27 giugno 2016

Federica Bosco
Tutto quello che siamo

Trama
Mondadori
pag. 340 | € 18,00
Chiunque vi dica che avere diciannove anni sia una cosa fantastica è un imbecille. E lo dice perché non si ricorda com'era avere quell'età. Non si ricorda come ci si sente a essere costantemente arrabbiati, confusi e diversi. Sbagliati, sfigati, soli e sempre con qualcosa in meno rispetto agli altri. No, non se lo ricorda perché dopo va anche peggio. Dopo ci sono gli impegni, le responsabilità, il lavoro, la casa, la famiglia, persone di cui occuparsi...Il tanto desiderato pacchetto completo del "diventare adulti". Peccato che io una parte del pacchetto l'avessi già ricevuta prima del tempo.
E senza nemmeno chiederla. Alcuni di noi giungono a questo mondo a bordo di carrozze dorate trainate da cavalli bianchi, atterrando delicatamente su una morbida coperta di cashmere, e il loro cammino sarà per sempre disseminato di profumati petali di rosa, altri invece ci arrivano trascinati da una mareggiata, sbattuti dalle onde contro gli scogli, e raggiungono la riva boccheggiando, coi capelli pieni di alghe e sabbia. Devo specificare di quale gruppo facessi parte?
Alla fine ero diventata la figlia perfetta, quella che non si sente, un pesce in un acquario che non crea problemi, e non fa drammi.Perché i drammi li tenevo gelosamente custoditi dentro, tappezzavano il mio cuore come una soffitta polverosa, piena di bauli di vecchie foto, bambole rotte e cavalli a dondolo. Ovunque mi girassi vedevo polvere e vetri infanti, e sentivo odore di muffa.Muffa e morte.
Commento

Quando ho deciso di prendere questo romanzo in biblioteca è finito in una lista fatta per il 95% di fantasy. In pratica una pecora nera, l'intruso, il terzo incomodo, uno di quei romanzi che non capisci perché sia finito nel mucchio anche se senti che quello è proprio il suo posto.
Mi son detta usalo come break, usalo per staccare dal genere, usalo per rilassare la mente, come un sacchetto di patatine. Finita la prima metà della pila di distopici/fantasy, ho messo in borsa Tutto ciò che siamo per leggerlo durante il week end, per poi tornare e finire la scorpacciata di genere.
L'ho aperto sabato mattina sul treno e l'ho chiuso sabato pomeriggio alle 17,30. Non stop. Neanche una pausa, giusto quella per andare in bagno, fare due scontrini e spacchettare il panino.
Non so cosa pensavo di avere per le mani, sicuro come l'oro non mi aspettavo questo.
Io di Federica Bosco non ho mai letto nulla. Ho ben presente l'autrice, conosco parte dei titoli che ha scritto ma non ne ho mai letto uno. Non per antipatia o per disinteresse, semplicemente fino ad ora non mi era mai caduta sotto gli occhi durante le mie retate in biblioteca. Tutto quello che siamo era lì, sullo scaffale che mi guardava e mi son detta eccoti! e allora l'ho portato a casa.
Lo ammetto, pensavo fosse un romanzo leggero, uno young adult piacevole da leggere ma per niente impegnativo, una di quelle storie che si impongono debolmente alla tua attenzione e che, quando non le leggi, non rimangono con te. Non è affatto così, proprio per niente.
La trama di Tutto ciò che siamo, se diamo retta alla copertina e a quello che si legge online, sa di divertente, sembra una commedia romantica fatta per chi è più giovane, e in parte lo è. Quello che non si dice ma che si scopre durante la lettura è che sotto c'è molto di più, forse fin troppo.
Tanto per cominciare, più che una storia d'amore, questa è la storia di una ragazza e di come, nella sua vita, entrino diverse forme di amore e diverse forme di assenza di amore. Il romanticismo che ci si aspetta di trovare c'è ma non è il protagonista assoluto e, onestamente, è meglio così perché l'amore romantico è solo una parte di questa storia e una parte del percorso di Marina.
Quindi, sì, tutta la solfa sul ragazzo figo, sull'innamoramento, l'ostacolo e il successivo nuovo spasimante c'è ed è anche bella da leggere, però per me quello che merita di essere ricordato di questo romanzo è Marina. La protagonista non è solo una voce narrante che ci racconta cosa le succede, i suoi patemi amorosi e quanto sia ingiusta la vita: lei ci dice tutto, apre il cuore senza farsi problemi, ci vomita addosso le sue paure, la sua quotidianità, il suo passato, e ci rende partecipi di un percorso pieno di buche, di dossi e a volte anche di incidenti stradali.
Marina è giovane ma ha già perso la speranza. L'infanzia felice è finita in fretta, la famiglia normale è sparita per fare spazio ad una trincea, i genitori amorevoli si sono trasformati in un orco e in un fantasma di madre, i sogni per un futuro felice si sono schiantati contro il muro della realtà. Ha appena iniziato a vivere ed è già totalmente disillusa, cinica, sconfitta: tiene duro solo ed esclusivamente per il fratellino, perché scappare e scaricarlo in quella casa che è un buco nero di dolore non è accettabile. La scuola di arte che avrebbe voluto frequentare? Scordatela, costa troppo e tanto sei una fallita. Il ragazzo che ti piace e che sembra irraggiungibile? E' un pezzo di merda con la testa piena di io io io. Gli amici che ti dovrebbero fare da scudo contro il cattivo umore? Troppo presi dai loro piccoli drammi di persone felici. Cosa rimane a Marina? Farsi trasportare dalla corrente, vivere il minuto e ammorbidire le delusioni con una buona dose di cinica ironia.
Nel suo angolo di mondo si scontrano la delusione, perché Marina sa che è soprattutto colpa delle circostanze e delle persone se si sente una fallita, e l'incrollabile speranza di trovare qualcuno che la ami per com'è e basta. E quel qualcuno lo trova dove meno se lo aspetta, tra i murales di uno gnometto e i gesti gentili di un amico che poi tanto amico non è.
Insomma, per come la vedo io questo romanzo è bello perché è forte, perché è sincero nel raccontare una situazione di disagio e di dolore, dove la famiglia ne è la fonte e l'origine, e dove basta un gesto dettato dall'amore e dalla gentilezza a cambiare del tutto la situazione.
Poi, come dimenticarlo, la Bosco scrive bene. Tutta la narrazione è veloce, ritmata, divertente quando deve e può e drammatica quando serve, tanto da lasciarti un po' rintronata, dolorante e pesta esattamente come Marina. Più che il contenuto, forse è la forma l'aspetto vincente di questo romanzo. In mano a qualcuno con una capacità narrativa meno incisiva, la storia di Marina non avrebbe avuto la stessa intensità, non avrebbe smosso a lacrime i miei aridi occhi e non mi avrebbe tenuta incollata dalla prima all'ultima pagina.
Tutto quello che siamo è stata una lettura sorprendente, bella, con un significato e un contenuto al di là della storia romantica, e con delle uscite geniali che hanno saputo stemperare la tristezza: una tra tutte mamma mi piace il cazzo! ma non vi dirò da che bocca è uscita, vi tocca leggerlo per scoprirlo.

2 commenti:

Christy ha detto...

Anche per me questo è stato il primo libro letto di Federica. E come te, ne sono rimasta piacevolmente colpita. Mi è piaciuta molto la storia :) mi sa proprio che dovremmo leggere anche qualche altro suo titolo.

Miraphora ha detto...

@Christy
Mi sto facendo una lista, così al prossimo giro in biblioteca ne porto a casa uno ^_^