il primo e unico vero amico di Phedre, un mezzo tzigano/angeline, dotato del dromonde, cioè della veggenza, il suo destino sarà meno felice. 
E’ troppo difficile descrivere in poche parole concetti e personaggi che si sviluppano in 888 pagine, l’unica cosa che posso dire è che questo libro merita davvero, è intenso e affascinante, e mi ha colpita non per la trama, ma per una serie di aspetti secondari che danno carattere e spessore al libro.

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