27 luglio 2015

Chiara Cilli
Soffocami

Serie Blood Bonds 1
Trama
ebook | € 4,99
Avevo tutto ciò che ho sempre sognato.
Non ho mai avuto la vita che sognavo.
Avevo lavorato sodo per arrivare dov'ero.
Violenza, soprusi e crudeltà mi avevano segnato per dieci anni.
Ero pronta a portare l'azienda di famiglia ai vertici del successo.
Ero pronto a saziare la mia vendetta contro chi aveva abusato di me per lungo tempo.
Poi mi hanno rapita.
Così ho preso la figlia di Nikolayev.
Ora devo sopravvivere a un uomo che mi consuma l'anima.
Non importa quanto lotterà, non ha scampo.
Non posso lasciare che mi soffochi con la sua presenza letale.
Perché la ucciderò.

Commento
***spoilers***
Parola d'ordine menamose duro.
A quanto pare Miss Cilli - come dicono gli ammericani - popped my dark romance cherry. Sono, o dovrei dire ero, una verginella del genere, avendo solo assaggiato qualche romanzo a tema dark, quindi Soffocami è stato il mio primo. Miss Cilli ha subito messo le mani avanti: se non ti piace mollalo, se è troppo estremo non ti preoccupare, eccetera eccetera, però mi aveva messo così tanta curiosità addosso che mi ci sono messa d'impegno e l'ho finito anche in breve tempo.
Devo fare la moralista e dare un warning iniziale? Non ne sento particolarmente la necessità ma, visto che qualche anima pia ogni tanto mi legge, lo faccio.
Quanto è dark Soffocami? Nella mia modesta conoscenza del genere darei un bel 8. Direi che non si tira indietro per niente sui temi forti, non si censura e non si giustifica. Quindi, se avete lo stomaco deboluccio, se vi aspettate una finta brutalità e un romanticismo stucchevole camuffato che spunta fuori per salvare capre e cavoli beh, mollate il colpo e compratevi una Mary Balogh e facciamola finita. Se, invece, vi sentite avventurose e se non vi scandalizzate allora provateci. Poi se non vi piace è un altro discorso ancora, ma prima si deve arrivare alla fine.
Eccomi, quindi, a spiegare la mia parola d'ordine per questo romanzo. I due protagonisti si menano forte, e non uno schiaffetto indignato da parte della signorina o uno spintone da parte di lui, si prendono a calci, pugni, morsi. La violenza c'è e si vede, si sente ed è la componente più importante della storia. Si fa fatica ad accettarlo? Direi di no e per due motivi. Il primo è che la presenza massicia e invasiva - brutale, estrema - della violenza è coerente con la storia e con la strutturazione della trama; il secondo è che c'è uno strano equilibrio nella distribuzione del dolore fisico. Ciò che inizia come una situazione vittima/carnefice si trasforma sottilmente in vittima che è vittima ma picchia duro e fa un sacco male/carnefice. E' chiaro, però, che se non si sopporta la violenza è inutile stare a considerare questo romanzo. O la superi e procedi oppure molla e basta, non ha senso farsi del male.
Veniamo alla storia. Alexsandra è giovane, bella, ricca e di buona famiglia. Lavora nella scuderia di famiglia ed è non solo competente, ma fortunata. Non ha un pensiero al mondo e la sua vita è bellissima. Durante una serata di gala incontra un uomo affascinante ma inquietante che la destabilizza, portandola ad isolarsi dalla folla e a finire dritta nelle braccia di un altro soggetto ancora più temibile che la tramortisce e la carica su una macchina. Al suo risveglio Alexsandra si trova di fronte i suoi rapitori che le sbattono in faccia una realtà che da subito non ha nessuna intenzione di accettare: sarà una vittima sacrificale da immolare sull'altare della vendetta personale. Si scopre, così, che il padre di Alexsandra era un pedofilo stupratore, particolarmente appassionato di un bambino di nome Henri, i cui fratelli André e Armand non sono altri che i suoi rapitori. Henri la vuole uccidere e spedire al suo aguzzino il cadavere di Alexsandra e chiudere i conti con il suo passato.
