28 settembre 2015

Virginia De Winter
L'ordine della Croce

Serie Black Friars 3
Trama
Fazi | pag. 517 | € 18,00
Eloise Weiss è alle prese con il misterioso ritrovamento di uno scheletro di un giovane ragazzo, la cui identità è ignota, e questa volta non potrà ricorrere ai suoi poteri di evocatrice ma solo alle sue conoscenze mediche. Dalle indagini emerge a poco a poco un'oscura e inquietante verità: le ossa rinvenute sono solo il coperchio di un vaso di Pandora che sigilla i segreti più oscuri della Vecchia Capitale; segreti di personaggi potenti disposti a tutto pur di mantenerli tali. In Aldenor intanto il re Fabian Vambenberg è gravemente ferito, e il suo erede Axel, fidanzato di Eloise, è costretto a tornare lasciando sola Eloise in questa che si preannuncia come la missione più rischiosa della sua vita. Un mistero irrisolto, una città dai mille segreti, l'ultimo viaggio nel mondo di Black Friars.


"Siete splendido", disse. Non era un complimento, era una constatazione, e Bryce non batté ciglio. "Una bellezza che ho ammirato tante volte dal fondo di uno specchio", aggiunse. "Se desiderate conservarla per sempre, senza che sfiorisca come le vostre rose, cercatemi dietro il vostro riflesso, sarò lì ad attendervi".
"Attendereste invano", ribatté Bryce, pronto ma con la massima cortesia. "Ho sempre pensato che la perfezione delle rose fosse insita nella loro caducità. Quando la mia bellezza sarà sfiorita, nel ricordo sopravviverà ancora più fulgida di quanto sia realmente stata".
Commento
This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend, the end
Of our elaborate plans, the end
Of everything that stands, the end
No safety or surprise, the end
I'll never look into your eyes
Again
Come soffro. Soffro so very much in questo momento che non ve lo sto nemmeno a spiegare. Soffro così tanto che mi sono pure messa a cantare i Doors nonostante non mi piacciano. Insomma, sto' messa uno schifo.
Sì, lo so, non è sempre un male che una serie finisca, solo che quando succede e io non sono pronta ci soffro, ecco.
Ci soffro perché vorrei sapere tutto di tutti, perché avrei voluto storie per ognuno dei personaggi, perché il mio lato ficcanaso/morboso non è soddisfatto finché non conosce pure il colore delle mutande dei personaggi, perché voglio andare avanti ad oltranza anche quando la fine è citofonata, arriva e chiude baracca e burattini.
Per fortuna, però, c'è modo e modo di finire una serie. Prima di tutto, perché il lettore non soffra troppo, non bisogna avere tanti titoli: si perde non solo l'interesse (sempre che l'editore continui a pubblicarla), ma si rischia di scordare i dettagli della trama, i collegamenti e gli avvenimenti che danno senso a tutta la storia.
Come seconda cosa assolutissimamente necessaria si devono chiudere le fila della storia: i blocchi narrativi portanti devono arrivare ad una risoluzione, le storie dei protagonisti devono - o dovrebbero - avere un lieto fine e i cattivi devono prendersi un sacco di mazzate.
Quando tutto questo viene rispettato e, in più, hai apprezzato ogni romanzo della serie, la sua fine è sempre dolce amara. Sei felice perché è giusto così, ogni cosa ha trovato il suo posto, ma senti la nostalgia che avanza e sai che prima o poi penserai ne avrei voluto di più.
Bene per me, che sono partita poco convinta, la serie Black Friars è stata una rivelazione. Della serie se tieni duro avrai grandi e magnifiche soddisfazioni.
Io ne ho avute un sacco, di soddisfazioni: due epic crush (Axel e Gabriel), una protagonista che mi è piaciuta moltissimo (Sophia) e una che mi è piaciuta nonostante non abbia fatto amicizia con me (Eloise), una serie lunghissima di personaggi che vorrei avere come amici e uno in particolare che vorrei fosse un'estensione della mia persona (Bryce). Ho avuto un'ambientazione oscura e gotica con quel pizzico di giovialità da taverna che illumina il buio, ho avuto vampiri - bellissimi, alla Anne Rice - ho avuto giustizieri incappucciati, matricole incontrollabili, duelli, magia, omicidi, sangue a fiumi, possessioni demoniache, amore in ogni forma, colore ed espressione; ho avuto un tripudio di sensualità lessicale e una vagonata di ironia, di dialoghi geniali, di battute al limite della spanciata e ho avuto una storia con un senso.
Badate bene, non faccio mistero della mia totale incapacità di intuire i risvolti oscuri e contorti di questa serie, eppure per me anche questa è una soddisfazione. Sì, ho seguito il filo conduttore, ho capito quali erano gli elementi più evidenti di tutto il marchingegno ideato dalla De Winter, ma ancora sento di non aver capito tutto. So che il mondo Black Friars ha tantissimo da dire, e so che non lo scoprirò mai, ed è una bellissima sensazione. E' come se fosse una realtà parallela, viva e in continua evoluzione. Una di quelle dove - forse - un giorno l'autrice potrà ritornare, pescare a caso un episodio e costruirci attorno un'altra serie.
Che sbrodolata colossale, eppure è genuina.
Dal voto si capisce che L'ordine della Croce non è il mio preferito in assoluto, ma anche così è chiaro che ho avuto esattamente quello che volevo. Finalmente - sentite il coro degli angeli che cantano Alleluja? - Eloise e Axel chiudono il loro percorso, anche se trovano sempre una miriade di ostacoli riescono a driblarli con grazia e fare cose contro le pareti di qualsiasi stanza del mondo *bollori*. E qui sono costretta ad abbracciare la Virginia perché graziegraziegrazie ci hai regalato qualche scena piccantella. Sono una vecchia maniaca, ma con Axel non ho freni. Abbiate pazienza.
Sophia e Cain prendono spazio nello snodarsi della parte finale e decisiva di fronte ad un nemico quasi intoccabile e indistruttibile: uno perché è il ponte fatto di ricordi tra il passato e il presente, e l'altra perché è la chiave per sbloccare un potere tale da smantellare qualsiasi minaccia.
Non ho colto le sfumature, ma il colore è troppo sgargiante per non vederlo. Quindi sì, qualche momento di panico l'ho avuto ma proseguendo con la lettura ho ripreso il ritmo e ho dimenticato qualsiasi intoppo ho trovato sulle pagine.
Menzione speciale e obbligatoria per Bryce. Come posso non amare un personaggio ipocondriaco, fissato con la perfezione in ogni cosa, capace di battute al limite tra cinismo e sociopatia e di una profondità di sentimenti tale da non poterla nemmeno esprimere? Come? COME?
La prima manifestazione del Presidio da queste parti sembra sia sempre una diabolica sciatteria.

