31 agosto 2012

Mary A. Shaffer
La società letteraria di Guernsey

Titolo originale The Guernsey Literary and Potato Peel Pie Society

Trama
Sonzogno
pag. 333 | € 9,00
Gennaio 1946. Il mondo sta uscendo a fatica dall'incubo della Seconda guerra mondiale, e a Londra la scrittrice Juliet Ashton cerca invano l'ispirazione per il suo nuovo romanzo, dopo il successo del primo libro. All'improvviso, Juliet riceve la lettera di un abitante dell'isola di Guernsey, nella Manica, che ha trovato il suo indirizzo su un vecchio libro usato. Fra i due inizia una fitta corrispondenza, e Juliet scopre che sull'isola, occupata per cinque anni dai tedeschi era nato un circolo di lettura (tre isolani sorpresi dal coprifuoco avevano dichiarato di aver perso la nozione del tempo a parlare di libri). La Società era diventata ben presto la ragione della loro vita, l'unico modo per sfuggire, attraverso il piacere che solo i grandi libri sanno offrire, agli orrori della guerra. A poco a poco Juliet verrà assorbita dalle storie degli abitanti di Guernsey, dalle loro vite straordinarie, dai drammi che hanno vissuto. Deciderà di raggiungerli, e a Guernsey troverà non solo l'ispirazione per il suo lavoro, ma qualcosa che cambierà per sempre il corso della sua vita. Un omaggio al potere dei libri e un inno al piacere della lettura, ma anche una storia di amicizia, di coraggio e d'amore.

Commento
Mai scelta fu più azzeccata. 
Due giorni prima della partenza ha cominciato a salirmi l'ansia: cosa mi porto da leggere mentre aspetto l'aereo/sono sull'aereo/aspetto l'aereo del ritorno/sono sul volo del ritorno? 
Insomma, la tipica tragedia estiva delle ferie. Quando la valigia è pronta mi manca sempre il libro da portarmi via. 
L'ultima volta (ben due anni fa) mi ero portata Tess dei D'Urberville di Hardy nella piovosa Irlanda e quest'anno ho scelto La società letteraria per Parigi.
Neanche a farlo apposta, ho scelto un romanzo epistolare, perfetto da leggere quando ti muovi spesso e quando devi interrompere la lettura (causa turbolenze ripetute e intense sul volo di ritorno, quando chiudevo il libro in preda al terrore cieco di morire spiaccicata non dovevo nemmeno mettere il segnalibro!). 
La sua struttura è stata d'aiuto proprio perché rende possibile prendersi una pausa senza perdere il filo del discorso e perché rende possibile leggere anche solo una paginetta senza farti sentire una perfetta cretina. 
Ogni lettera presente nel romanzo ha una vita tutta sua, un senso tutto suo è come se con ogni lettera iniziasse e finisse un nuovo capitolo. Leggere, fresche, incredibilmente ben scritte, le lettere riescono a ricreare non solo dei personaggi ma anche un'intera isola e il momento storico - difficile - nel quale la storia viene ambientata. 
L'autrice è riuscita nell'ardua impresa di creare una protagonista - Juliet - credibile, piacevole e umana solo grazie alle parole che lei scrive. Non ci sono descrizioni in terza persona, o autore omniscente, c'è solo la parola su carta che Juliet sparge per il mondo. Allo stesso modo tutti i suoi 'amici' di Guernsey riescono a bucare la pagina e a entrare nel cuore del lettore proprio grazie alle lettere. Ognuno di loro è talmente particolare, con un carattere così ben definito, che le lettere li rappresentano alla perfezione. 
Mi è piaciuto moltissimo il fatto che l'occupazione tedesca, la prigionia e la sofferenza della II guerra mondiale siano state inserite nella trama grazie -anche- a episodi di umanità, di solidarietà, di amicizia e di amore nei quali si mischiano sofferenza e ironia in un modo così spontaneo che non lasciano mai il senso di oppressione tipico degli episodi di guerra. 
Se lo avessi iniziato in circostanze diverse, in tre giorni al massimo lo avrei finito. E' piacevole, tenero, divertente e così incredibilmente british che far venir voglia di cambiare meta e sparire per una settimana nella brughiera.

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