11 gennaio 2018

John Green
Tartarughe all'infinito

Titolo originale Turtles all the way down

Trama
Rizzoli
pag. 352 | € 17,50
Indagare sulla misteriosa scomparsa del miliardario Russell Pickett non rientrava certo tra i piani della sedicenne Aza, ma in gioco c’è una ricompensa di centomila dollari e Daisy, Miglior e Più Intrepida Amica da sempre, è decisa a non farsela scappare. Punto di partenza delle indagini diventa il figlio di Pickett, Davis, che Aza un tempo conosceva ma che, pur abitando a una manciata di chilometri, è incastrato in una vita lontana anni luce dalla sua. E incastrata in fondo si sente anche Aza, che cerca con tutte le forze di essere una buona figlia, una buona amica, una buona studentessa e di venire a patti con le spire ogni giorno più strette dei suoi pensieri.
"Mi piace la gente apprensiva" ho detto. "Preoccuparsi è la giusta visione del mondo. La vita è preoccupante."



Commento
Da quando sono entrata nel fantastico mondo di bookstagram mi sono resa conto di una cosa: i romanzi famosi vengono a noia in fretta. Perché è chiaro che, se vedi la copertina ogni volta che apri l'app, ne leggi recensioni in ogni dove, i siti specializzati lo pubblicizzano neanche fosse il romanzo del secolo, l'overdose è in agguato.
Ok, John Green ha scritto un nuovo romanzo e tutti lo aspettano con la bava alla bocca e la gente con i soldoni già si sfrega le mani pensando di sfruttarlo come Colpa delle stelle. Ho capito, tutti lo volevano, tutti lo aspettavano, è il romanzo dell'anno bla bla bla.
Di John Green ho letto solo Colpa delle stelle ma mi ero rifiutata di recensirlo perché, per quanto mi sia piaciuta la storia, non me la sentivo di sparare cazzate su un romanzo che tratta un argomento del quale - grazie al cielo - non so assolutamente niente e del quale non ho - once again, grazie al cielo - esperienza diretta. Per carità, lui bravo, romanzo divertente, ma pesante. Non ho mai più sentito la curiosità di provare un altro dei suoi romanzi e non ci ho più pensato.
Però, ovviamente, appena uscito Tartarughe all'infinito ho avuto il feed di Instagram invaso da questa copertina, così quando l'ho visto in biblioteca (perché di spendere soldoni anche no) ho pensato why not, è gratis e sarà una lettura super leggera. Bene, errore!
First of all, questo romanzo è infettivo. Se per qualche ragione siete facilmente influenzabili, se siete sensibili a comportamenti ossessivi fatevi un favore e non leggete questo romanzo. Se siete abbastanza saldi nel vostro carattere, se non avete nessun tic nervoso e il vostro cervello funziona correttamente buttatevi che male non fa, anzi magari vi aiuta a capire la persona che, invece, sfoggia tic nervosi e nevrosi.
Il signor Green, nei ringraziamenti, dice che ha impiegato sei anni a scrivere questo romanzo e che il suo contenuto rispecchia la sua realtà, essendo lui affetto da una malattia mentale come quella della protagonista Aza. E' per questo che ho definito il romanzo infettivo, perché Green ha scritto talmente bene il problema di Aza che, dopo un po', mi sono ritrovata a ripetere certi gesti nervosi che normalmente riesco a gestire. Vabé le circostanze erano favorevoli, normalmente non sono una fuori di testa. Comunque.
Il romanzo più che avere un trama con un inizio, uno svolgimento e una fine, è uno spaccato della vita di una ragazzina con una malattia mentale che non viene mai chiamata per nome. Aza si definisce pazza ma la situazione è un filino più complessa: in base alle mie ridicole conoscenze ho riconosciuto comportamenti ossessivo compulsivi e misofobia ma ce ne sono altri. In questo romanzo non c'è una storia vera e propria, la protagonista viene messa di fronte ad una situazione e vengono sviscerate le sue reazioni, i suoi pensieri e le sue paure. Da lì l'autore, ovviamente, raggiunge una sorta di chiusura ma, non essendo un classico lieto fine, è evidente che gli premeva di più far passare un messaggio piuttosto che far sognare delle ragazzine. 
Il messaggio, per quanto mi riguarda, è passato fin troppo ma è per questo che il romanzo mi è piaciuto: è insolito, è veritiero ed è una testimonianza (visto che Green ha una conoscenza dolorosamente diretta) di un disturbo che in molti sottovalutano. Mi ha coinvolto, in modo particolare, il tema del romanzo che ha anche dato il titolo, la spirale di pensiero. Aimé è una cosa che ogni tanto capita anche a me, anche se non a questi livelli, e mi ha confortato sapere che nel mondo ci sono persone che si tirano i pipponi mentale proprio come me se non peggio. Del resto puoi bendarti le mani per non morsicarti le pellicine, ma non puoi bendarti il cervello e quello continua a funzionare a meno che non ti imbottiscano di medicine.
Ripeto, non è il mio caso, ma a chi non capita di cominciare un pensiero e ritrovarsi a temere di morire male per qualche ragione? Oppure reagire male di fronte ad un problema che una persona più equilibrata affronterebbe in modo razionale? Been there, done that, praticamente tutti i giorni.
Quindi il romanzo mi è piaciuto, sotto questo punto di vista, l'ho trovato tenero e sincero ma anche dolorosamente preciso, eppure forse l'aver inserito un personaggio come Aza in un episodio quasi scelto a casaccio e non dare al lettore una chisura definitiva - o meglio una chiusura definitiva e stucchevolmente positivia, si parla pur sempre di young adult - ha ridimensionato il mio coinvolgimento. Forse era meglio togliere le decorazioni della rocambolesca sparizione del miliardario e della sua ricerca, e concentrarsi sulle relazioni umane, sulla difficoltà di Aza e sulla quotidianità stile campo di battaglia che una ragazzina con certi disturbi deve affrontare ogni giorno.
Non so se è questo lo stile di Green, ho letto solo due suoi romanzi, ma non fa per me. Al di là dell'argomento pazzia/ossessioni/disturbi mentali che, secondo me, avrebbero potuto benissimo essere protagonisti assoluti ma mi rendo conto poco entusiasmanti, la trama è un pochino debole. Tutto il problema della sparizione è secondario rispetto alla ri-scoperta dell'amicizia/amore tra Aza e Davis, in un certo senso serve a creare le circostanze perché certe scene possano svolgersi e, quindi, far progredire la narrazione, ma al di là di questa semplice funzione non mi è sembrato un nodo narrativo rilevante. 
Se si legge questo romanzo pensando di trovarsi di fronte ad una storia d'amore young con un pizzico di stranezza è meglio orientarsi verso altro, questo è un romanzo dedicato ad una protagonista giovane che vive delle esperienze in un circoscritto momento della sua vita. La chiusura del romanzo è una piccola anticipazione da una Aza del futuro e il messaggio è chiaro: certe cose non spariscono, si impara a conviverci. Va bene, ok, intanto alla fine del romanzo avevo anche io un cerotto a coprire un taglio sul dito (non autoinflitto, eh, un taglio da carta) e una bella spirale di pensieri negativi a farmi compagnia. Tutta vita, ma forse alcune persone farebbero bene a leggere il romanzo solo per questo, per capire e non trattare male chi ha la sfortuna di non avere il cervello perfettamente funzionante.

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