27 novembre 2014

Amanda Jennings
Inconfessabili segreti

Titolo originale Sworn secret

Trama
Newton & Compton
pag. 406 | € 9,90
Quando Anna Thorne, la ragazza più popolare, amata e benvoluta, ha perso la vita, precipitando tragicamente dal tetto della scuola, tutta la città è piombata nel dolore più cupo. È trascorso un anno da allora, ma per la famiglia Thorne è impossibile superare la perdita. Il matrimonio di Jon e Kate è ancora in crisi dopo la più dura delle prove. Lizzie, poi, sta cercando di trovare la propria identità, stanca di essere sempre riconosciuta come la sorellina della povera ragazza morta. E nella ricerca della felicità può capitare di lanciarsi a capofitto in una torbida storia d'amore proibita... Ma un giorno, all'improvviso, tutto cambia: un inconfessabile segreto viene alla luce, rivelando dettagli che nessuno avrebbe mai immaginato sulla tragica ultima notte di Anna. Che cosa è realmente accaduto? Che cosa nascondeva Anna? Una verità devastante, a volte, può essere il più efficace dei rimedi.
Haydn le fece scivolare qualcosa sul palmo e le fece poi richiudere la mano. Gliela strinse per un momento brevissimo e Lizzie sentì di nuovo la sua pelle ruvida, ma questa volta forte, accogliente e decisa, come se fosse la pelle a lei più familiare al mondo. Lizzie aprì gli occhi per vedere cosa le aveva dato. Un iPod. Rialzò gli occhi su di lui, mentre la musica continuava. Le aveva cancellato tutto dalla testa, erano rimasti solo lui e lei, come due figurine di cartone ritagliate dal mondo reale e incollate su un foglio di luminosa carta bianca. Solo loro due e nient'altro.
Commento
Inconfessabili segreti non è il romanzo che vi aspettate.
Prima di tutto perché la copertina non rispecchia - in nessun modo - il contenuto. Secondo perché la trama non fa capire quanto i protagonisti della storia siano numerosi e terzo perché non si pensa mai che un'autrice possa parlare della morte senza peli sulla lingua, scavando nell'animo di chi rimane indietro e mettere in luce gli angoli bui che nessuno vorrebbe rendere pubblici.
Di sicuro questo non è il romanzo che io mi aspettavo, non è la storia che volevo o avevo bisogno di leggere.
Londra, quartiere benestante ricco di verde, parchi gioco e scuole modello. I Thorne sono, all'apparenza, una famiglia modello: il papà Jon con un ottimo lavoro, gentile e premuroso, un marito innamorato; la mamma Kate giovane e bella, un'artista che riesce a giostrarsi tra la famiglia e l'indipendenza; Anna, la bella figlia maggiore, una stella tra le tante adolescenti ombrose; Lizzie, la figlia minore, pacata e minuta, fragile e un po' timida. La superficie patinata dei Thorne, la loro felicità stucchevole e la perfezione abilmente costruita sono solamente una facciata sotto la quale si nascondono segreti che hanno il potere di rovinare la famiglia.
La notte in cui Anna muore, prevedibilmente, si rompe l'idillio dei Thorne. Il dolore e l'incredulità travolgono i genitori e Lizzie, ignari che Anna - a dispetto del suo modo di fare - era l'esatto opposto della brava ragazza che pensavano fosse. Ubriaca, sul tetto della scuola di notte, Anna cade e muore nell'impatto. Ma perché la brava e dolce Anna era fuori senza permesso, ubriaca, con il fidanzatino, sul tetto della scuola? Perché una ragazza come lei avrebbe dovuto comportarsi in quel modo?
