19 novembre 2015

K. A. Tucker
Quattro secondi per perderti

Serie Ten Tiny Breaths 3
Titolo originale Four Seconds to Lose

Trama
Newton & Compton
pag. 384 | € 9,90
Cain ha ventinove anni e gestisce il suo strip club, l’unico locale in città in cui non gira droga e le ragazze non si prostituiscono. Lui cerca anzi di proteggerle come può, senza tuttavia farsi mai coinvolgere personalmente. La regola numero uno per Cain è tenere gli affari di cuore, e di letto, fuori dal Penny’s. Ma quando la bionda Charlie Rourke entra nel suo ufficio per un colloquio di lavoro, le cose si complicano… La giovane Charlie è fatalmente attratta dal suo capo tenebroso, anche se qualcosa di molto più grande di lei richiede la sua attenzione e non c’è tempo per le storie d’amore: travestimenti, appuntamenti segreti, viscidi trafficanti di droga e un passato avvolto nel mistero sono il pane quotidiano della bella spogliarellista. Un incontro ravvicinato bollente e inatteso cambia le cose per tutti e due, ormai travolti dalla passione. Ed è proprio per proteggere il suo grande amore che Charlie dovrà fuggire lontano, lontano da lui…
Un mese fa, mentre pensavo a questo - lasciarmi tutto il passato indietro e iniziare completamente daccapo - mi ero sentita percorrere da una sensazione di euforia. Come delle serrature che si aprono, delle catene che cadono a terra ed essere in grado di correre senza mai guardarsi indietro. Tuttavia, adesso che stava accadendo sul serio, non come lo avevo previsto, ma comunque accadendo, mi sento in qualche modo più in trappola di prima.
Non avrò nessuno.
Non avrò niente
.
Commento
Quando leggo la Tucker, non so perché, entro in un mood assolutamente oscuro.
Ho guardato la copertina di Quattro secondo per perderti - per inciso, bellissima - mi è salito il sorriso sulle labbra e ho anticipato l'inizio della lettura, quasi euforica. Poi ho superato le prime pagine - ne bastano veramente poche - e l'aria frivola e leggera che mi accompagnava si è trasformata in una nebbia di tristezza e di oppressione. Non lo dico in senso negativo di per sé, la Tucker e i suoi romanzi non sono deprimenti o brutti. Sono solo molto, ma molto complessi.
Il ventaglio di emozioni che le sue storie suscitano raramente include la spensieratezza e la facilità dei romanzi d'amore, per favorire tutta una serie di sensazioni che vanno dal dolore vero e proprio - strascico dell'esistenza stessa dei personaggi da lei creati- alla felicità amara, quella grattata via dalla realtà schifosa.
Insomma, leggere la Tucker porta sempre con sé un effetto collaterale ed è meglio ricordarsene prima di affrontare uno dei suoi romanzi. Io, purtroppo, me lo ero dimenticato perché il secondo romanzo, Una piccola bugia, mi era rimasto impresso per la sua dolcezza e mi ero convinta che tutti fossero come quello. Sbagliato.
Oscillando tra depressione totale e dolcezza, la Tucker torna al primo senza tante cerimonie e il colpo emotivo che mi sono presa mi ha lasciata giù di tono. Con questa filippica non voglio scoraggiare la lettura di questa autrice - bravissima, io la compro a scatola chiusa - ma solo dare un consiglio: leggetela quando niente può deprimervi, altrimenti dotatevi di una scorta di cioccolato per rimediare al calo di sorrisi perché a questo giro la storia è un pantano e se ne esce con il rotto della cuffia.
E così arriviamo al pantano vero e proprio. Charlie è giovanissima, ha appena compiuto 18 anni e conosce un solo tipo di vita, un solo tipo di amore, un solo tipo di padre e sono tutti sbagliati. Vive come una schiava ignara, affamata di ogni briciolo di affetto persino quando viene dal patrigno, un uomo che non batte ciglio quando la obbliga a fare da corriere della droga. La sua realtà è distorta, le sue emozioni oppresse sotto ad uno strato di nulla, perché l'inespressività è salvezza. Solo quando esce dal controllo diretto di Big Sam Charlie capisce che il mondo è tutta un'altra cosa e che lei non ne ha mai fatto parte, peccato che non sappia come uscire dal giro e salvarsi.
