25 settembre 2017

Penelope Douglas
Insieme siamo perfetti

Titolo originale Punk 57

Trama
Newton & Compton
ebook | € 5,99

Non posso fare a meno di sorridere leggendo la sua lettera. Mi manca. In quinta elementare a ciascuno di noi venne assegnato un amico di penna tra i ragazzini di un’altra scuola. Mi chiamo Misha, e pensando che fossi una femmina, l’altro insegnante mi mise in coppia con una sua allieva, Ryen; la mia maestra, credendo che Ryen fosse un maschio come me, non obiettò. Dal primo momento in cui io e Ryen abbiamo iniziato a scriverci, abbiamo litigato su tutto. E le cose non sono cambiate in questi sette anni. Le sue lettere sono sempre scritte in inchiostro argento su carta nera. A volte ne arriva una alla settimana, altre volte tre nello stesso giorno, ma sento che ormai sono diventate una necessità per me. Lei è l’unica che mi aiuta a tenere la rotta, l’unica che mi accetta per come sono. Abbiamo solo tre regole fra di noi. Niente social media, niente numeri di telefono, niente foto. Fino a quando, in rete, sono incappato nella foto di una ragazza di nome Ryen, che ama la pizza di Gallo, e adora il suo iPhone. Quante possibilità c’erano che fosse lei? Accidenti! Dovevo incontrarla. Certo non potevo immaginare che avrei detestato ciò che stavo per scoprire.
Il mondo non è sempre quel che hai davanti, sai?
E' sopra e sotto di te, e spesso è là fuori.

