30 ottobre 2017

Colleen Hoover
Le Confessioni del Cuore

Titolo originale Confess

Trama
Leggereditore
pag. 280 | € 14,90
A soli venti anni, Auburn Mason ha paura di aver perso ciò che aveva di più importante. Malgrado il dolore, le resta la voglia di lottare per rimettere sulla giusta strada un destino che sembra sfuggirle dalle mani, ma questa volta non dovrà esserci più spazio per errori e debolezze, tantomeno per l’amore. Owen Gentry è l’enigmatico artista proprietario dello studio d’arte di Dallas presso cui Auburn ha trovato lavoro. È un giovane brillante, di talento, verso il quale Auburn sente fin da subito di provare un’attrazione speciale. A quanto pare, la vita le sta regalando un’altra occasione per lasciarsi andare e ascoltare il proprio cuore. Eppure c’è qualcosa che rischia di minacciare la ritrovata felicità, un segreto che Owen vorrebbe relegare nel proprio passato ma che torna prepotentemente a galla. Owen sa che l’unico modo per non perdere Auburn è condividere con lei ogni aspetto della sua vita, ma la verità, come le opere d’arte, si presta a interpretazioni contrastanti, e una confessione, talvolta, può essere più distruttiva di una menzogna...
Ripenso alle prime parole che le ho detto quando si è presentata alla mia porta. 'Sei qui per salvarmi?' Perché è così, Auburn. Non è vero?
Commento
Per rimanere in tema con il titolo farò una confessione pure io.
Questo romanzo non lo volevo comprare. Non volevo comprare l'edizione americana, tanto meno quella italiana. Ho letto la trama e ho pensato non fa per me perché, detto brutalmente, non mi aveva toccata. Proprio per niente.
Poi la Hoover è venuta in Italia con la Todd, io sono riuscita a NON incrociarla in Piazza Duomo e per la disperazione mi sono accontentata di comprare uno dei libri che aveva firmato di nascosto nella Mondadori di Duomo. Ho addirittura comprato l'edizione italiana di un libro che non mi attirava, solo per avere un suo autografo che ha - per me - meno valore affettivo perché non l'ha fatto con me e per me. Sì, insomma, è una cosa un po' da disperata ma per certe autrici si fa questo e ben altro.
Però la voglia di leggere Confess non mi saliva, mai, ogni volta che dovevo scegliere cosa iniziare dalla mia pila lo superavo senza nemmeno pormi il problema, al punto che per fare spazio l'ho pure messo nel mobile dei forse un giorno (ah! capito la citazione? Maybe Someday...vabé).
Nel frattempo è pure uscita la miniserie prodotta da Awestruck (potete vedere il trailer QUI), di cui ho visto le prime due puntate su YouTube rischiando il coma per noia totale, e la mia convinzione che questo romanzo non fosse per niente nelle mie corde si è cementificata al punto che, bon, basta, volevo rivendere il libro.
Ma io sono io, e l'anima mia taccagna non poteva tollerare di rivendere una proprietà senza prima averla usata in qualche modo. Quindi l'ho letto.
O meglio, mi sono fatta violenza per pescarlo dal mucchio - frase motivazionale: è corto, lo leggi in due giorni - e beh, mi inginocchio sui ceci, mi è piaciuto!
Mi è piaciuto ma non allo stesso modo in cui ho adorato certi romanzi della Hoover, ma in ogni caso mi ha presa e mi ha emozionata.
Parto col dire che, di solito, i romanzi con una forte componente artistica tendono a darmi sui nervi: disegno, pittura, musica, non so perché ma mi respingono. Non che odi in generale le diverse forme d'arte, tutto l'opposto, solo che per me sono talmente ingombranti da distogliere completamente l'attenzione dalla personalità vera e propria dei personaggi. Voi direte, ma se è parte del personaggio come può distogliere l'attenzione? Beh, per me se un personaggio suona, per dire, inevitabilmente sarà il musicista. Non Tizio che è anche un musicista, perché quasi sempre i personaggi vengono definiti in base alla loro forma d'arte. E a me questa cosa manda in bestia, è più forte di me, e quindi tendo a girare al largo da questo tipo di storie. La Hoover, però, mi aveva già dimostrato di essere una maga e di aver scritto un romanzo dove la musica è una componente importantissima senza che questa offuschi o schiacci i personaggi. Maybe Someday ad oggi è il mio romanzo preferito della Hoover, e sono stata una scema a pensare che con Confess non avrebbe ripetuto lo stesso modus operandi.
Qui l'arte è sì componente importante - per molte ragioni - ma rimane spesso sullo sfondo, non è invadente e quando si prende la sua porzione di ribalta lo fa perché ha una ragione valida. Pur essendo quasi sempre presente nella scena quando c'è Owen, la pittura non diventa suo sinonimo, e riempie sfacciatamente gli spazi lasciati vuoti dal personaggio. In realtà il fatto che Owen sia un pittore è solo uno degli elementi distintivi del romanzo, arricchisce alcuni dettagli, trasforma certi contenuti, regala nuove spiegazioni a determinati eventi, ma non si sostituisce mai al protagonista.
In quanto a personaggi, però, devo dire che la Hoover non ha colpito nel segno. Auburn, ad esempio, non è una protagonista che mi è rimasta nel cuore, non è incisiva, non spicca dal mucchio e il suo passato è sempre un po' nebuloso. Allo stesso modo Owen lascia in sospeso tantissimi aspetti del suo passato e del suo presente, anche se risulta essere un pochino più speciale di Auburn. Come coppia sono anche carini, ma tutto funziona perché c'è un incastro preciso e ben congegnato da parte della Hoover, che gioca con il non detto, con l'anticipazione, finché una - me, per l'esattezza - legge legge legge perché ha un forte dubbio e se lo deve levare.
Dal punto di vista stilistico niente da dire. La Hoover riesce a cambiare timbro con scioltezza e a far ridere e piangere nella stessa pagina, anche se a livello di descrizione qua mi sembra sia un po' poverina. Quello che non mi ha convinta del romanzo e che, alla fine, non mi ha conquistata è stata l'impressione generale che tutto fosse poco approfondito, un po' superficiale, e che ci fosse poca sostanza rispetto alla meravigliosa forma. La Hoover sa usare bene le parole, sa creare drammaticità senza cadere nell'eccesso, ma per quanto le frasi siano bellissime e commoventi, una volta che chiudi il libro mi rimane la sensazione che manchi qualcosa, che metà del romanzo sia un'occasione sprecata e che, se solo avesse sviscerato di più, il risultato sarebbe stato più bello, più toccante, più drammatico.
C'è la risoluzione veloce e facile, c'è il lieto fine da manuale, c'è il cattivo che paga, c'è persino la chiusura positiva del passato di entrambi, eppure sfiorare certi elementi e limitarsi a raccontarli non importa quanto bene venga fatto, non è abbastanza. Per me, s'intende.
Ora che ho letto il romanzo sono ancora più convinta di non voler vedere la miniserie, perché l'attrice che interpreta Auburn non ci azzecca niente in fatto di espressioni e l'attore che interpreta Owen è un figo ma al di là della bella faccia non mi ha trasmesso niente. Quindi ciao ciao, mi tengo il libro autografato, se trovo su YouTube le puntate e sono in vena di trash magari le guarderò, ma per adesso rimango ferma sulla mia posizione.
Romanzo bello, emozionante, ma non il migliore della Hoover.

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