Ma non è così semplice: Henri, André e Armand sono dei veri e propri signori della tratta delle donne. Ognuno ha il suo ruolo e ognuno ha le sue caratteristiche. Armand è il manager dell'azienda, André addestra le ragazze per farle diventare delle killer professioniste e Henri è specializzato nel piegare a suon di stupri le ragazze da vendere come prostitute.
Alexsandra finisce nel mezzo, dritta dritta dalla padella alla brace. Henri, il suo aguzzino, è uno psicopatico che la minaccia di morte ad ogni secondo, la picchia brutalmente, la sodomizza, la violenta, la mortifica ma che, allo stesso tempo, esercita su di lei una strana attrazione.
Alexsandra non è una vittima passiva, non rimane immobile e non subisce senza cercare di scappare o di ferire gravemente, eppure risente della classica Sindrome di Stoccolma e si infatua del suo aguzzino. Naturalmente, tra un manrovescio e un pungo, Henri ci infila dentro una sorta di vulnerabilità e di passione che destabilizza il loro rapporto e cambia il registro delle loro interazioni: se prima lui era al 100% malvagio, ora vacilla e si lascia andare a esternazioni di un'ossessione che esclude alla grande la morte di Alexsandra e apre la possibilità ad una relazione, malata ma pur sempre relazione.
Così, a grandi linee, la storia si svolge tra una violenza, un pungo, una tentata fuga, sangue che scorre a fiumi, morti seminati in tutto il castello e una chiusura finale che cancella ogni dubbio su quanto Alexsandra sia una spaccaculi e lascia spalancata la porta per il seguito.
Dal punto di vista qualitativo, al di là della storia, devo dire che la Cilli mi ha sorpresa: scrive bene, non ci sono strafalcioni, non ci sono buchi di piattume e di noia e, tutto sommato, c'è una certa ricercatezza nel lessico. Ecco, se devo fare una critica scelgo il lessico. La trama è brutale e, secondo me, necessitava di un lessico forte e secco e non delle raffinatezze della varietà o di termini elaborati, ricercati e fin troppo altisonanti che la Cilli scarica a vagonate nel testo. Si crea una sorta di controsenso: una scena di violenza o un pensiero orrendo del protagonista non esprimono al meglio la loro essenza con termini eleganti, mentre una brutalizzazione del lessico avrebbe dato ancora più grinta al romanzo.
Altro piccolo appunto alla Miss Cilli: ti piace così tanto il verbo ghiacciare? Ad un certo punto ho pensato di averlo incontrato mille mila volte nel testo e un po' di è venuto a noia; così come le ripetitive e corsive rafforzative tra due elementi contrastanti che vanno bene, sì, ma solo a piccolissime dosi. Non che queste cose siano un ostacolo insormontabile, sto parlando di piccoli fastidi che sono del tutto personali, però magari - se Miss Cilli accetta il consiglio - meno sforzo tecnico e più spontaneità nello stile non fanno scadere la qualità del romanzo, lo rendono solo più genuino.
Bene, questo è quanto. Come prima vera esperienza di Dark Romance ne sono uscita tutta intera e per niente schifata. Magari, un giorno, tenterò qualche altro titolo (me ne hanno scaricati addosso una quantità da non credere), certo è che questo nuovissimo genere del romance non è esattamente il mio preferito, non mi ha toccata granché. Ci riproverò, per il gusto di farlo, ma non lo farò con l'entusiasmo che provo per altri generi.


3 commenti:

Chiara Cilli ha detto...

Che le mie doti nascoste di veggente abbiano previsto questo caldo assurdo e quindi abbiano inviato un messaggio al mio subconscio per suggerirmi di fare scorte di montagne di ghiaccio??? Ahahahahahahahahah potrebbe essere! :P
BTW, grazie mille per questa interessante e costruttiva recensione, Mira :D ♥ Cercherò di mettere in pratica i tuoi suggerimenti finali ;)

Miraphora ha detto...

Le vorrei adesso le montagne di ghiaccio :D

I miei consigli prendili con le pinze, se a te certe cose vengono così non stare a forzare la mano, sii te stessa e basta ^_^

Chiara Cilli ha detto...

Quello del ghiaccio di sicuro! Anche perché io non me ne accorgo nemmeno, se lo uso spesso, quindi grazie per avermelo fatto notare :P