Jon e Kate, completamente annientati, si trascinano da un giorno all'altro, fingendo di tirare avanti, di aggrapparsi alla vita, usando quel poco di energia rimasta per dare a Lizzie una finta normalità. Entrambi chiusi nel loro dolore personale, non riescono a vedere quello dell'altro e continuano a ferirsi senza curarsi del risultato. Kate, in particolare, è la più egoista: vede nel marito e nella figlia i tratti di Anna, li odia perché sono vivi e odia se stessa per essere stata una madre permissiva - o cieca. Kate usa la morte di Anna come una palla da demolizione per sfogarsi, per liberarsi dei pensieri che le girano in testa e per vomitare odio, tristezza, insoddisfazione e paura su chi è così debole da sopportare. Jon, è la sua vittima principale, perché per quanto lui stesso soffra, per quanto tenti sul serio di trovare una nuova normalità, rimane schiacciato dal terrore puro e semplice di perdere la moglie.
Lizzie, invece, affronta la perdita della sorella con un misto di insofferenza e di depressione: convinta che, avendo un rapporto speciale con Anna, avrebbe dovuto riconoscere i segnali di un'infelicità così potente o che avrebbe dovuto avere le confidenze della sorella.
La verità è semplice ed è una sola: nessuno conosceva Anna perché Anna mentiva, nascondeva la sua vera natura, usava la furbizia e la malizia per comportarsi in un modo non consono ad una ragazzina di 15 anni. I segreti che nascondeva sono sordidi, ripugnanti, qualcosa che si fa fatica a elaborare e che finisce definitivamente la sua famiglia e chi è coinvolto. Nella sua maligna ingenuità di adolescente Anna elabora un piano contorto, morboso, che la etichetta come la peggiore delle donne - una puttana, viene definita ad un certo punto - una ragazzina che gioca a fare la donna e che rovina senza possibilità di rimedio ben due famiglie, più la sua migliore amica.
In questo torbidume, tra le esalazioni tossiche del lutto, Lizzie trova un barlume di luce, un pizzico di normalità e di felicità in Haydn. Il ragazzo di sua sorella, dicono. Colui che l'ha portata sul tetto, che l'ha fatta ubriacare, che non ha fatto nulla per evitare la tragedia. Ma la verità è che Haydn è una vittima, giudicato colpevole ma colpevole solo di aver nutrito un amore giovanile per la bella Anna, che lo usava, lo sfruttava come un burattino per la sua utilità.
Haydn e Lizzie si aggrappano l'uno all'altra, si ritagliano lo spazio per il primo amore, e riescono a galleggiare sopra il nero opprimente della morte. Ma la loro è solo una boccata d'aria fresca prima dell'immersione, perché l'autrice non lascia scampo al lettore e lo trascina giù nella disperazione dei suoi personaggi senza dare tregua, senza pausa, alimentando il dolore e sviscerando i loro lati negativi.
E' un romanzo cupo, pesante, è una storia che non ha nessun interesse nell'ammorbidire gli spigoli della trama o giustificare le azioni negative dei suoi protagonisti. La Jennings non trova scuse, non usa mezzi termini, non teme di risultare eccessiva e di trasformare un romanzo drammatico in un vero e proprio dramma. Perché lo scopo di questa storia è di scoprire i meccanismi che si mettono in moto dopo un lutto improvviso, di mettere in discussione le certezze di una famiglia, l'amore dei propri cari e dare un piccolo - quasi insulso - barlume di speranza. Come a dire è vero che non conosci per niente il sangue del tuo sangue, però a tutto si può sopravvivere tranne che alla morte.
La Newton & Compton non è nuova a questi romanzi con il tema del suicidio e della morte, eppure credo che questo sia un tentativo meno riuscito per il semplice fatto che è un romanzo troppo opprimente e morboso, è pieno di spunti tristi e manca di quel pieno lieto fine che cancella ogni sofferenza. Non sto dicendo che è un brutto romanzo, scritto male o costruito male, tutto il contrario in realtà. La Jennings scrive bene, ha strutturato una trama che ti invoglia la lettura e incuriosisce, i personaggi a modo loro sono tutti interessanti, ma per me questo non basta. A me serve molto di più per poter superare il muro del dolore.

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