Commento
Mi permettete di fare una lamentela? Io di solito non ne faccio mai, né sui titoli né sulle copertine perché - alla fine della fiera - quello che mi interessa è il contenuto.
Però ogni tanto mi piacerebbe che il titolo e la cover rappresentassero il romanzo. Non pretendo la fedeltà totale all'edizione originale che, ormai, è roba da fantascienza, però magari usare un'immagine che almeno si avvicini allo spirito del libro? Magari evitando accuratamente coppiette che si abbracciano felici quando i protagonisti del libro si scannano per metà del tempo? Magari usando immagini astratte? Sfondi senza corpi, facce, mani, gambe, teste o coppiette? Perché l'immagine usata per l'edizione italiana è l'opposto dello spirito della storia, l'opposto di Ryen e Misha. Ma proprio due universi che neanche si assomigliano. Mentre la cover originale, al di là del titolo che è un richiamo al contenuto, è proprio bella. Coerente, scura, spigolosa, è un'estensione precisa del romanzo.
E' un po' come dipingere di rosa con i glitter un cd degli Slipknot. Capite anche voi che lo shock sensoriale potrebbe causare un arresto cardiaco.
Quindi permettetemi di dire che la cover non mi piace. Non c'entra niente. Non è brutta di per sé, è solo sbagliata per questo romanzo. Vi suggerisco di dare uno sguardo e sbavare su quella originale QUI, mi darete sicuramente ragione.
A parte questo, c'è un altro piccolo piccolo difetto che mi ha fatto abbassare il voto: l'epilogo. Onestamente avrei fatto a meno, avrei preferito che la loro storia finisse lì, che rimanesse in quel momento e che non saltasse così avanti nel futuro per farci vedere cose che non hanno aggiunto niente al romanzo e che, anzi, secondo me hanno solo tolto. L'aura di New Adult spinto, un po' sporco e intenso, si disperde con una folata di adult romance e la magia sparisce. Però, ecco, sono solo poche pagine e in chiusura di romanzo quindi il danno è relativo.
Veniamo alla parte succosa. Esordisco dicendo che nella classifica di gradimento della Douglas, Punk 57 viene esattamente dopo Bully e prima di Corrupt. Siamo quasi quasi ai livelli di goduria estrema che questa donna è capace di sparare senza pietà. Quasi, perché per me il voto alto si ottiene solo con lo struggimento totale dell'anima e la sofferenza più pura. Non che in Insieme siamo perfetti non si soffra, perché la sua buona dose di carognate e cattiverie e sofferenze c'è eccome, solo che mi sembra sia troppo poco incisiva, troppo poco marcata per torturare l'anima gelida e oscura della sottoscritta.
Ryen e Misha sono due quasi diciottenni che si sono scambiati lettere per sette anni, fin da quando erano bambini. Vivono a soli 50 km di distanza ma non si conoscono, non si sono mai visti, le loro strade non si sono mai incrociate e a loro va bene così. Nel corso degli anni le loro lettere sono diventate sempre più intime, profonde, si sono trasformate da un mezzo di comunicazione al solo mezzo possibile per comunicare i loro veri sentimenti, le loro paure, la loro identità. Le lettere sono un conforto, uno sfogo, una forma di affetto e di attenzione e si sono susseguite con regolarità per anni, senza pausa. Finché ad un certo punto Misha smette di scrivere. Di punto in bianco, senza spiegazioni. Ryen, la vera Ryen, quella delle lettere e che vive nascosta sotto l'armatura della Ryen in carne e ossa, non sa se preoccuparsi o aspettare fiduciosa: dopo tutti questi anni il loro rapporto non può sparire dai radar, come se niente fosse, ma se a Misha fosse successo qualcosa?
Beh, noi, che stiamo leggendo sappiamo che effettivamente a Misha è capitata una di quelle cose che ti cambiano la vita, e non in meglio.
Proprio quando Misha scompare, ecco che nella vita di Ryen entra Masen, un teppista in carne e ossa che si materializza nella sua scuola e sembra arrivare dal nulla e nel nulla ritornare. Con il suo piercing al labbro, i vestiti stazzonati, l'aria da duro e il silenzio assoluto, Masen è uno di quei tizi che lanciano un messaggio chiaro: statemi lontano. Ma Ryen, quella in carne e ossa, è ormai troppo immersa nel suo ruolo di cheerleader stronza, reginetta della scuola, aguzzina extraordinaire, e per suscitare l'ennesima ondata di ammirazione da parte degli altri studenti stuzzica Masen, convinta di aver trovato un nuovo metodo per aumentare la sua popolarità e assicurare la sua posizione.
Peccato che Masen reagisca attaccando a sua volta, spietato e crudele, con l'obiettivo di umiliarla, deriderla, di rompere il suo status e lasciarla nella merda più assoluta.
Perché Masen è Misha in incognito con una missione precisa, e Misha non è per niente contento che la sua Ryen, la ragazza speciale che proclamava il suo odio per i bulli e le cheerleaders, è la copia esatta di quei bulli e ha nascosto per anni la sua vita quotidiana lasciandogli intendere di essere tutta un'altra persona.
In realtà la questione è più complicata di così: Ryen all'apparenza può sembrare una stronza bugiarda, ma la verità è che quando sei vittima, quando sei isolata, quanto rimani sempre un outsider e trovi il modo per uscire dal gruppo degli sfigati non ci vuoi tornare. Non ci vuoi tornare per niente al mondo e fai di tutto per rimanerne fuori. Questo ovviamente la giustifica solo in parte, ma per me è abbastanza perché se non hai vissuto un'esperienza simile non puoi capire.
Il contrasto principale del romanzo è tra Masen e Ryen. Lei non sa che è Misha, non lo sospetta nemmeno, e si butta a capofitto in questo tira e molla sanguinoso con il tipo più sexy e fastidioso che abbia mai incontrato. Non stiamo parlando di dispettucci di poco conto, i due si sganciano certe cattiverie che fanno rizzare i peli sulle braccia ed è inevitabile che l'antagonismo si trasformi in carica sessuale esplosiva. Praticamente si sfiora il genere erotico con le scene di sesso che, a mio modestissimo parere, sono da bollori estremi. La vecchia bacucca qui presente ha gradito parecchio.
Il segreto di Masen/Misha è ovviamente il secondo motivo di contrasto che poi porta alla rottura finale, ed è anche uno di quelli che non sono riuscita a prevedere: ho immaginato un sacco di risvolti tranne quello e devo dire che la cazzutaggine di Misha è stata da standing ovation.
Al di là della trama e del fatto che i due si scrivono lettere eccetera, a me questo romanzo è piaciuto perché non si tira indietro in fatto di bullismo, con Ryen entra proprio nella testa di chi compie certe azioni e descrive alla perfezione situazioni che purtroppo sono ordinaria amministrazione nella vita di chi ancora frequenta le scuole. Lo stile stesso dell'autrice aiuta a rendere tutto più crudo, è uno schiaffo in faccia vero e proprio e non si nasconde dietro sentimentalismi.
Anche la presenza scenica di Misha, passatemi il termine, beneficia dello stile della Douglas: è ben delineato, non è nebuloso, è solido e sostanzioso e con il suo modo di fare carica abbestia l'intensità della storia.
Come sempre, graditissima assai la colonna sonora (che potete sentire qui su Spotify) che ha scatenato certi ricordi della mia gioventù che non vi sto a raccontare, ma ancora più gradita è l'infilata della Douglas degli Slipknot che si sentono attraverso gli auricolari di Masen mentre sta seduto nella mensa a fissare il tavolo con il cipiglio incazzato. Appena la Douglas mi mette gli Slipknot in un romanzo io vado in brodo di giuggiole.
Chiusura dolce amara. Punk 57 è autoconclusivo, il che è ottimo perché per una volta non dobbiamo aspettare e spendere altri denari per i seguiti, e amaro perché ne vorrei ancora, non necessariamente Misha e Ryen, mi accontento anche di J.D. o Dean, insomma, purché la Douglas spari fuori qualcosa di simile a Punk 57 io ci sto alla grande.

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