3 novembre 2014

Jane Harris
I Gillespie

Titolo originale Gillespie and I

Trama
Neri Pozza
pag. 512 | € 18,00
Nella primavera del 1888, in seguito al decesso della zia da lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. Trentacinque anni, nubile, una piccola rendita annua cui attingere, l'intraprendenza necessaria a sfidare i pregiudizi dell'epoca nei confronti delle donne sole in viaggio, Harriet arriva nella seconda città dell'Impero nell'anno in cui, in occasione dell'Esposizione Internazionale, la vita artistica e culturale della città è animata dagli osannati artisti di Edimburgo e dai protagonisti della «nuova scuola» scozzese, il celebre sodalizio di pittori noto come «i ragazzi di Glasgow». Non sono, però, i padiglioni dove si celebra il grandioso spettacolo dell'Esposizione, né le numerose serate mondane che ne rallegrano gli eventi, ma le strade di Glasgow, con il loro giocoso andirivieni di cappelli e parasoli e i loro marciapiedi così pullulanti di forestieri, a offrire a Harriet Baxter l'opportunità della sua vita, la svolta che ne determina il destino. Durante una passeggiata in una giornata insolitamente calda, Harriet soccorre una distinta signora di circa sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. Un appartamento di gente non povera, ma di certo non navigante nell'oro a giudicare dall'incerata sul tavolo lisa in più punti e da tazzine e piattini sbreccati. Un appartamento in cui si aggirano Elspeth, l'esuberante madre del padrone di casa che impartisce ordini puntualmente inevasi; Mabel, la figlia di Elspeth inacidita per essere stata abbandonata sull'altare; Kenneth, il figlio belloccio tormentato da un segreto inconfessabile; Annie, la dolce moglie del padrone di casa alle prese con l'educazione di due figlie, le ristrettezze economiche e una irrisolta vocazione artistica; le due bambine, la piccola, deliziosa, timida Rose e Sybil dallo sguardo freddo e inflessibile; e, infine, nelle rare occasioni in cui osa mettere il naso fuori dal suo studio-soffitta, il padrone di casa, Ned Gillespie, un giovane, geniale pittore dai tratti meravigliosamente regolari e piuttosto avvenenti, e una punta di tristezza negli occhi blu oltremare. L'incontro con Ned Gillespie risulta fatale per Harriet Baxter. In lei si fa strada la convinzione, che si muta poi in una missione e, infine, in una vera e propria ossessione, di dover salvare Ned Gillespie. Salvarlo dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero sfogo alla sua creatività, e salvarlo dalla sua turbolenta famiglia che minaccia di soffocare il suo talento. Una convinzione che, come ogni ossessione, trascina inevitabilmente dietro di sé l'ombra della tragedia.
Per quanto ci sforziamo, non ci è dato sfuggire all'inevitabile: siamo tutti condannati a vivere ciò che il destino ha in serbo per noi.
Commento
***Spoiler***
Normalmente non sono una lettrice coraggiosa. Poche volte mi discosto dai generi e dagli autori che conosco e, se lo faccio, temo sempre di commettere un errore di valutazione.
Scegliere un romanzo è una faccenda complessa, quando vuoi qualcosa di diverso. Prima di tutto bisogna capire con precisione da cosa ci si vuole allontanare, cosa non si vuole trovare in un libro e cosa ci piacerebbe leggere. Sembra semplice, ma non lo è e il rischio di fare una scelta sbagliata, con conseguente lettura annoiata e delusa, è molto alto.
Per questo sono un'abitudinaria ed è per questo che colleziono romanzi che poi ci metto anni a prendere in mano; mi lascio prendere dall'entusiasmo e poi ho paura di iniziarli.
Un anno fa ho fatto una grossa spesa di Neri Pozza e tra i titoli acquistati c'era I Gillespie.
Alto, corposo, con una bellissima copertina, mi ha attirata per la sua aria vittoriana impolverata e per la trama ambigua.
La storia che ho divorato in pochi giorni è ben diversa da quella che pensavo di gustarmi, lontanissima com'è dalla morbosità che trasuda dalla sinossi.
E' veramente la storia di un'ossessione? O è semplicemente la cronaca di una serie di eventi drammatici e del modo in cui le coincidenze non sempre sono una cosa simpatica e positiva?
Harriet Baxter è nubile, con una discreta rendita che la rende indipendente e libera di disporre del suo tempo come meglio crede. E' una donna ordinata, intelligente, di buon cuore, di aspetto comune, una donna come tante ma slegata alle convenzioni sociali dell'epoca.
