12 febbraio 2018

Jacqueline Carey
Il Dono e il Sacrificio & La Fiamma e la Guerriera

Trilogia di Naamah 1
Titolo originale Naamah's Kiss

Trama
TEA | pag. 382 | € 10,00
C’è stato un tempo in cui l’isola di Alba era dominata dai Maghuin Dhonn, un’antica tribù depositaria di poteri straordinari. Un secolo fa, però, quella terra è stata sconvolta da un crimine orrendo: l’assassinio della moglie e del figlio di Imriel de la Courcel. Da quel giorno, la magia è svanita quasi del tutto. L’oracolo è stato chiaro: sarà Moirin, la figlia della venerata strega dei Maghuin Dhonn, a riportare la tribù allo splendore che merita; tuttavia, perché il fato si compia, la giovane dovrà intraprendere un lungo viaggio alla scoperta delle proprie origini. Moirin lascia quindi le foreste di Alba alla volta di Terre d’Ange, dove vive il padre che non ha mai conosciuto. Di lui, Moirin sa solo che è un sacerdote di Naamah, la dea del desiderio, la stessa divinità che spesso le appare in sogno e che le ha donato innate abilità di seduzione. Non appena arriva nella capitale Moirin viene prima derubata e poi investita dalla carrozza di Raphael de Mereliot, uno degli uomini più potenti della città. Un incontro che segnerà il suo destino.

