9 marzo 2015

Alice Ranucci
In silenzio nel tuo cuore

Trama
Garzanti
pag. 166 | € 13,90
Claudia ha sedici anni e ha imparato che il liceo è una giungla in cui vince il più forte, in cui non c'è spazio per la sua timidezza e insicurezza. Un po' di trucco, uno sguardo sfrontato e in un attimo fai parte del gruppo dei ragazzi che contano: superiori e vincenti. Ed è proprio lì che Claudia vuole arrivare. Perché essere diversi non porta da nessuna parte, se non a sentirsi sempre più soli. Perché quello è il mondo a cui appartiene Rodrigo, irraggiungibile che non si lascia scalfire dai sentimenti: il più ammirato della scuola, il più temuto, il più prepotente. Lui così diverso dal ragazzo che Claudia avrebbe immaginato accanto a sé. Eppure vorrebbe solo perdersi nei suoi occhi blu cobalto. E quando Rodrigo le chiede di uscire, Claudia non riesce a credere che sia vero. Non c'è altro da desiderare, tutto sembra perfetto. Ma all'improvviso la vita la mette davanti alla prova più difficile, e niente può essere come prima. La sua realtà si infrange in mille pezzi, come le sue emozioni a cui non sa dare un nome. Ogni cosa intorno ora appare falsa e inutile. Ogni persona è diversa da come la immaginava. Anche quelli che pensava fossero amici. Anche Rodrigo. Persino lei stessa. Senza più nessuna certezza, Claudia scopre che crescere vuol dire guardarsi dentro per davvero, senza falsi alibi. Vuol dire decidere chi si vuole diventare e tracciare il proprio percorso. Sicuri che c'è sempre la possibilità di sbagliare, di scegliere, di fermarsi e ripartire...

Commento
***spoiler***
Immagino che non tutti gli esperimenti riescano al primo tentativo. Faccio veramente fatica a dare un voto così basso - e poi spiegherò perché - ad un'autrice giovane ed esordiente quando il romanzo è, tutto sommato, piacevole.
Mi sento quasi in colpa anche se i commenti che ho letto fino ad ora sono più o meno tutti in linea con il mio, voto compreso. Non posso fare a meno di voler premiare l'autrice, di voler dare il beneficio del dubbio e di abbondare con il voto. Ma poi mi chiedo a cosa serve recensire per dare un contentino. Non è meglio essere onesti, anche se brutali, e dare una motivazione razionale invece di sparare lodi insensate e inutili? Quindi eccomi qui, con le mie belle due foglioline e mezzo e un romanzo che ha un grandissimo potenziale ma una resa inferiore alle aspettative.
La prima cosa che mi ha attratta di In silenzio nel tuo cuore è stata la trama. Lo ammetto, sulla scia dei New Adult pubblicati da molti editori - tra cui anche Garzanti - ho pensato che questo libro fosse la risposta italiana ad un fenomeno americano. La seconda cosa che mi ha convinta a leggerlo è stata la giovane età della scrittrice: non tanto per lo stile, quanto per il punto di vista, per la vicinanza culturale tra l'autrice e i personaggi da lei creati. Mi sono chiesta chi meglio di una diciassettenne può scrivere di diciassettenni in modo realistico? La terza ed ultima cosa è stato un istinto irrazionale che continuava a farmi associare Alice Ranucci a Valentina D'Urbano. Non saprei motivare questa sensazione, ora so per certo che era sbagliata.

Partiamo dalla storia. In una Roma abbozzata, fatta di scuole, discoteche e bar, Claudia fende la folla di coetanei come una belva assetata di sangue. Ricorda fin troppo bene com'era la vita quando era la sfigata, la brutta della classe, e non ci tiene per niente ad essere declassata. Difende il suo nuovo status di ragazza bella e popolare con le unghie e con i denti, sbrana chi la minaccia come se gustasse il sapore del dolore, calpesta tutto e tutti nel nome dell'appartenenza al gruppo, al branco.
Claudia non è una vittima, non soffre di fronte alla cattiveria e all'ignoranza dei suoi amici, è carnefice quanto e più di loro, sguazza nell'ottusità, nell'inutilità delle loro parole e delle loro azioni perché tanto scialla, chi se ne importa. Claudia è un personaggio che riflette fin troppo bene la gioventù di oggi, quella che se incroci per strada ti auguri che ti stiano alla larga, quella che speri di non vedere mai nei tuoi figli, nipoti, fratelli. Claudia non fa nulla per trovare un senso nella sua vita, anzi, calca la mano anche quando non è necessario e vomita sulla madre la consapevolezza di essere una brutta persona come se fosse acido.
E come acido Claudia corrode la piccola parte genuina della sua vita: la famiglia. Disprezza il padre per la sua passività, lo ignora come figura e come persona, non si cura mai dei suoi sentimenti e si aspetta un trattamento di riguardo anche quando non è fisicamente in grado di adempiere ai suoi doveri di padre. Verso la madre mette in atto una guerriglia verbale nella quale ho riconosciuto atteggiamenti veri, reali nella loro oscillazione tra odio, insofferenza e adorazione infantile. Claudia è crudele e irragionevole mentre la madre rimane una macchia nella grande impresa della sua vita: mettersi assieme a Rodrigo e godersi il momento con i suoi amici.
Fino a qui il romanzo è solido anche se sbrigativo, non infiocchetta, non censura, non si nasconde e scorre senza pietà - un po' come Claudia - tra periodi fin troppo studiati, frasi ad effetto e vagamente artificiose. E' bello, duro, impietoso e poi si schianta contro il muro della banalità. La morte della madre dovrebbe essere la svolta determinante nel cambiamento di Claudia e della storia, mentre l'unica cosa che risente di questo evento è la qualità del romanzo. Mentre all'inizio il libro aveva un'identità precisa, anche se sgradevole, nel momento in cui l'autrice decide di usare un evento drammatico come catalizzatore di grandi maturazioni la storia si trasforma in un piatto e inconsistente riassunto di come Claudia reagisce alla morte della madre. Magicamente, senza una vera introspezione, ritrova la retta via, rifugge da ciò che era e si trasforma in una penitente da manuale, priva di qualsiasi originalità.
Così anche il romanzo risente della banalità e si perde tra un luogo comune e l'altro, senza che prenda una direzione chiara e definita. Da bad girl a good girl senza il passaggio intermedio, senza quelle scene di transizione che sono indispensabili quando si passa da un estremo all'altro.
Forse con più pagine la storia avrebbe avuto la possibilità di prendersi lo spazio che le serviva, forse con una trama coraggiosa fino alla fine il romanzo sarebbe spiccato tra i tanti, forse con una sruttura meno scattosa e scollegata sul piano temporale la lettura non avrebbe perso lo slancio.
Troppi forse per un romanzo d'esordio che risente di molte cose senza, però, portarsi dietro il peso della colpa. E' un romanzo che apre le porte ad una scrittrice che, seppure giovane, ha già uno stile piuttosto forte e definito. Un romanzo che probabilmente rimarrà indietro ai suoi fratellini, se mai la Ranucci scriverà ancora nel futuro.
In definitiva con grande dispiacere devo ammettere che mi aspettavo di più, invece ho trovato una storia che accelera a tavoletta per poi inchiodare e spegnere il motore.

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