Harriet, dopo ben due lutti in famiglia, decide di prendersi una lunga vacanza e sceglie Edimburgo come prima tappa. Affitta una camera modesta ma pulita, visita l'Esposizione Internazionale e per settimane esplora la città senza alcuna fretta. Durante una passeggiata Harriet si trova a salvare la vita della vecchia Elspeth Gillespie, una matrona logorroica ma innocua, che la invita subito a casa sua per ringraziarla a dovere. E' così che la famiglia Gillespie entra nella vita di Harriet, per puro caso. Ed è sempre per caso che il figlio di Elspeth si rivela essere il pittore che Harriet aveva conosciuto a Londra e che tanto le era rimasto impresso.
Harriet decide di coltivare l'amicizia di questa famiglia perché si sente sola e perché trova tutti estremamente gentili e piacevoli. Sono vicini di casa e amici e per lei questo significa arricchire i momenti vuoti della sua vita. Persino l'angosciante presenza di Sybil, la primogenita di Ned e Annie, bimba disturbata e malvagia, non riesce a scalfire l'altruismo di Harriet tanto che decide di diventare un sostegno silenzioso ma efficace per questa sfortunata famiglia. In piccole cose all'inizio e con azioni sempre più importanti, Harriet cerca di alleviare le difficoltà economiche dei suoi amici e di sostenere la carriera di Ned come pittore. Non si può dubitare dell'effetto benefico che Harriet ha sui Gillespie, e che loro hanno su di lei; il rapporto che si crea è fatto di equilibri delicati che vengono sempre rispettati da entrambe le parti.
Poi, inevitabilmente, l'equilibrio si incrina e tutto crolla. Quella che fino ad ora sembrava la storia di un'amicizia si trasforma in un incubo dal quale Harriet non si sveglierà mai più. La tragica scomparsa della piccola Rose scuote tutta Edimburgo e i Gillespie si chiudono a riccio nella disperazione più totale. Le relazioni all'interno della famiglia si sfaldano un poco alla volta fino al momento in cui anche per Harriet la speranza sembra essere sparita.
Trovato il cadavere della bambina la polizia arresta Harriet, accusandola di aver orchestrato il sequestro per gelosia e di aver accidentalmente ucciso la piccola.
Come in un film dell'orrore Harriet, ormai anziana e narratrice delle sue memorie, ci descrive con pazienza gli eventi catastrofici che tutt'ora la vedono macchiata di questa colpa.
Le coincidenze che, per tutta la prima parte del romanzo, sono sembrate innocue ora diventano prove inconfutabili della sua colpevolezza e Harriet viene incarcerata. Il senso di angoscia e di impotenza incupiscono all'improvviso la narrazione, ad ogni pagina le ingiustizie subite da Harriet aumentano e l'esito sembra sempre più incerto. A questo si aggiungono con disinvoltura false testimonianze e false prove che avvalorano la sua accusa e che convincono l'opinione pubblica e, ancora peggio, i Gillespie della sua colpevolezza.
Quello che era iniziato come un posato romanzo storico con una voce narrante femminile, piacevole e delicata, si trasforma piano piano in una storia cupa e angosciante, praticamente impossibile da posare; se i brevi tratti prolissi della parte iniziale causano un calo di attenzione, il risvolto narrativo cambia completamente il ritmo della narrazione e della lettura, capovolgendo anche il tono e lo spirito che si sprigiona dalle pagine.
La cosa più curiosa, nel romanzo della Harris, è la scelta di non dare un finale netto, chiaro, con una chiusura delle accuse e la risoluzione del caso. Harriet viene scagionata per insufficienza di prove ma  non viene liberata dal dubbio di colpevolezza e il vero mistero sulla motivazione del rapimento della piccola Rose sparisce dalla scena non appena la protagonista prende un respiro fuori dalla prigione e decide di lasciarsi tutto e tutti alle spalle. Per questo, durante le parti narrate dalla Harriet anziana, rimane il peso costante di una vita rovinata, di un futuro mai vissuto appieno e di una donna che ha subito un'ingiustizia totale, viscerale, che l'ha macchiata per sempre di una colpa che non aveva commesso. La giustizia non trionfa, per Harriet. O meglio, trionfa per il rotto della cuffia e non c'è soddisfazione né gioia per una protagonista maltrattata.
I Gillespie è un romanzo che può essere tranquillamente sottovalutato, forse anche abbandonato se non si tiene duro con la lettura e ci si lascia sconfiggere dai brevi momenti di noia; ma è soprattutto un romanzo che sorprende e che coinvolge un poco alla volta attraverso una narrazione pulitissima, ordinata, efficiente ma anche perfetta per la storia e per il suo personaggio protagonista.


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