25 maggio 2015

Lauren Oliver
Requiem

Serie Delirium 3
Trama 
Piemme | pag. 336 | € 17,00

Mi chiamo Lena e sono infetta, perché mi sono innamorata di Alex in un mondo in cui l'amore è considerato una malattia, e come una malattia viene curato. lo e Alex siamo scappati, ma poi ci hanno separati. Io sono andata avanti, ho incontrato Raven e gli altri ragazzi della Resistenza. Ho imparato a combattere per quello in cui credo, a lottare per essere davvero me stessa. E ho incontrato Julian che è il ragazzo più dolce del mondo e mi vuole con sé. 
Poi però Alex è tornato, quando pensavo di averlo dimenticato, quando mi ero convinta di riuscire a fare a meno di lui. E ora, mentre il mondo attorno a noi cade a pezzi, io sto male, e penso che forse avevano ragione loro: l'amore è davvero una malattia!
[...] le persone sono nuove ogni giorno. Non sono mai uguali, le devi reinventare in continuazione, e anche loro si devono reinventare.
Commento
***Spoiler***
Cos'è successo? Cosa diavolo è successo?
Seriamente, qualcuno mi aiuti ad elaborare questo romanzo altrimenti rischio una crisi isterica.
Tanto per cominciare non mi spiego il calo drastico - drammatico - di coinvolgimento. Ho letto questo libro senza emozionarmi mai, MAI. Sono arrivata alla fine con un senso di delusione forte, con le mie più rosee previsioni schiacciate e demolite, costretta a ridimensionare il voto di una serie che pensavo sarebbe stata una delle mie preferite.
Già Chaos mi aveva lasciata interdetta, con quel suo ritmo lento e quella trama che conclude poco e solo alla fine, ma Requiem - l'ultimo della serie - avrebbe dovuto condensare tutto, avere un ritmo quantomeno sostenuto, una trama ricca, una chiusura completa, esaustiva, niente mezze misure.
Eppure ciò che ho letto è stato tutto tranne che soddisfacente. Tuttora, dopo qualche giorno, faccio veramente fatica a ricordare alcune parti, a riprendere le sensazioni e a scrivere un commento quando il romanzo stesso mi è passato attraverso senza lasciare traccia.
E' un dramma, questo. E' una tragedia, considerando che ero convinta di avere tra le mani la fine giusta. Magari non quella che avrei voluto, ma giusta.
L'inizio di Requiem aveva tutte le carte in regola per partire alla grande: il ritorno di un personaggio chiave e la conseguente lotta interiore di Lena, la guerra che continua e le battaglie che aumentano, il disgregarsi della società dei curati, il senso crescente che qualcosa sta cambiando. Tutto lascia intendere che il romanzo viaggia spedito verso qualcosa di grosso, invece ogni aspetto rimane sciapo, passivo, blando e si limita a trascinarsi senza picchi di emozione, senza pathos, senza interesse.
Tanto per cominciare Lena rimane fossilizzata nello stato intermedio che ha raggiunto in Chaos: persegue lo spirito delle Terre Selvagge, brama la libertà, ma non riesce a scrollarsi di dosso il rimpianto di una vita semplice. Tiene Julian a distanza ma, quando ha bisogno di conforto, non ci pensa due volte a tornare nel ruolo della compagna innamorata e non si scompone più di tanto quando ricade nei sentimenti del passato. A questo punto o escludiamo Julian e facciamo il tifo per Alex, oppure si chiude la porta sul passato e si va avanti. No, la Oliver ricicla il personaggio di Alex (e il bagaglio che si porta appresso) quando non c'è altro con cui riempire la scena. Non c'è grande coinvolgimento e, lo dico a malincuore, non c'è lo struggimento sacrosanto per un amore perso e ritrovato, per un amore trascurato e per un amore senza futuro (o con un futuro incerto).
