7 settembre 2017

Sarah J. Maas
A Court of Mist and Fury

Serie A Court of Thorns and Roses 2

Trama
Bloomsbury | pag. 625 | € 8,80
Feyre is immortal. After rescuing her lover Tamlin from a wicked Faerie Queen, she returns to the Spring Court possessing the powers of the High Fae. But Feyre cannot forget the terrible deeds she performed to save Tamlin's people - nor the bargain she made with Rhysand, High Lord of the feared Night Court. As Feyre is drawn ever deeper into Rhysand's dark web of politics and passion, war is looming and an evil far greater than any queen threatens to destroy everything Feyre has fought for. She must confront her past, embrace her gifts and decide her fate. She must surrender her heart to heal a world torn in two.





Commento
***spoiler***

Cosa c'è di peggio del decidere che romanzo portarsi in vacanza quando si hanno soli pochi giorni a disposizione per leggere? Sarò onesta, non avevo intenzione di iniziare ACOMAF. Prima di prenderlo in mano avrei dovuto smaltire almeno la metà della mia tbr, peccato che mi sono ridotta all'ultimo secondo con le valigie - come al solito - e proprio cinque minuti prima di salire in macchina ho preso il primo romanzo che mi è saltato agli occhi e l'ho ficcato in borsa.
Forse inconsciamente era proprio quello che volevo leggere, perché ho letteralmente consumato il paperback. A parte che queste edizioni della Bloomsbury sono belle da far schifo: ciccione, morbide, vellutate, con una grafica pazzesca, io praticamente ho sbavato come una pazza al solo averlo in mano. Ma leggerlo e gustarmelo, aprirlo finché la costa ha fatto le pieghe - non uccidetemi, io lo faccio come segno d'amore - imbottirlo di post-it e portarmelo dietro al mare e in macchina ha reso la sua lettura un'esperienza goduriosa. Ok, ora è sporco di crema solare ed è pieno di ditate, ma niente che una pulita non possa rimediare. Quello che conta è che la mia copia è stata amata ed è bella vissuta. I paperback vanno consumati, per come la vedo io.
Naturalmente, se la storia non mi fosse piaciuta nemmeno la bellezza della sua edizione avrebbe potuto influenzare il voto, invece eccomi qui con un bel quattro e mezzo e l'anima in pace.
Però partiamo dicendo una cosa, e cioè che questo romanzo ha molti punti deboli e un grosso, enorme, gigantesco punto di forza. E' difficile trovare un compromesso quando razionalmente vedi i buchi, riconosci l'anello debole della catena, ma irrazionalmente gioisci ad ogni pagina, così difficile che ho deciso di seguire l'istinto - per una volta - e fregarmene se il voto è obiettivamente esagerato.
La Maas, che secondo me è tagliatissima, ha pensato bene di servire al fandome un romanzo desiderato, una svolta nella storia facilmente prevedibile e oltre seicento pagine di quasi perfezione.
Quasi, perché come ho detto ci sono tante cose che non sono all'altezza delle aspettative.
Piccolo riassunto: Feyre è con Tamlin nella Spring Court e tenta disperatamente di lasciarsi alle spalle quello che le è successo Under the Mountain con Amarantha. La quotidianità non funziona per niente, tanto che la poveretta non dorme, non mangia, non sorride, e quando tenta di uscire dal pantano viene ricacciata sotto da Tamlin e dalla sua assurda convinzione che l'unico modo per renderla felice è immergerla in una bambagia magica e tenerla inerte e ignorante come una bambolina. Questa routine diventa subito negativa, al punto che passare una settimana con Rhys, per quanto sia odioso, diventa per lei una vacanza vera e propria. L'equilibrio malsano si spezza e Feyre rimane di sua spontanea volontà alla Corte di Rhys dove, poco alla volta, si riprende grazie ai suoi continui stimoli a reagire, grazie alla presenza di altri personaggi che diventano suoi amici e grazie al senso di calma, serenità e felicità che Velaris le trasmette.
Non giriamoci troppo intorno, tutti volevamo che Feyre e Rhys si mettessero insieme e la Maas ha servito la ship su un piatto d'argento. Certo, ci ha fatto un po' penare perché succede verso la fine, ma quando arriva è un tripudio di sesso e ammoreh e chi più ne ha più ne metta. Poi, naturalmente, c'è la questione della guerra con nonmiricordopiùilnome e di come le varie corti si stiano muovendo per contrastare l'invasione dell'armata delle tenebre. Semplice, no?
Ecco, ora vi dico cosa non regge per me. Prima di tutto 625 pagine sono tante e se è un fantasy qualcosa si deve muovere. Non basta concentrare alla fine ogni possibile colpo di scena - e ce ne sono tanti - o spargere qua e là vari momenti in cui effettivamente qualcosa succede, perché questo vuol dire che il resto del romanzo è fatto di scene di Feyre che pensa, che si strugge, che si tira storie, che rimugina e di Rhys che pazientemente l'asseconda. Per carità, dal punto di vista narrativo sono scene che hanno un senso, uno scopo e utilità perché rendono la transizione della relazione tra i due molto naturale e coerente, però sono tante rispetto al contenuto vero e proprio. C'è una inconsistenza di base nei contenuti, manca un filo narrativo veramente forte, qualcosa che renda la questione centrale - la guerra - veramente protagonista della serie. Il primo romanzo era a sé stante e questo ha una natura molto diversa, anche se sono ovviamente uniti, ma avrei gradito una componente fantasy forte, netta, invadente, che potesse bilanciare la presenza massiccia dell'elemento romantico.
