15 gennaio 2012

Louise Allen
Schiava del suo cuore

Trama 
Italia, 410
Durante il sacco di Roma, la giovane patrizia Giulia Livia Rufa, assalita da due malviventi che approfittano del caos in cui è piombata la città, viene salvata da Wulfric, un gigantesco guerriero goto dai lunghi capelli biondi e dai profondi occhi verdi, che la porta con sé come sua schiava. Dapprima riottosa e ribelle, Giulia si rende conto a poco a poco che vivere tra i Visigoti e condividere le loro usanze non è poi così spiacevole, tanto che abbandona ogni proposito di fuga. Anzi, scopre di desiderare Wulfric più di quanto sarebbe lecito a una vergine. Ma il barbaro è destinato a diventare re e non può certo sposare una schiava romana. Al massimo potrebbe fare di lei la propria amante, una condizione che Giulia non è disposta ad accettare... o forse sì. 

Commento
Cinque pallini per il vichingo. Se ne avessi avuto dieci...erano suoi. Lo so, sono prevedibile, ma non posso farci nulla: a me, il vichingo, fa sangue. Dovrò farmi psicanalizzare, probabilmente, ma in ogni caso non smetterei di leggere romanzi rosa con eroi nordici, dotati di spada, alti e massicci e pure rudi. Se poi l'eroe è ben descritto e inserito in una storia carina, con un'eroina castana - miracolo! - e assolutamente sopportabile, allora arriviamo ad un romanzo come questo della Allen, da 5 cuoricini pieni.
L'ho letto in originale circa un anno fa e mi era piaciuto anche molto. Di solito non mi aspetto granché dalla Harlequin (come produzione storica), ma ero rimasta così colpita dal romanzo che, quando ho scoperto che sarebbe uscito in Italia, l'ho comprato senza pensarci due volte e me lo sono ri-gustato...ogni tanto c'è bisogno di fare un'indigestione di virilità. Wulfric: guerriero visigoto, biondo con occhi verdi, alto e massiccio, rude ma anche 'delicato' con la sua lei; dotato di un decente quanto più che sufficiente carisma che lo dota di riflessioni interne non banali, anche se semplici; un personaggio che non stanca, che non stroppa (si dice?!?!), che cambia il giusto in relazione alla storia, che fa venire i bollori, ma non solo quelli...diciamo che è quasi l'eroe perfetto (quasi perché è ancora poco rude, per i miei ricercatissimi gusti vichinghi). Passiamo all'eroina. Ebbene Giulia è romana (quindi italiana, yay!!), è bassina - ma in confronto al vinchingo rude lo sarebbero tutte - è castana (doppio yay!) ha gli occhi scuri (triplo yay!) ed è indubbiamente poco indipendente, anche se sicuramente è una combattente. Insomma, già solo il fatto che non è bionda merita un premio particolare. Niente eroina alta, sinuosa, eterea...BIONDA e magra infissa, con gli occhi azzurri come il cielo e i morbidi riccioli - vomito -. Un'eroina come quelle che piacciono a me, questa Giulia. Una nobile romana che, pur essendo stata educata alla sottomissione, è in grado di vivere come membro della loro società e non solo esistere come schiava proprio grazie alle sue capacità di adattamento e di sopravvivenza: Giulia è una combattente, ma una di quelle che tutte noi potremmo essere, senza esagerare con il suo volersi 'opporre' al manzo vichingo, e diventando un'altra donna man mano che la storia di sviluppa. Da patrizia romana a donna libera, un bel cambiamento direi. Trama semplice, poi, quella del romanzo, incentrata sui due protagonisti e non su un fantomatico episodio storico. Niente abbellimenti ed infarcimenti, solo la storia di Wulfric e Giulia, come quelle che piacciono a me. Pochi personaggi secondari, solo Berig e Una spiccano, ma tutti comunque utili alla storia; mitica Sunilda, la nordica violenta con cui Giulia se le da di santa ragione per accaparrarsi il diritto di prendersi il manzo nordico. Carina la fine, molto happy-ending 'aperto' anche se leggermente troppo sdolcinato per i miei gusti. Nota finale: la copertina...povera me...la copertina...cosa non ti fa immaginare? Ecco...allungate i capelli al modello ed avrete Wulfric! *sbav*

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