11 giugno 2015

Tabitha Suzuma
Proibito

Titolo originale Forbidden

Trama
Mondadori | pag. 360 | € 16,00
Lochan e Maya sono fratello e sorella. Lui ha 18 anni, è chiuso e solitario; lei ne ha 16, è sensibile e molto più matura di quello che la sua età richiederebbe.
La loro ragione di vita, la loro preoccupazione più grande, è prendersi cura dei tre fratellini minori, allo sbando da quando il padre li ha lasciati e la madre si è abbandonata all'alcool.
Sempre insieme, sempre vicini, sempre più complici. Un legame che rischia di trasformarsi in un dolce sentimento e una fatale attrazione.
"Possiamo amarci" deglutisco con forza, per allentare la stretta alla gola. "Non ci sono leggi per i sentimenti. Siamo liberi di amarci con tutta l'intensità e la profondità che vogliamo. Nessuno, Maya. Nessuno potrà mai portarci via questo."
Commento
E' finita. Basta, non ho più energie.
Che questo non fosse un romanzo leggero lo sapevo. Ero ben consapevole di andare incontro ad un buco nero di dolore, eppure non ho esitato. Anche adesso, con le lacrime agli occhi, non rimpiango nulla.
Non rimpiango lo sforzo di affrontare il romanzo con una mente aperta ed esserci riuscita nonostante le difficoltà; non rimpiango di essere andata contro la morale, contro le mie stesse convinzioni, ed aver accettato nel cuore prima che nella testa l'amore di Maya e Lochan; non rimpiango la tristezza e la disperazione che l'autrice riesce a trasmettere, non rimpiango i pochi momenti di serenità e non rimpiango il dolore.
E' strano pensare di poter apprezzare un romanzo così impegnativo e così doloroso senza criticarlo in qualche modo. Di solito gli strascichi emotivi, soprattutto quelli negativi, lasciano un senso di risentimento verso l'autore, come se questo avesse la responsabilità di farti sentire felice e basta. Aspettarsi solo cose belle da una storia è un insulto alla letteratura, è un limite osceno all'espressività di una persona, è un ostacolo all'esplorazione di storie che devono essere raccontate nel bene e nel male.
E' per questo che Proibito mi è piaciuto così tanto. Non ha limiti, racconta la storia senza censurarsi, senza preoccuparsi di ferire, offendere, sconvolgere. Non si cura di smussare gli spigoli, di abbellire e di modificare per rendere tutto socialmente accettabile. Questo romanzo non nasconde la sua natura e non prega il lettore di sorridere, di accettare, di amare: lo devi prendere così com'è perché è questa la sua essenza.
Proibito è sicuramente un romanzo difficile e molte persone non vorranno leggerlo. Vuoi per il tema incestuoso, vuoi per il finale drammatico, affrontare un libro che sai con certezza essere controverso diventa quasi impossibile. Probabilmente a causa della sua natura, il tema dell'incesto è quello che frena le persone, eppure è fondamentale perché è l'essenza stessa di questo libro, è la ragione per cui lo si dovrebbe leggere.
Non abbiate paura, non c'è niente di morboso e di osceno in questo romanzo. L'incesto è qualcosa che assume il suo nome per pura convenzione, ma nella realtà è il risultato di una situazione troppo particolare e complessa per poter essere incastrata in una definizione socialmente comprensibile.
L'amore che emerge dalle parole e dai pensieri dei personaggi è così assoluto, così forte, così strettamente legato alle circostanze che non può essere imbrigliato e convogliato verso un amore fraterno. Non è sufficiente per Maya e Lochan, non è quello che hanno costruito durante la loro breve vita. E' colpa del dolore, delle difficoltà, della solitudine. E' colpa di un padre che li ha abbandonati, di una madre alcolizzata e mai presente, è il terrore che i servizi sociali li separino, che la loro famiglia venga sbriciolata, è il peso dell'essere padre e madre, prima di essere fratello e sorella, è colpa dell'essere diventati adulti troppo in fretta. Troppe cose gravano su Lochan e Maya ed entrambi trovano conforto nel loro rapporto. Non c'è niente di sporco, niente di innaturale, perché semplicemente Lochan e Maya sono due persone che sono cresciute insieme e che - per caso, o per sfortuna - condividono lo stesso sangue. Non sono fratelli, sono due metà di un intero divisi dalla biologia, dalla natura umana.
La cosa più toccante di tutto il romanzo non è - come si può pensare - lo struggimento di un amore proibito. E' il dolore che i due personaggi provano sempre, dal momento in cui si svegliano la mattina, a quando vanno a dormire la sera e tutte le ore che stanno nel mezzo. Ogni minuto porta una nuova sofferenza: il pensiero dei fratellini, dei soldi, dei servizi sociali, di una madre degenere e di un amore che sanno essere sbagliato ma che non riescono a cancellare.
Tra i due personaggi quello che ho amato con tutte le mie viscere è stato Lochan. Non per la sua avvenenza, che c'è, ma per la sua fragilità. Le sue paure, il terrore totalizzante di affrontare le persone, le sue crisi, le sue reazioni così vere, così potenti da risucchiarti completamente nel suo buco nero. Ogni secondo di dolore, ogni pensiero, ogni briciolo di felicità scorrono nelle pagine e nel cuore del lettore fino a che senti le stesse cose che Lochan prova, in una comunione di dolore che mai mi era capitata di provare. Ad un certo punto, durante la lettura, l'incesto in quanto tale diventa talmente irrilevante che ci si dimentica completamente quanto è contro natura o sbagliato, perché ci sono - realisticamente - cose ben più gravi, ben più insormontabili di un sentimento. Per esempio la morte.
Ed è qui che mi fermo, è qui che non riesco ad andare avanti. Perché per quanto abbia sofferto per l'amore di Lochie e Maya, per quanto le loro paure mi abbiano piegata, niente mi ha potuto preparare al finale. Un livello di incredulità mista a devastazione tale non l'avevo mai provato, per un romanzo.
Dal punto di vista stilistico è un romanzo maturo, con una proprietà di linguaggio e una varietà di lessico che, in un certo senso, stona con il target d'età. Forse ci vuole una certa maturità per apprezzare l'impatto di certi periodi, forse ci vuole una certa predisposizione mentale perché le parole vengano assorbite dal cervello. Non so, forse è tutto talmente potente - storia e stile - che non c'è modo di esprimere i sentimenti che ti suscita.
La sublime perfezione delle frasi, il modo in cui l'autrice associa le parole per creare sensazioni e per esprimere i pensieri e i sentimenti dei protagonisti è bellissimo. E' un dolore bellissimo, che ti fa piangere e ti fa provare qualcosa ben al di là del semplice coinvolgimento per la trama. Del resto Tabitha Suzuma è una scrittrice che riversa parti di sé nella storia. Conosce bene gli stati d'animo del suo Lochan, comprende le sue paure, le sue paranoie e la fisicità del suo disagio: niente è fine a se stesso, così come niente è inventato di sana pianta. Nel suo sito, infatti, una pagina è dedicata alla sensibilizzazione di un problema che la interessa in prima persona: la depressione.
Non me la sento di sbandierare ai quattro venti questo romanzo, non riesco a sradicare le mie impressioni e, in un certo senso, esorcizzarlo. Purtroppo quando sento troppo un romanzo non riesco a parlarne, quindi questo dovrebbe essere un giudizio sufficiente - per chi mi conosce. L'unica cosa che so è che Proibito ha preso un pezzettino del mio cuore e lo ha sbriciolato.

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