Se all'autrice il lato romantico non piaceva, tanto valeva toglierlo. Se Lena è rigida come un palo, se non si trasmette niente di quello che prova, allora è meglio lasciarle fare ciò che è capace: l'eroina di distopico, sola, insicura ma cazzuta. E tanti saluti ai cuoricini.
Alex, che ritorna alla fine di Chaos, sfoggia un lato oscuro più che giustificato, si comporta da carogna ma si limita a ignorare Lena, farsi gli affari suoi e poi sparire quando combina qualche cavolata. Ripescarlo una seconda volta nel finale, farlo tornare com'era - per non si sa quale motivo - giusto per regalare il lieto fino è una presa in giro. Stessa cosa per Lena, in finale decide che sì, dai, tutto sommato è ancora innamorata di Alex e Julian si perde letteralmente nel caos della lotta. Non sapremo mai che fine ha fatto, grazie tante.
La trama, poi, non conclude praticamente nulla. Ci sono le lotte, va bene, gli Invalidi si ribellano, i curati fanno la guerra, la gente muore eccetera, ma cosa si conclude? Niente. Non sappiamo cosa succede dopo, se il sistema viene rovesciato, se cambia davvero qualcosa, se a quella fine seguirà un cambiamento vero, sostanzioso. Non è necessario, ovviamente, che l'autrice ci dica tutto, ma che ci lasci un'idea ben precisa magari sì. O meglio, io me lo aspetto.
Di nuovo rispetto a Chaos, del resto, c'è poco e quel poco è tutto legato ai personaggi, non alla trama vera e propria. La madre di Lena che ritorna, il suo ruolo nella Resistenza e il rapporto con la figlia; Hana - il secondo punto di vista narrativo - è la controparte di Lena, e ci regala uno sguardo abbastanza dettagliato della vita da curata. E' una nota nuova e apprezzabile, considerando che ha una sua storia che si sviluppa quasi meglio di quella di Lena e ci permette uno stacco quando la noia fa venire il nervoso. La gestione dei personaggi secondari, poi, arricchisce quelle scene che altrimenti non avrebbero avuto nulla di nuovo da dire: Coral, Pippa, Raven e Tack tutti fanno la loro parte, ma non è abbastanza.
Non è abbastanza, come ultimo romanzo. Non è speciale, non è diverso, non ha un'identità forte, non mi ha lasciato nulla.
Naturalmente la mia delusione è legata alla sostanza e non alla forma, quella è sempre uguale, sempre precisa e impeccabile e non ho nulla da dire sullo stile della Oliver. Ma la qualità nella narrazione non è sufficiente quando hai poco da dire, quando i personaggi non proseguono la loro storia, quando la trama si consuma e arranca. Il finale, del resto, è affrettato, veloce, incerto e confusionario.
Ho iniziato la lettura convinta e fiduciosa eppure sono arrivata alla fine fortemente delusa, senza riuscire a trovare quel qualcosa di speciale che avrebbe cancellato l'amarezza.
In generale questa è una buona trilogia distopica, scritta molto bene con uno stile maturo e curato, con una profondità che spesso si perde e sfuma nell'inconsistenza di scene poco definite. I personaggi sono indovinati ma, nell'ultimo romanzo, non hanno modo di evolvere al meglio, di dire la loro fino alla fine e, cosa ancora più triste, non hanno la loro occasione di felicità genuina dopo le tribolazioni di tre romanzi.
Sono contenta di aver completato la trilogia e, probabilmente, terrò presente le prossime pubblicazioni di Lauren Oliver. Per ora è certo che mi darò a tutt'altro, nel tentativo di arginare la delusione.

2 commenti:

Alice Land ha detto...

Devo ammettere che anch'io sono rimasta abbastanza delusa dal finale, il primo è assolutamente il migliore, il più intenso, il più coinvolgente. Poi si è un po' persa la tensione narrativa. Il che è un peccato, perché la signora Oliver scrive veramente bene... Mah!

Miraphora ha detto...

Sì, il primo rimane il più bello...