TEA | pag. 391 | € 10,00
Cresciuta nei remoti boschi di Alba, Moirin mac Fainche ha faticato ad ambientarsi nella raffinata Terre d’Ange, tra radicate convenzioni sociali e pericolosi intrighi di corte. Tuttavia i suoi sforzi sono stati premiati: non solo lei è diventata la preferita della regina, al punto di essere accolta nel palazzo reale, ma è stata pure accettata come discepola dal maestro Lo Feng, giunto dalla lontana Ch’in per insegnare l’arte della medicina e della magia. Moirin si dimostra subito un’allieva eccellente: oltre alla capacità di rendersi invisibile, infatti, la giovane dà prova di possedere straordinarie capacità curative. Ecco perché, quando viene improvvisamente richiamato in patria, Lo Feng la prega di accompagnarlo. Tigre di Neve, la figlia dell’imperatore, è caduta vittima di un terribile sortilegio, che l’ha spinta ad assassinare il marito la notte delle nozze. E adesso l’impero è sull’orlo di una guerra civile: furioso, il padre dello sposo sta sobillando i nobili locali, per convincerli a marciare sulla capitale e a uccidere la principessa. L’ultima speranza per Tigre di Neve è smascherare il traditore che le ha lanciato contro l’incantesimo e costringerlo a liberarla. E, secondo Lo Feng, solo una persona è in grado di riuscirci: Moirin.
Ero molto, molto lontana da casa mia. E per la prima volta da quando la Maghuin Dhonn aveva distolto da me il volto pieno di tristezza e di rimpianto, per la prima volta da quando avevo visto il mare oltre la porta di pietra e capito quale difficile destino mi aspettava, mi parve che qualunque errore avessi fatto lungo la strada fosse valso la pena di quel viaggio.
Commento
Tra tutti i buoni propositi letterari del 2018, quello di iniziare e finire l'ultima trilogia di Jacqueline Carey era nella top five. L'idea di avere tutti e tre i romanzi ormai da qualche anno, e che la trilogia fosse completa continuava a tornarmi in mente non appena dovevo scegliere un nuovo romanzo da leggere. Ho aspettato tanto, forse troppo, finché ad un certo punto mi sono detta o la leggi adesso, altrimenti aspetterai altri tre anni. Ammetto che il ritardo è stato causato da due motivi: il primo, la paura che Moirin non mi entrasse nel cuore come Phedre e Imriel, il secondo, che il dover leggere la trilogia in buona parte in lingua originale fosse un'impresa troppo impegnativa. Il fatto che Nord abbia interrotto la pubblicazione dopo il primo volume per le scarse vendite non mi aveva frenata dal comprare l'edizione economica del secondo e del terzo romanzo e devo dire che, in effetti, ora che ho in lettura Naamah's Curse, l'aver potuto conoscere i personaggi e i luoghi in italiano in Naamah's Kiss mi sta rendendo la transizione all'inglese meno complicata.
Tutto questo per dire che, sebbene il voto non sia alto - forse è il più basso che ho mai dato alla Carey - c'è un risvolto positivo nella mia critica principale.
Ma andiamo per ordine. L'ultima volta che ho letto la Carey, ho concentrato in un unica recensione (qui) il mio amore per Imriel e la mia passione smodata per lo stile narrativo dell'autrice. Se è vero che certe cose non cambiano, è vero anche che un autore non può ripetere la creazione perfetta di un determinato momento narrativo: la Carey ha fatto un lavoro meraviglio con le due trilogie di Kushiel, i primi tre romanzi dedicati a Phedre spiccano per romanticismo e avventura, e con gli altri tre dedicati a Imriel si è superata dando vita ad una storia appassionante, oscura e passionale; aimé l'autrice non ha saputo - ancora - ricreare una forma definita, incisiva e senza ombra di dubbio appassionante, con Naamah's Kiss.
La mia critica è relativa alla noia e alla sproporzione tra numero di pagine ed eventi importanti del romanzo. Su 773 pagine un terzo è tranquillamente trascurabile, un terzo è composto da sce di transizion e l'ultimo terzo è quello ricco di azione dove gli eventi si sviluppano. Per farla breve, un terzo del romanzo si poteva alleggerire e magari così far diminuire la sensazione che la storia si stava dilungando troppo e che fosse immobile, fossilizzata, poco accattivante.
Certo, per me la Carey avrebbe potuto fare a meno di usare ancora una volta Terre d'Ange come setting perché ormai la conosciamo talmente bene che l'elemento novità si è consumato. Speravo che la trilogia sfruttasse un po' di più l'ambientazione di Alba e vederla relegata come sfondo per la descrizione dell'infanzia di Moirin mi è sembrato uno spreco assoluto. Da Alba si passa a Terre d'Ange, ed è questa la parte che meno mi ha convinta del romanzo: i ruoli si ripetono, le circostanze si ripetono, non c'è un vero elemento di novità e la sensazione di già letto è così forte che smorza lo slancio della lettura. La svolta radicale che aspettavo è l'inizio del viaggio vero e proprio verso Ch'in dove grazie al cielo la trama comincia a svilupparsi e diventare più coinvolgente.
Per me i personaggi hanno rispecchiato il loro spazio: Fainche, la madre di Moirin, e tutti i Maghuin Dhonn oltre la loro magia e le loro tradizioni legate alla Dea Orsa non avevano altro da raccontare. Personaggi secondari erano, personaggi secondari sono rimasti, e hanno svolto senza infamia e senza lode il loro compito di accompagnare la narrazione dell'infanzia e della giovinezza di Moirin.
Da Terre d'Ange spiccano due personaggi che non ho particolarmente apprezzato: Rapahel de Mereliot e la regina Jehanne de la Courcel. Rispondendo allo schema creato dalla Carey, i due sono amanti capricciosi, volubili, infidi, calcolatori e - in pieno stile angelino - promiscui. E' Rapahel a prendere Moirin sotto la sua ala protettrice, sia per interesse personale sia per un capriccio del momento, la sua personalità si camuffa bene, fingendo di essere sensuale e innocuo per poi dimostrarsi freddo, egoista e chissà probabilmente malvagio. Jehanne è, invece, una regina capricciosa e irascibile, tende a vendette e giochi di potere sottili e all'inizio usa Moirin come pedina nel suo tira e molla amoroso con Rapahel per poi prendersela come amante e monopolizzare la sua vita tarpandole le ali.
Nel periodo in cui Moirin vive a Terre d'Ange si lascia usare e controllare da personaggi che la vedono solo per i loro interessi, mentre nel frattempo godono della sua sensualità come figlia di Naamah. In parole povere scopano come ricci e Moirin non capisce che altro fare di se stessa e del suo flebile potere.
L'arrivo del maestro Lo nella vita di Moirin riequilibra le cose. Mollati i due pesi morti (e finalmente finite le interminabili scene di sesso con quei due) Moirin sente che il suo diadh-anam reagisce alla presenza dell'anziano studioso, così decide di seguire il suo istinto e partire con loro.
Ch'in è un'ambientazione nuova e, quindi, stimola la curiosità e l'interesse, tanto più che vengono inserite tradizioni e elementi fantastici che fino ad ora non avevamo ancora incontrato. Ed è in questa fase del romanzo che Moirin smette finalmente i panni della selvaggia che serve Naamah per diventare una rappresentate potente dei Maghuin Dhonn, una donna che ha saputo legare con il saggio Lo e diventare sua discepola, imparare a conoscere i suoi poteri e sviluppare la sua personalità. Gli stimoli che Moirin riceve nel suo percorso a Ch'in sono così diversi dai banali incontri sessuali a Terre d'Ange: ora il sesso è intrecciato ai sentimenti, la sua vocazione ha uno scopo così come i suoi poteri e finalmente il suo destino viene in parte rivelato, aiutare la Principessa Tigre di Neve e liberare il drago.
Ce ne vuole di tempo, però, prima di arrivare a questa parte del romanzo e per me questo è stato un punto a sfavore: sopportare per arrivare alla parte bella non è certo un buon segno.
Non ha aiutato nemmeno che Moirin non ha ereditato il carisma di Phedre o Imriel. Le mancano intensità e forza nel carattere, non parte subito bene come gli altri protagonisti ma rimane nel limbo della gioventù docile e speranzosa che si innamora di tutti e crede sempre a quello che le viene detto anche quando di fronte ha dei serpenti.
Naturalmente Moirin, così come l'intera trilogia, hanno tutto il tempo di migliorare ed evolversi in qualcosa di bellissimo e io lo spero con tutto il cuore (altrimento sfodero un bastone come Bao e li meno tutti), ma nel frattempo devo per forza dare a questo romanzo un voto positivo ma non troppo.

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