2 novembre 2017

Jamie McGuire
L'ultimo disastro

Serie Fratelli Maddox 5
Titolo originale A Beautiful Funeral

Trama
Garzanti | pag. 256 | € 16,90
Non sembra passato neanche un giorno dalla prima volta che Abby e Travis si sono scambiati quello sguardo fugace nei corridoi dell’università. Da allora nulla è cambiato: la stessa intesa di un tempo brilla negli occhi di entrambi. La stessa dolcezza si legge nelle loro mani che si cercano sempre. Nessuno avrebbe mai scommesso che la loro storia sarebbe durata tanto a lungo, ma quando un Maddox si innamora è per sempre. E Abby e Travis ne sono la prova. Ora lei è una mamma modello: non solo si impegna a crescere al meglio i suoi due gemelli, ma non esita a rimboccarsi le maniche per aiutare Travis ogni volta che ne ha bisogno. Lui non si risparmia, fa di tutto per proteggere la famiglia, a qualsiasi costo. Il loro è un amore di quelli che capitano una sola volta nella vita, un esempio anche per gli altri fratelli, ora riuniti con le mogli e i figli nella casa di famiglia a Eakins. Eppure, stare con un Maddox non è solo garanzia d’amore, ma anche di tanti guai. Dietro una vita solo apparentemente perfetta, Travis nasconde un segreto. Un segreto che per anni ha custodito con la complicità del fratello maggiore Thomas. Un segreto che, se venisse a galla, rischierebbe di mettere a nudo un’intricata rete di bugie e di far crollare tutte quelle certezze che finora hanno fatto di lui un modello da seguire. Così, quando si riaccendono vecchie tensioni e le questioni irrisolte minacciano di sconvolgere la tranquillità raggiunta con fatica, Travis si trova a dover prendere una decisione difficile che potrebbe dividere la famiglia per sempre oppure renderla ancora più forte. Perché quando ci sono in gioco gli affetti, si è pronti a tutto pur di non perderli.


