11 febbraio 2016

Penelope Douglas
Non riesco a dimenticarti

Serie Fall Away 3
Titolo originale Falling Away

Trama

Newton & Compton
ebook | 4,99
K.C. Carter si è cacciata nei guai con la legge e adesso è costretta a trascorrere l’estate nel paesino in cui è nata, Shelburne Falls, per adempiere ai servizi utili alla comunità: così ha ordinato il tribunale. Ma non è l’unica difficoltà a cui deve far fronte al suo arrivo: al nome di Jaxon Trent risponde il peggior tipo di tentazione che si possa immaginare, ed è esattamente ciò da cui K.C. è riuscita a stare lontana fin dai tempi del liceo.
Lui però non l’ha mai dimenticata, anche perché è l’unica ragazza a non essere mai uscita con lui e ad avergli detto sempre di no. Jaxon è un tipo pericoloso sul serio, ma tra lui e K.C. l’attrazione è talmente forte che resistere diventa quasi impossibile…
"Mordimi. Picchiami. Urlami contro. Non mi importa. Voglio solo sentirti. Fammi dannatamente male, K.C. Lascia che veda come sei."

Commento
Up, down, almost up.
L'andamento di questa serie è totalmente imprevedibile e per niente costante. Il primo romanzo mi era piaciuto da impazzire, il secondo mi ha fatto salire il latte alle ginocchia mentre il terzo ancora non si è depositato nel cervello.
Quello che avrebbe dovuto segnare il destino mio e della Douglas non ha saputo farmi prendere una decisione. Da una parte Non riesco a dimenticarti mi è piaciuto, ma dall'altra non così tanto. Diciamo che il voto di mezzo esprime bene la mia indecisione - Penny ti sei salvata in corner, proprio.
Oggi pomeriggio - domenica, mentre scrivo - mi sono messa a pulire casa e, tra una passata di aspirapolvere e la pulizia del water, ho preso una decisione. Ho deciso di reinterpretare le sensazioni negative che ho avuto durate la lettura e filtrarle attraverso il mio buon cuore, perché altrimenti sarei rimasta accecata da queste cose e non avrei trovato spazio per quello che effettivamente mi è piaciuto.
Quindi, per farla breve, mi sfogherò per bene per depurarmi e tornare allo stato iniziale di pace emotiva e tolleranza letteraria.
K.C. - per chi, come me, se lo era scordato - è l'amica di Tatum, quella perfettina, un po' stronza, che aveva pensato bene di cadere nell'errore amica che se la fa con il bello dell'amica e non si è mai ripresa da quello scivolone. K.C. era, per me, uno di quei personaggi che l'autrice usa come scusa per mettere in moto eventi importanti per i protagonisti e che ha poco o niente da dire. Così, quando ho scoperto che era lei la protagonista ci ho messo un po' a ricordarmi chi fosse e a recuperare i pochi ricordi che avevo di lei. Esempio, la sua attrazione per Jaxon mi ha fatto cadere dal pero (ma lo aveva già inserito nei romanzi precedenti? Illuminatemi.).
Per forza di cose ho superato la perplessità iniziale e mi sono adattata alla storia. K.C. se n'era andata dal paesino seguendo il fidanzato Liam al suo ateneo. Bene, cornuta una volta, cornuta forevah, così K.C. di fronte all'evidenza dei fatti pensa bene di sbroccare e farsi arrestare per aggressione con un coltellino da burro. Condannata ai servizi sociali da scontare al paesino, K.C. torna a casa quasi felice. Quasi perché A- madre è una matta che pensa di vivere negli anni '50 e pretende una perfezione che esiste solo nella sua fantasia e scarica la figlia come una patata bollente. B- la sua unica amica, Tatum, non è nemmeno a casa per cui non solo è ospite/scroccona, ma non ha nemmeno modo di scusarsi e riprendere l'amicizia. C- l'idea di rivedere il suo guilty pleasure Jax la sbomballa all'inverosimile, tra fastidio e arrapamento.
Bene, io ero rimasta a Jaxon piccinino, che faceva cose con la madre di Fallon (o di Madoc?) e smanettava con i pc. A quanto pare il ragazzetto si è sparato una dosa extra di crescina ed è diventato un gigante super figo super muscoloso allergico alle t-shirt, super invischiato con il padre gangster di Fallon e boss del paesello. E Jaxon vive nella casa che fu di Jared, quindi sta proprio di fianco alla povera K.C. e ai suoi ormoni in subbuglio.
Tralasciamo tutta una serie di scene che hanno fatto scattare l'allarme deja-letto - perché ce ne sono fin troppe - e buttiamoci subito sull'aspetto che più mi ha delusa del romanzo. Se l'elemento sesso fosse stato meno invadente, meno esplicito, meno esagerato e, sì, meno volgare, avrei accettato tutto e avrei persino dato un voto più alto. Ma così come stanno le cose non ce l'ho fatta.
