11 novembre 2012

Lara Adrian
Il signore della vendetta

Trama
Leggereditore
pag. 336 | € 10,00
Può il desiderio di vendetta essere così intenso e trasformarsi in amore?Divorato dalla rabbia, Gunnar Rutledge ha trascorso gli ultimi tredici anni della sua vita a escogitare il modo di vendicare l’assassinio della madre.
Quando finalmente l’occasione tanto attesa si presenta, Gunnar rapisce Raina, la figlia dell’odiato barone d’Bussy, per costringerlo alla resa dei conti. L’incontro con la figlia del suo acerrimo nemico, una ragazza ribelle e dallo spirito libero, cambierà per sempre la vita di entrambi.
Tra colpi di scena e battaglie, Gunnar capirà che la vendetta può non essere l’unico scopo nella vita di un uomo.






Commento
1995. Prima edizione americana. Dopo di questo la Adrian - sotto lo pseudonimo Tina St.John - non ha pubblicato più nulla per sei anni. Sei. Parliamone.
Devo fare delle osservazioni obbligatorie, prima di abbandonarmi a lacrime e capelli strappati. Prima di tutto bisogna considerare che nel 1995 i romance storici non avevano lo stesso schema e la stessa struttura narrativa che il genera ha sviluppato negli ultimi anni. Dopo 17 anni (ammazza, una vita!) lo storico è diventato molto più articolato, complesso e ricco e anche i personaggi sono molto più che semplici burattini stereotipati. Aimé la Adrian era alle prime armi, proprio nel periodo in cui lo storico era quanto di più semplice e banale ci potesse essere. Solo alcune autrici spiccano in quel periodo e sono generalmente nomi molto noti e importanti. Con questo non voglio dire che se eri una esordiente allora per forza di cose hai scritto scemenze, solo che era più difficile uscire dai canoni ed essere avventurosa. Quindi arriviamo alla seconda considerazione: cioè che questo è un romanzo d'esordio, il primo - primissimo - romanzo scritto dalla Adrian. Bisogna essere clementi e saper affrontare il libro, la storia, i personaggi, con una buona dose di pazienza e di comprensione.
A questo punto posso dire che Il signore della vendetta è un libro carino e nulla di più.
Pur avendo delle attenuanti, la storia e la narrazione sono quanto di più ingenuo, sempliciotto e banale ci possa essere. Non solo l'ambientazione è usurata - Medioevo, tornei, cavalieri e, oibò, faide familiari - ma persino i personaggi e la trama sono stereotipati con un retrogusto di inesperienza.
Non sono un'amante dei medievali in generale e in particolare sono insofferente ai romance medievali ma mi sono sentita in dovere di dare alla Adrian una possibilità perché sotto sotto speravo di poter trovarmi di fronte ad una versione storica non paranormale della Stirpe di Mezzanotte.
No such luck, comunque. Prima di tutto a causa del periodo storico e poi per la povertà delle scelte narrative: presentissimo il cliché dell'eroe oscuro e traumatizzato da un passato violento, usurpato e senza terre, che vuole vendicarsi uccidendo il suo nemico di sempre. Come da manuale, incontra una fanciulla bellissima e perfetta che risveglia in lui ogni sentimento e più in generale lo manda in calore e, ovviamente, la suddetta nobildonna è figlia del cattivo. Con una mossa da ninja rapisce la ragazza e la porta nella sua tana, la tratta come una schiava, la strapazza e la butta nel lago tutto per punirla: è troppo bella, la vuole troppo, è figlia del suo nemico e quindi non può certo comportarsi da persona civile. In tutto questo lei prima lo trova affascinante - quando non conoscono le loro identità - poi lo odia perché parla male del suo papà, poi lo desidera perché è troppo sgnoccolo, poi si strugge di amore e odio, poi si strugge d'ammore e poi basta. Ecco, diciamo che l'approfondimento dei sentimenti è ai minimi termini, tutto succede senza che ci si possa rendere conto. Un momento prima lui pensa alla vendetta e forse a dare una ripassata alla prigioniera, e il momento dopo lei gli fa gli occhi dolci e riesce a trasformarlo in un Coccolino.
L'unica cosa positiva in tutto questo è la prevedibilità. Sapere dove la storia va a parare ti aiuta a superare la noia perché sai perfettamente che se superi quelle pagine successivamente succederà per forza qualcosa che risveglierà l'interesse. Insomma, attenersi allo schema base e ai cliché ha aiutato la Adrian a non fare grossi passi falsi anche se l'ha condannata ad una storia poco appassionante.
Così arriviamo al vero problema: le aspettative. Ormai gli storici sono talmente diversi da quelli degli anni '90 che tutto ciò che è meno intenso, ciò che sembra semplice e infantile non ci appassiona e non ci soddisfa. Per cui chi legge romance storici in particolare ha delle aspettative molto alte ed è facile che rimanga delusa. L'elemento innovativo è praticamente inesistente e ogni ambientazione usurata quindi ci si butta sulla passione. Le scene d'amore non possono più limitarsi all'amplesso seguito dalla doverosa dichiarazione d'amore perché ci si aspetta una serie di episodi, di vicende che rendono tutto molto più evocativo.
Per quanto riguarda Il signore della vendetta la passione c'è, ma non è di quelle potenti che rendono magiche anche delle semplici scene o dei banali dialoghi. Niente che stoni, in ogni caso, perché tutto ha un senso e segue alla lettera lo schema narrativo. Da manuale la resa, quindi, ma deludente in ogni caso.
Di diverso tipo sono le aspettative legate al nome dell'autrice. La copertina può confondere chi non legge la trama, perché è praticamente uguale a quelle della Stirpe quindi occhio, prima di comprarlo e lamentarsi che non è un paranormale. Poi, cosa ancora più rischiosa, ci si aspetta lo stesso stile, la stessa complessità narrativa che la Adrian ha raggiunto con la Stirpe e - quindi - con diversi anni di pratica alle spalle. Spero vivamente che chiunque legga questo romanzo tenga ben presente che è impossibile avere tra le mani un prodotto dello stesso tipo per il semplice fatto che 20 anni sono tanti per fare la gavetta e imparare a trovare il proprio stile. In ogni caso in questo libro le basi che distinguono la Adrian e il suo stile ci sono, si possono trovare senza sforzo e si riesce anche a immaginare come sarebbe potuta essere la storia se l'avesse scritta in questi anni.
Che voto gli ho dato? 3 cuoricini perché - sebbene non sia il mio genere - ha saputo portarmi via poco tempo e ha piacevolmente occupato la mia mente mentre lo leggevo. Direi che tutto sommato è un buon voto, no?

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