[...] era inutile dire a Bryce Vandemberg che qualcosa, un giornom, avrebbe smesso di fargli male. Si portava immutati dentro di sé i suoi dispiaceri da sempre, nascondendoli dietro l'eterno sorriso per riuscire ad affrontarli nell'unico modo che conosceva. Da solo.

Mi sarebbe tanto piaciuto avere un romanzo con Bryce come unico protagonista. Non necessariamente sullo stesso modello di Axel, di Sophia, di Eloise, ma avere la possibilità di vederlo padrone della storia, della scena e del lettore. D'altronde sono anche costretta ad accettare le scelte dell'autrice, quindi mi piego di fronte al poco - ma bellissimo - di Bryce che c'è nei romanzi e mi accontento.
Lo so, lo so, ancora una volta ho scritto un commento senza ordine né struttura, ma cosa ci posso fare? La De Winter prosciuga completamente le mie energie, come una dose massiccia della tua droga preferita: una botta di beatitudine che rade al suolo ogni guizzo di attività cerebrale e lascia attivi solo i muscoli facciali per sorridere.
Ci ho messo un po' ad abituarmi al tuo stile, cara la mia Virginia, ma una volta che ci sono riuscita quasi mi sono rovinata. Ora cerco l'opulenza e la ricercatezza lessicale, se non le trovo mi viene il nervoso. Cerco una sottigliezza che molti autori non hanno, smaniosi come sono di dire tutto e subito. Mi hai rovinata, ma ti adoro lo stesso.
E comunque tutti quelli che lisciano il fantasy straniero, prima di vomitare veleno sugli italiani dovrebbero stare zitti cinque minuti, leggersi un capitoletto di Black Friars e mettersi un cilicio. Se non è un'ottima serie gothic fantasy (ma esiste questo genere?) questa, allora niente lo è!

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