Commento
Mi ero ripromessa di non fargliene passare più nemmeno una e di non regalarle più i voti sulla scia del sentimentalismo, eppure - in parte - sono ricaduta nel vizio.
Dopo la cocente delusione dell'ultimo romanzo (QUI la recensione), da L'ultimo disastro non mi aspettavo niente, ma soprattutto niente di buono. Temevo che la McGuire avesse ormai perso completamente contatto con i primi romanzi della serie - in fatto di trama, di stile, di qualità stessa della narrazione - e che il declino che aveva caratterizzato gli ultimi due romanzi fosse ormai una costante. Vederla sperticarsi online più sul nuovo lavoro di rappresentante di cosmetici che sulla scrittura mi aveva fatta preoccupare talmente tanto da pensare l'abbiamo persa.
Ora, non ho fatto i calcoli temporali per capire se L'ultimo disastro è antecedente a questa sua nuova avventura (temo sia così) ma mi prendo il romanzo così com'è e me lo tengo stretto perché chissà cosa ci riserverà il futuro.
Al di là di quello che non mi è piaciuto - e ne ho un po', di cose che mi hanno vagamente stufata - ciò che mi ha convinta a dare un voto alto al romanzo è stato il coinvolgimento emotivo. La commozione, più di tutto, mi ha causato scene di un certo imbarazzo mentre piangevo come una scema sul treno, o al lavoro tra un cliente e l'altro, e ha influenzato l'esito della recensione.
Diciamolo chiaramente, L'ultimo disastro mi è piaciuto, mi ha commossa, mi ha scaricato addosso una quantità allarmante di mai una gioia ma non è ancora abbastanza per farmi pensare che la McGuire sia uscita dal pantano in cui era finita. 
Parto dalle cose positive, perché poi mi devo levare qualche sassolino dalle ciabatte.
Ho apprezzato la coralità della storia e il fatto che tutti i personaggi della serie - maschi e femmine - abbiano avuto la possibilità di parlare. I capitoli alternati con pov diversi hanno dato più movimento alla narrazione, hanno aumentato il senso di suspense e hanno contribuito a vivere l'evento principale del romanzo attraverso sentimenti e reazioni molto diversi tra loro.
Senza fare troppi spoiler, il romanzo ruota attorno alla chiusura definitiva del caso sul quale Thomas e Travis lavorano da anni, quello che si è trascinato attraverso i romanzi e che è stato importante solo per loro due. Il pericolo della missione e le scelte che ne conseguono solo apparentemente coinvolgono Thomas, Liis, Travis e Abby - essendo loro i diretti interessati - perché appena la questione prende una piega inaspettata il piano diventa un vero e proprio caso di famiglia, arrivando a coinvolgere tutti, ma proprio tutti, e a scatenare una serie di tragedie e di litigi che destabilizzano l'equilibrio idilliaco della famiglia Maddox.
Naturalmente il livello di drama è stellare, le tragedie vere o presunte sono una sequenza di cattiveria che mi ha lasciata senza parole: il sangue scorre a fiumi così come il veleno, litigano i personaggi che meno ti aspetteresti di vedere litigare, emergono rancori e frecciatine sul passato che fanno gridare alla cattiveria gratuita, tutto perché questo piano è da fare e deve essere credibile. Aimé, il funerale a cui fa riferimento il titolo viene fatto (e sul personaggio che mi aspettavo), eppure non ero per niente pronta a quello che la McGuire ha sparato in chiusura. Lì per lì ho pensato che facesse finta, che avrebbe risolto la cosa, ma quando il fattaccio viene ufficializzato sono rimasta male, molto ma molto male.
Sostanzialmente il mio coinvolgimento è dettato dalla drammaticità: i meccanismi familiari sono cambiati, ora che tutti sono adulti con prole, e le reazioni hanno un peso e una gravità diverse. Così il litigio di un Travis con un Trenton da adulti colpisce di più ora rispetto a quando erano ragazzi. Stessa cosa per le protagoniste femminili, che tirano fuori colpi di scena che non mi aspettavo e che - ancora adesso - non ho capito. Ma va bene così, ogni coppia ha avuto il suo momento di perfezione durante il suo romanzo, ora è tempo di tirare fuori un po' di sana realtà da adulti.
Ciò che non mi è piaciuto è stata l'imprecisa collocazione degli eventi nella narrazione. Magari per lei sarà stato tutto chiarissimo, magari è tutto corretto, ma l'impressione è che gli spostamenti temporali non siano specificati, così che ci si ritrova a leggere una scena che avviene settimane dopo la precedente senza che venga fatto presente al lettore. E' un modo un po' sloppy di incastrare gli eventi perché, va bene che il nucleo è lo stesso, ma c'è già il cambio continuo di pov a confondere il lettore e se ci aggiungi una superficialità nella costruzione non è proprio il massimo.
La seconda cosa che non mi è piaciuta - anzi che mi ha proprio urtato i nervi - è la ripetizione ossessiva del cliché americano delle coppie che hanno una nidiata di bambini. Tutte le coppie tranne una hanno almeno un bambino biologico - perché bisogna specificarlo -, tutti sono ossessionati da questo ideale di famiglia fatto da matrimonio e figli, e nessuno di loro esce dallo schema. Famiglia, matrimonio e figli, over and over again come se una famiglia possa essere definita solo e soltanto da questo e se non hai figli oddio c'è qualcosa che non va in me/te/noi/voi prima o poi la creatura arriverà. Mi sta bene che i personaggi - e ovviamente la McGuire - mettano al primo posto la famiglia, non dico che sia sbagliato, solo non ho capito perché tutti hanno dovuto fare la stessa cosa. 
Va bene che i Maddox sembrano fatti con lo stampino, ma che alla fine siano uguali anche in un aspetto così particolare della propria vita ha dell'inquietante - e puzza un po' di mancanza di originalità -. C'è un solo fratello che passa buona parte del romanzo separato dalla moglie, ma per quanto questa cosa mi abbia stuzzicata le motivazioni date dai personaggi sono deboli e poco credibili.
Sarà che non vado matta per il classico lieto fine e vissero tutti felici, contenti e incinti, ma ho dovuto farmi andare bene la cosa e tentare - senza riuscire - di ricordare i nomi di tutti i bambini e di chi fossero figli. Se nell'albero genealogico finale avessero aggiunto anche la prole mi avrebbero aiutata parecchio.
Il finale, come si può intuire, è una tragedia vera e propria: dal casino del piano di Travis e Thomas con relativa sofferenza, al casino in cui i cattivi pagano, alla valanga di drama che ne consegue, ho letto gli ultimi capitoli in perenne piagnucolio. Non che mi lamenti, anzi, mi è piaciuto questo sentimentalismo da diabete perché evidentemente il lutto è un argomento che mi prende parecchio e che mi fa soffrire anche se è infarcito di luoghi comuni. Ma soprattutto ho apprezzato la quasi totale mancanza di un romanticismo invadente, perché la storia d'amore in questo romanzo non aveva spazio, si doveva chiudere del tutto una fase della loro vita e per farlo - dando per scontato che tutti fossero felici e contenti - il romanzo avrebbe dovuto ruotare attorno anche alle cose brutte, non solo a quelle belle.
La chiudo qui, tra la felicità di aver ritrovato una McGuire coinvolgente e commovente e la paura che l'idillio sia finito e che ritorni tragicamente nel baratro dal quale è temporaneamente uscita.
Io la mia particina l'ho fatta, adesso tocca a lei dimostrare di essere ancora in pista al 100%.

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