15 gennaio 2012

Anne Rice
Il vampiro Marius

Serie Cronache dei Vampiri 9 
Trama
Risvegliatosi da un sonno millenario, il vampiro Thorne è in cerca di una guida che lo reintroduca nel mondo attuale. Il fato lo porta a incontrare Marius, antico mentore di Lestat e amante di Pandora, il quale soddisfa la sua avida curiosità narrandogli la propria vita, un resoconto che diviene appassionata cronaca dei suoi amori, delle sue sofferenze e dei segreti finora mai svelati. La voce intima e profonda di Marius ci accompagna così attraverso i secoli, testimone diretta degli eventi cruciali della Storia. È tuttavia nel presente, nella giungla più intricata, che Marius andrà incontro al proprio destino reclamando giustizia per il vampiro più vecchio dell'universo. 


Commento
Dopo una pausa di anni ho preso in mano Marius. Era nella mia libreria dal 2007 e solo qualche giorno fa ho avuto l'ispirazione di leggerlo. Non so perché ho aspettato così tanto io, che amo la Rice, che la venero, colei che ha creato la Miraphora lettrice. La Rice è la mia musa, mamma, ispirazione. Prima di leggere un suo romanzo...non leggevo, o per lo meno non ricordo nulla di così appassionante.
Purtroppo, e lo dico a malincuore, Marius è solo un'ombra dei capolavori di Anne. Non somiglia ai romanzi gotici e maestosi delle Cronache; manca della passione, dell'ossessione, dell'esagerazione di tutti gli altri vampiri. Non capisco se l'effetto finale è dovuto proprio al protagonista, o se Anne ormai non sia più in grado di scrivere con quella voce. Marius è sempre stato uno dei personaggi meno intensi della serie, colui di cui si ha quasi timore, che non riesci ad amare come si fa con Lestat. Marius è freddo, rigido, solitario ed incredibilmente chiuso. Allo stesso modo la sua storia è un'elenco clinico, pulito e chirurgico dei principali fatti della sua vita da vampiro. Sembra un trattato di storia, tanto è asettico. Marius è troppo quadrato per poter lasciarsi appassionare o appassionare; già il solo fatto che è stato un vampiro solo, non per scelta, mette tristezza, ma unendolo allo stile da saggio ha creato un romanzo che non sembra nemmeno scritto dalla Rice. Non riesco a dargli un voto basso, non l'ho amato come speravo ma non l'ho nemmeno odiato. E' stato come immergermi ancora in un mondo che conoscevo, che mi ha dato tanto, che mi ha formata, ma con uno spirito diverso. Sicuramente non è la Rice dei primi romanzi, la stanchezza e il dolore che l'hanno portata a chiudere le Cronache cominciano a farsi sentire, ma non hanno ancora preso il sopravvento. C'è un cambio di registro, in peggio, che prelude alla fine di una serie, della serie per eccellenza, che mi ha influenzata radicalmente. Fa piacere rileggere dei vampiri della Rice, ma avrei sperato in qualcosa di più, in una storia piena, corposa e profonda, meritevole di Marius. Purtroppo non c'è stata ma non riesco a non riprendere in mano il libro e sospirarci sopra. Purtroppo amo la Rice, lo dico con il sorriso sulle labbra. Ho letto tutto il suo leggibile e lo farò finché la morte editoriale non ci separi.

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