26 maggio 2016

K. A. Tucker
Cinque ragioni per odiarti

Serie Ten Tiny Breaths 4
Titolo originale Five Ways to Fall

Trama
Newton & Compton
pag. 383 | € 9,90
Reese MacKay – ragazza diretta e anticonformista – sa bene cosa significhi fare delle scelte sbagliate: ne ha commessi di errori, in meno di vent’anni di vita. Ecco perché, dopo che il suo matrimonio-lampo è naufragato, decide per una svolta netta: si trasferisce a Miami con l’intenzione di mettere la testa a posto. E sembra proprio esserci riuscita, a parte quell’avventura di una notte in un locale di Cancun con un biondo affascinante di nome Ben… Ma per fortuna, Reese può lasciarsi quest’ultima avventura alle spalle e tornare alla sua vita tranquilla.
Ben, intanto, ha finito l’università ed entra a lavorare come praticante in un prestigioso studio legale. Che sorpresa scoprire che il suo nuovo capo è anche il patrigno di quella favolosa ragazza che aveva incontrato in Messico e alla quale non aveva mai smesso di pensare. Ma Reese è una ragazza difficile, una di quelle da cui tenersi alla larga, e inoltre qualsiasi passo falso potrebbe costargli il posto. Nonostante questo, non riuscirà a restare lontano da lei molto a lungo…

Commento
Sembrerà strano, ma per leggere Cinque ragioni per odiarti ci ho messo circa 24 ore. Ero troppo entusiasta dopo aver finito 99 Giorni anche solo per considerare altri autori, così ho seguito lo slancio e ho finito il romanzo a tempo di record.
Aimé, non posso dire di esserne stata particolarmente colpita. La Tucker mi piace tanto, tutta la serie TTB mi è piaciuta - alcuni romanzi più di altri - ma ho trovato che tra i primi titoli e gli ultimi c'è stato un calo piuttosto sensibile di qualità.
Mi spiego. Quello che aveva reso speciale la serie, per me, era il lato drammatico, quel tocco di sofferenza che trasforma una storia da semplice NA a NA con un senso. Del resto quando due personaggi alla fine e nonostante tutto si amano, la soddisfazione per un lettore, dopo aver patito le pene dell'inferno con loro, è a livelli stellari.
Gli ultimi due titoli, purtroppo, non mi hanno regalato le stesse sensazioni anche se CRPO ha avuto il pregio di essere sopra le righe e, a modo suo, divertente.
La cosa con cui non sono entrata in sintonia, però, è la protagonista Reese. E' una giovane di 21 anni ma sembra consumata dell'anima come una che ne ha almeno 10 di più, guida una Harley (per me le moto le devono guidare solo i maschi, non mi lapidate), è sboccata al limite della sopportazione, acida, cinica, perennemente sulla difensiva e schifosamente aggressiva (e qui ci sono ben più che cinque ragioni per odiarla). Nel senso che se dovessi incontrare una ragazza così finiremmo con l'ucciderci a vicenda perché non la sopporterei. Reese è quanto di più lontano ci possa essere dalla mia protagonista ideale, e l'ho tollerata solo e soltanto perché accopiata con Ben. Se non ci fosse stato lui, avrei avuto una crisi potentissima e il voto sarebbe stato la metà.
Perché per me una protagonista così è sinonimo di incazzatura perenne, di fastidio cosmico accecante, di antipatia totale. Reese ha una personalità che cozza con la mia, ma - e qui si entra nel reame del divino - il miracolo è arrivato nel momento in cui la Tucker comincia a farla interagire con Ben.
All'improvviso Reese, da acida stronza ubriacona, diventa divertente, energica e a tratti fragile e tutto perché Ben - lo stesso Ben che ha popolato gli altri romanzi - ha una personalità universale che va bene con tutti e che rende tutti migliori. Se Ben è divertente, lo è anche Reese, se Ben è serio, lo è anche Reese, se Ben scherza con battutacce lo fa anche Reese. Ben praticamente ha salvato il romanzo. L'avvocato/buttafuori che ha la lingua lunga, ma un corpo da dio del football, e che se riesce a stare due giorni senza fare sesso ha una crisi d'identità è il salvatore di CRPO.
Nel momento in cui i due cominciano a fare sul serio con le schermaglie, il mio fastidio è calato fino a scemare completamente verso la fine. Non ho riconosciuto quasi nulla della Tucker degli altri romanzi - qui la parte drammatica è veramente circoscritta - ma ho apprezzato questo lato irriverente, questo voler alleggerire la tensione con dialoghi che vivono di botta e risposta e, per grazia divina, un mini dramma che ha il sapore della realtà.
In fondo in fondo, lo ammetto, Reese ha delle buone ragioni per essere com'è e, acidità a parte, a volte sa essere spassosa anche quando ha l'istinto di uccidere. Il matrimonio fallito con un emerito deficiente, una madre anaffettiva ed è pure cresciuta da sola, con tutti gli errori che una giovane può fare. Ben, invece, rimane sulla stessa impostazione che l'autrice gli ha dato: è un dongiovanni, è totalmente convinto che non valga la pena sistemarsi, fa sempre sesso, ma riesce a non farsi odiare da nessuno perché è una persona solare, generosa, trasparente. Ben non ti illude, non mente e non ti tratta male, in più ha sempre il sorriso sulle labbra e una battuta pronta sulla punta della lingua.
Non guasta che sia pure bello, biondo con gli occhi azzurri e muscoloso.
La storia è piuttosto prevedibile, ma non è una cosa negativa: con l'elemento instabile di Reese una sana love story che sa di romance adulto non può certo finire male. L'unica cosa che mi ha lasciata un po' meh è proprio questa aria da romanzo d'amore americano dove i due si trovano invischiati nella classica commedia fingiamo di essere fidanzati per poi finire sul serio ad amarsi. Cioè, va bene ne ho lette tante e funziona sempre, ma da un New Adult mi aspetto altro, ecco.
Con Cinque ragioni per odiarti la serie Ten Tiny Breaths è finita, anche se senza il classico botto almeno si è chiusa con il sorriso. 


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