E veniamo al vero errore: Tamlin. La Maas non è stata capace di non renderlo cattivo, di non usarlo come giustificazione per il disinnamoramento di Feyre, come se cambiare sentimenti - tra l'altro era più che giustificata - non fosse accettabile senza una trasformazione del primo eroe in cattivo. E' la classica scappatoia di chi teme che le scelte della protagonista non vengano accettate, come a dire alla fine ha fatto bene perché Tamlin è un coglione. Forse la mia è una visione più adulta, forse la maggioranza dei lettori della serie non avrebbe accettato che Feyre, la nuova Feyre, semplicemente non amasse più Tamlin, che lui non la capiva, non la sosteneva, non come Rhys. Non mi è piaciuto che Tamlin, ad ogni svolta, avesse sempre nuove colpe, che combinasse cazzate su cazzate, anche se quella finale, in un certo senso, serve a introdurre la linea narrativa del terzo romanzo.
E' un po' vincere facile, per come la vedo io, lascialo fare i suoi errori, e poi dammi la carognata finale, tutto il resto non serve.
Ultima critica: c'è troppo romanticismo stucchevole. Mind you, la maggior parte del romanzo è assolutamente privo di qualsiasi svenevolezza, ma quando la Maas decide di aggiungere l'elemento romantico calca la mano fino all'esagerazione assoluta. E poi Rhys e Feyre in versione piccioncini sono di un melenso assurdo, nauseante, tutti cuoricini e sospiri. Ridatemi la razionalità iniziale, la passione sotterranea, la devozione assoluta e nascosta di Rhys, datemi il suo struggimento e i conflitti di Feyre. Quella parte, quella è bellissima, è emozionante, è piena, ricca, perfetta, è un percorso di transizione per i protagonisti e per il lettore e apre a nuovi personaggi, nuovi risvolti e nuovi contenuti.
Perché alla fine della fiera, nonostante i punti deboli, questo romanzo funziona ed è bello, è soddisfacente, è quello che volevamo leggere e qualcosa di più. Qui entra in campo il lato irrazionale, quello che alla fine di ACOTAR tifava per Rhys, quello che sperava in un cambiamento di rotta e che lo ha ottenuto con relativa velocità. Mi è piaciuto come praticamente tutto soddisfacesse i miei desideri di lettrice e come la Maas abbia preso il suo porco tempo per sviluppare le cose.
La nuova Feyre, quella che smette di usare Tamlin e la sua sicurezza come corazza, è una protagonista degna del suo nome: è forte, è coraggiosa, sbaglia - perché di cavolate ne combina parecchie - ma non ci mette molto prima di ammetterlo, e lavora di brutto sulla sua nuova natura, sui suoi poteri, su quello che potrebbe fare, come e a chi essere d'aiuto, insomma non è più l'innamorata di Tamlin, è Feyre e se non vi sta bene lei se ne sbatte.
In tutto questo è Rhysand il vero artefice del cambiamento di Feyre. Se non fosse per lui, lei starebbe ancora a struggersi per quel rimbambito di Tamlin, nella torre segreta buona solo a fare da concubina. Il Rhysand che conosciamo in ACOMAF è un personaggio fondamentalmente buono che ha fatto di tutto per tenere al sicuro i suoi amici e una parte del suo territorio, ed è anche intelligente, furbo, astuto, un soggetto che può essere sia un ottimo amico che un temibile nemico. E' stato divertente vedere svelati i suoi segreti uno alla volta, alcuni più grossi di altri, ed è stato confortante capire che, alla fine del romanzo, il buon senso che lo ha sempre caratterizzato non è finito fuori dalla finestra.
Menzione d'onore per il gruppo di Rhys: Amren, l'ho adorata, Azriel e Cassien, Mor la fantastica, sono quattro personaggi extra che la Maas ci regala senza ripercussioni. Di loro voglio di più, soprattutto di Amren che è la più cazzuta e voglio che si scateni disintegrando il mondo.
Ho già comprato il terzo romanzo che - pare - sia quello che concluderà questa prima trilogia, ma non voglio iniziarlo subito, anche se con il finale di ACOMAF la voglia è tanta. Cercherò di fare la brava e tenermelo buono per questo autunno, e sperare che almeno nel terzo la guerra esploderà sul serio e tutta questa magia verrà fuori come Dio comanda. Nel frattempo sbavo ancora un po' su Rhys.

2 commenti:

Silvia FeelingBookish ha detto...

Come tutti i libri della Maas, anche questa serie fa parte di quelle che vorrei iniziare a leggere. Dopo aver letto così tante recensioni entusiaste non so più cosa io stia ancora aspettando 😅

Volevo farti sapere che ti ho nominato per il Liebster Blog Award, se ti va di dare un'occhiata qui puoi trovare il post che gli ho dedicato!

Ti auguro una buona serata,
Silvia

Miraphora ha detto...

@Silvia
Guarda, della Maas ho letti pareri positivi o estremamente negativi. A me piace, infatti penso che inizierò anche l'altra serie!