Io leggo veramente di tutto, ma credo che ogni genere debba rispettare le regole silenziose imposte, soprattutto nella scelta del lessico. E ve lo dico, nonostante non mi scomponga di fronte alle scene più spinte, un lessico orrendamente volgare - o gratuitamente volgare - riesce a raffreddarmi in zero secondi. Vi faccio un esempio. Se un romanzo ha una forte componente erotica, se i protagonisti sono perennemente allupati e fanno cose in vari e pittoreschi modi a me va anche bene ma tollero - e sottolineo tollero - un lessico volgare solo ed esclusivamente dalla parte maschile. Ora, sicuramente se lo avessi letto in lingua originale questa cosa mi avrebbe disturbata di meno, ma in italiano leggere di K.C. che si riferisce alle sue parti intime con figa mi ha fatto esplodere la testa. No, per me è no e basta e tutta la scena scade nel trash e ho solo voglia di bruciare le pagine e fare un discorsetto a chi ha tradotto.
Se poi, a questo, aggiungiamo che Jaxon è una macchina del sesso che - pare - necessiti di almeno due femmine per soddisfare le sue voglie e K.C. che ha in testa solo sessosessosesso e niente altro per un bel po' di pagine capirete anche voi che la storia perde quel briciolo di credibilità e passa dall'essere un new adult ad un erotico con un battito di ciglia.
Ma va bene, è okey che i personaggi debbano sfogare anni e anni di attrazione repressa e che K.C. sbarelli di fronte a questo pezzo di manzo che gira sempre mezzo nudo in qualsiasi condizione atmosferica e sociale. Non so se persino io continuerei a fare pensieri puri se il mio vicino fosse Jax, ma di sicuro non penserei alle mie parti intime con certi termini.
Ora che mi sono tolta il dente e il dolore, posso finalmente concentrarmi su quello che mi è piaciuto del romanzo. K.C., con tutti i difetti che la Douglas le ha appioppato, è un bel personaggio. Mi è piaciuta molto la sua storia che - in altre mani - avrebbe avuto una potenza drammatica sicuramente più elevata, ma che così riesce a riprendere il filo della lettura e a dare un senso a tutto. K.C. in realtà non è K.C. ma Juliet. E chi è Juliet se non una personalità schiacciata da anni e anni e anni di obblighi e forzature dei suoi genitori? Ovvio che Juliet, appena mette la testa fuori dal guscio, non abbia la benché minima idea di chi sia, di cosa voglia dalla vita, di come voglia essere. La K.C. che si veste bene, quella che guarda Jaxon dall'alto in basso e che non riesce a liberarsi del socialmente accettabile è una bugia, mentre la Juliet che scopre di sentirsi a suo agio con jeans e converse è quella vera, la persona che avrebbe dovuto esserci fin dall'inizio.
Il percorso di Juliet è forzato dalla mano di Jaxon che, pare, sappia esattamente quali sono i tasti da schiacciare per farla esplodere e per farle esplorare i suoi desideri. Dall'attrazione Jaxon tira fuori una sorta di impegno che pretende tutto da Juliet e da lui poco o nulla.
E quindi passiamo a Jaxon. Jax è il fratello di Jared (epic crush) ed è - o meglio era - il piccolino del gruppo. Minore di solo 1 anno rispetto al resto del gruppo, Jax è un anziano nel corpo di un giovane, con tutto quello che ha passato da piccolo. Eppure, per quanto a volte sembri un adulto, spessissimo cade negli errori comportamentali degli adolescenti. Jax tratta Juliet come se fossero adulti, ma reagisce ai sentimenti come un bambino spaventato: vuole tutto ma ha paura di prenderselo. I sentimenti, in un certo senso, sono ovattati perché l'autrice ha preferito scambiarli con il sesso, con l'attrazione fisica e con lo sfogare bollenti spiriti e rabbie represse.
Don't get me wrong, Jax è un gran figo e Juliet potrebbe essere un gran bel personaggio, ma tutto si perde in questa bolla dove l'unica frustrazione che mi è concessa è quella del drama mancato, dei sentimenti che ci sono, si intravedono, ma vengono subito nascosti e che spuntano fuori alla fine perché, si sa, si amano giusto per chiudere una storia che altrimenti avrebbe la consistenza di umori corporei e addominali scolpiti.
Lo so, a leggere questa pappardella sembro una zitella repressa inacidita, invece no ve lo assicuro. La mia acidità non è altro che tristezza perché Non riesco a dimenticarti ha del potenziale, ne ha un sacco, ma la Douglas ha deciso di prendere una strada ben specifica con questa serie e pare non ci sia verso di raddrizzarla. Mi terrò Mai per amore come ricordo, nella speranza che il quarto titolo - proprio su Tatum e Jared - non sia una delusione cosmica totale.

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