19 marzo 2015

Adrienne Sharp
La ballerina dello zar

Titolo originale The True Memoirs of Little K: A Novel

Trama

BEAT | pag. 414 | € 9,00
La Storia narra che Mathilde Kschessinska, figlia del grande Felix Kschessinsky, ballerino che danzò per i Romanov per quasi quarant’anni, divenne, appena diciassettenne, l’amante dello zareviç Niki Romanov. Basato sulle vicende reali dell’ultima grande danzatrice dei Teatri imperiali russi, La ballerina dello zar è uno di quei rari libri che, attraverso lo sguardo di una donna che si ritrova suo malgrado a vivere alcuni dei più tragici eventi della Storia – la rivoluzione d’Ottobre, l’abdicazione dello zar, la prigionia di Nicola II insieme con Aleksej, il figlio legittimo, la drammatica fuga dalla Russia – narra magnificamente di un mondo che si avvia ignaro verso la sua fine. Con la sua impeccabile scrittura, Adrienne Sharp riporta alla luce la vita dell’élite di San Pietroburgo – gli splendidi abiti bianchi delle donne, i ministri della corte in frac e tuba, le corse folli e selvaggi in troica dell’aristocrazia per le vie della città – un attimo prima in cui tutto si muta in polverosa reliquia.
Solo tu e gli altri Romanov non riuscite a immaginare una Russia senza di voi, pensai. Mentre i Romanov rimasti a Piter continuavano a sognare, in Siberia, vessata da sciami di zanzare d'estate e da un freddo così estremo d'inverno che solo le pelli di renna potevano aiutare un uomo a sopportarlo, Niki e la sua famiglia si sarebbero rattrappiti fino a diventare figure così minuscole all'orizzonte da essere quasi invisibili; proprio loro, lo zar decaduto e i suoi figli. Nelle terre sperdute della Siberia la monotonia dei loro incarichi ingloriosi avrebbe reso le guardie, ubriache di vodka e lontane dall'influenza moderatrice di Kerenskij, estremamente irritabili, e nella capitale nessun membro della vecchia corte - né i Vladimirovici, né i Mikhailovici, né gli Alksandrovici - avrebbe sentito la famiglia imperiale gridare le sue sofferenze.
Commento
Quando non so nulla di un argomento di solito faccio una cosa banale che mi permette di capire se voglio approfondire o meno. Cerco un romanzo, una storia romanzata, un saggio infiocchettato, una biografia, insomma qualcosa che mi dia un'idea generale e un po' abbellita di quell'argomento.
Mi rendo conto che questo depone a mio sfavore e che, se si vuole veramente conoscere qualcosa bisogna puntare direttamente su un testo storicamente accurato, ma non riesco - con tutta la buona volontà - a buttarmi a capofitto nella Storia (con la s maiuscola) senza avere un filtro.
Io, che niente di niente so sulla storia della Russia, degli zar e della rivoluzione bolscevica a parte quello che si studia a scuola, ho preso in mano questo romanzo con l'intento di entrare nel mondo della Russia zarista dalla porta sul retro.
Probabilmente ciò che mi ha attirata all'inizio verso La ballerina dello zar è stata la natura della protagonista: la prima ballerina di tutte le russie, Mathilde Kschessinska, e l'ambiente della danza classica, che mi ha accompagnata durante gli anni della mia infanzia.
In genere non do molto credito ai commenti per questo genere di romanzo, perché ormai sono decisa a leggerlo e non voglio rischiare di farmi influenzare negativamente; nulla mi impedisce, però, di leggerli dopo e ammetto che sono rimasta colpita nel vedere una media così ballerina: i voti oscillano tra il 2 e il 4, chiaro indice che La ballerina dello zar o ti piace veramente oppure ti annoia da morire.
Io posso tranquillamente inserirmi tra il gruppo dei 4, perché questo romanzo è stato appassionante e piacevole, una lettura - lo ammetto - all'inizio impegnativa e poi sempre più coinvolgente.
Lo scoglio più grande da superare, se proprio vogliamo scendere nei dettagli, è la personalità della Piccola K, la protagonista. Mathilde è arrogante, testarda, ossessiva, calcolatrice, furba, una donna che rimane attaccata a ciò che vuole e lo persegue al limite della razionalità. Il suo punto di vista è l'unico filtro attraverso il quale l'autrice narra la storia e non c'è modo di girarci attorno: alla Piccola K non si può scappare, bisogna tenersela così com'è e accettarla.
Se la protagonista è vagamente fastidiosa all'inizio, procedendo con la lettura l'antipatia diminuisce esattamente come il senso di noia. Il secondo scoglio da superare, infatti, è il ritmo iniziale pesante e per niente fluido che appesantisce la narrazione, già abbastanza ricca di suo.
E' inevitabile, però, che la storia smetta di essere lenta e noiosa e diventi appassionante, interessante e, in certi tratti, inarrestabile. La costruzione è graduale, un lento progredire verso l'exploit finale, drammatico e intenso che si aspetta praticamente dalla prima pagina.
Gusti personali a parte, Mathilde mi è piaciuta perché nella sua grandezza di ballerina e di amante ha sempre mantenuto quei difetti che la rendono umana: l'amore può tirare fuori il meglio o il peggio, può farti diventare spietata, può farti accettare cose che la parte razionale rifiuta e ti rende sempre debole, indifesa, una vittima anche quando sei l'aggressore. Mathilde è così, con tutti i suoi difetti, con la sua mania di protagonismo e il suo aspirare ad una grandezza che non otterrà mai, rimane pur sempre una donna innamorata che sarà sempre la seconda scelta dell'ultimo zar, Nicola II di Russia, Nicky Romanov.
Ma, ben oltre alla storia d'amore, Adrienne Sharp riesce a ricostruire grazie alle sue parole l'opulenza e la grandezza della Russia zarista, l'eccellenza del corpo di ballo russo e il declino impietoso di una classe sociale e di uno stile di vita.
Il filtro del romanzo c'è, la storia è diluita, adattata, si sente che molte cose rimangono nell'ombra per una scelta più frivola e piacevole da leggere, eppure il senso di oppressione, di cambiamento e di disfatta riescono a trovare la loro strada e arrivare al lettore, così come l'amore irrisolto e senza futuro di Mathilde per Nicola riesce ad essere giusto nonostante sia sbagliato in troppo aspetti.
Il pregio di questo romanzo, oltre quello di essere ben scritto, ben fatto e coinvolgente, è quello di lasciare una malinconia dolce amara che ti spinge a fare ricerca, a saperne di più di quel mondo e di quelle persone. Per me, che proprio di questo avevo bisogno, è il miglior effetto che un romanzo come questo poteva avere.

5 commenti:

Pila ha detto...

Ce l'ho ma devo ancora leggerlo e dalla tua bella recensione dovrei farlo al più presto! *-*

Miraphora ha detto...

Ciao Pila!
Se ti va poi fammi sapere se ti è piaciutoo ^_^

Debora ha detto...

Io mi sono innamorata follemente della Russia a scuola e poi il colpo di grazia me lo ha dato il romanzo Il cavaliere d'inverno di Paullina Simmons... praticamente ogni libro con scritto Russia lo desidero leggere ahahhaahhahaha ok ora paio malata... XD cmq questo libro mi è parso di averlo visto una volta su un blog poi me ne sono dimenticata.. o.o devo recuperare! :)

Debora ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Miraphora ha detto...

@Lady Debora
con la Simmons giochi facile, è bravissima! *_*