Il piano che Charlie mette in atto è talmente ingenuo che si capisce subito che, da sola, non potrà mai salvarsi. Vivere una doppia vita: da una parte la brava topolina che fa le consegne, dall'altra la formichina che raccimola ogni monetina per scappare. Quando entra dal Penny's per cercare lavoro come ballerina la realtà diventa chiara: Charlie non ha lo stomaco per resistere su entrambi i fronti e comincia a cedere, la sua imperturbabilità si crepa di fronte alle nuove amicizie fatte al lavoro e di fronte a Cain, il suo capo super gentile e super affascinante.
Di Cain si potrebbero dire molte cose ma io mi concentrerò su una: il suo io passato è più interessante del suo io presente. Non vado matta - anzi proprio non sopporto - i personaggi che vogliono salvare il mondo, quelli che vivono nel senso di colpa e vogliono rimediare facendo i buoni samaritani. Non apprezzo, tra l'altro, i protagonisti maschili con la sindrome del cavaliere dall'armatura scintillante che, di fronte ad una donna in difficoltà, non capiscono più niente. Se uniamo le due cose è facile capire come Cain sia stato, per me, un eroe non eroe, di quelli che leggi e che apprezzi nel contesto della storia e come parte di una coppia. Da solo Cain, a me, non ha detto granché. Quindi, il suo passato è mille volte più intrigante del suo presente e, francamente, lo rende anche più eccitante. Cain si redime un po' verso il finale, ma anche così rimane un personaggio che non buca le pagine. Come coppia Charlie e Cain sono niente di speciale, funzionano e sono coerenti con la storia, ma di emozioni forti aimé c'erano solo le ombre.
Purtroppo ho dovuto dare un voto bassino non tanto per la parte romantica che, a modo suo, va benissimo ed è perfetta così com'è, quanto per il ritmo, per la presenza opprimente del pericolo e della malavita e, dulcis in fundo, del finale all'acqua di rose che stona con le due cose appena dette.
Se la storia si basa sul pericolo vissuto dalla protagonista e sulla sua doppia vita come corriere della droga, è naturale che queste occupino una parte importante del romanzo e che servano da propulsori per muovere storia e personaggi. Non mi fa impazzire la presenza invadente di questo aspetto, ma lo accetto perchè fa parte di Charlie, però non accetto che il finale si risolva in un modo così superficiale e facile, come se per tutto il libro l'autrice avesse dato il massimo per trovarsi alla fine senza voglia né energie per proseguire sullo stesso livello. Infatti, come dicevo, il ritmo è in funzione dei contenuti ed è lento, opprimente, per niente scorrevole. Quattro secondi per perderti si legge bene - è scritto da Dio, come sempre - ma richiede pazienza e accettazione per il buco lasciato dal coinvolgimento emotivo. Il fatto che segua un certo ritmo e un certo spirito per la sua maggior parte e che questo, nel finale, lasci spazio ad un tono più leggero e romantico - e poco curato - mi ha un po' smontata.
Detto così sembra che il romanzo non mi sia piaciuto per niente. Non è così, perché è un libro scritto bene e interessante anche se, per me, ci sono dei difetti che non me lo hanno fatto apprezzare al 100%. Rispetto ai primi due titoli della serie Quattro secondi per perderti è meno coinvolgente ed appassionante, ma si fa leggere. Per me non è abbastanza per dare un voto alto, però. Molto a malincuore, lo metto per ultimo nella scala di gradimento.

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