1 gennaio 2012

Anna Campbell
Il cuore di una cortigiana

Trama
Justin, duca di Kylemore, bello, ricco e potente, è finalmente riuscito a conquistare le grazie della splendida cortigiana Verity. Ma solo per un anno e in cambio di una cospicua somma di denaro. Al termine di quel periodo, l’elusiva Verity, che fino a quel momento aveva incarnato ogni sua fantasia, lo abbandona. Ferito nell’orgoglio, Justin la segue fino in Scozia senza curarsi dell’ostilità che lo circonda.





Commento

Cortigiana si o cortigiana no? In genere io dico no, ma dopo aver sentito parlare di questo romanzo come uno dei più intensi tra quelli di esordio mi sono detta 'proviamo'. Bho, non so cosa dire. Di tutto quello che ho letto nei commenti altrui, non ho ritrovato praticamente nulla.
Dov'è la passione, dov'è il tormento? Non lo so. La protagonista è un personaggio oserei dire assurdo: Verity fa la prostituta da quando aveva 15 anni, e pur avendo avuto solamente 3 amanti, la cosa comunque dovrebbe lasciare il segno. Quando però, decide di smettere di fare questa vita alla fine del contratto con Kylemore, Verity diventa una verginella pura e casta, tutta buone maniere e moralità. Perchè? Chi lo sa...l'autrice voleva creare una doppia identità per l'eroina: una puttana, ma una puttana dal cuore puro e nobile. Un'accoppiata assurda considerando che non si capisce quello che sta benedetta donna vuole. Non sa nè di carne nè di pesce...non è abbastanza 'puttana' per essere una vera cortigiana, ma contemporaneamente non è nemmeno abbastanza 'pura' per fare la ritrosa. Il fatto è che l'autrice ha probabilmente concentrato tutte le sue capacità sull'eroe, lasciando in balia del fato la protagonista femminile. Verity segue come un cagnolino l'aura di Justin.
E arriviamo al protagonista maschile. Il duca di Kylemore è un pazzo, niente di più e niente di meno. All'inizio viene detto che per anni ha rincorso Verity/Soraya per averla come amante, e quando l'ha avuta, sviluppa una specie di ossessione nei suoi confronti. Non si capisce bene perché. Ovviamente, guidato dalla sua malattia e dal sentimento di vendetta, Justin decide di rapirla - bho ancora una volta - e portarla nel maniero di famiglia sperduto nelle valli scozzesi, teatro di una serie di maltrattamenti subiti da bambino - doppio bho, perché mai vorrebbe tornare in un posto del genere quando ha miiillllle tenute?!?! -. Il suo unico obiettivo è quello di far pagare a Verity il suo abbandono, fregandosene del fatto che il loro contratto era bello che scaduto. Justin sei un pirla, scusami tanto ma ti tocca. Ma cosa ti costava controllare il contratto - che per altro hai firmato - e farti due conti sul calendario? Avresti giocato sui tempi! Ma a quanto pare, Justin è fuori di testa. Le dicerie vogliono che la sua famiglia sia vittima di una tara genetica che porta alla pazzia i membri maschi. Non mi sorprende, Justin non sa quello che vuole. Un secondo la odia e la chiama puttana, quello dopo la violenta, quello dopo ancora vuole che lei lo ami, e alla fine PUF, la ama. Okey, un pò di chiarezza no eh? Tuttavia, sebbene il protagonista sia uno squilibrato dall'erezione facile, devo ammettere che ha un certo carisma. I pazzi forse hanno un fascino particolare, oppure è il suo atteggiamento da dominatore che risveglia le sottomesse che sono in noi, chissà. Sta di fatto che Justin è forse l'unico elemento interessante del romanzo, che rispecchia almeno in parte le caratteristiche 'per sentito dire' del libro. 
In realtà non mi è dispiaciuto, l'idea di base è carina, e sarebbe stato un romanzo decisamente più intenso se l'autrice si fosse impegnata ad approfondire la psicologia dei personaggi saltando a piè pari quelle 2 o 3 scene di sesso di troppo. Abbiamo capito che Justin è un allupato, però che palle!

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