29 maggio 2014

Susan E. Phillips
Lady Cupido

Serie Chicago Stars 6
Titolo originale Match me if you can

Trama
Leggereditore
psg. 462 | € 14,00
Annabelle ha perso il lavoro, ha rotto col fidanzato e anche i suoi capelli sono fuori controllo. Perdente in una famiglia di vincenti, questa volta ha l’occasione di rifarsi: ha appena ereditato l’agenzia matrimoniale di sua nonna e ha la fortuna di avere come cliente un vero e proprio scapolo d’oro. L’agente delle star sportive, il ricchissimo, fascinoso e arrogante Heath Champion, non a caso soprannominato il Pitone. Lui desidera solo il coronamento di una vita di successi, e cioè una moglie perfetta. Ma l’impresa sembra impossibile, così impossibile da far sospettare che il rapporto di Annabelle col cliente stia diventando un po’ troppo stretto... Fino a quando Heath non incontrerà la donna dei suoi sogni: un successo professionale per Annabelle, ma cosa ne dirà il suo cuore? Dalla regina della commedia romantica, un nuovo brillante e irresistibile capitolo della serie Chicago Stars.
Heath si tolse gli occhiali da sole. "Mi manca trascorrere un po' di tempo all'aria aperta. Sono cresciuto scorazzando tra i boschi.""Andavi a caccia?""Non spesso. Non mi è mai piaciuto uccidere gli animali.""Preferisci una lenta tortura.""Tu mi conosci così bene."
Commento
Immagino che non si possa pretendere che un'autrice scriva sempre romanzi bellissimi e indimenticabili, che sia al massimo e che le sue storie ci facciano provare sempre le stesse forti emozioni. Lady Cupido non è un romanzo che definirei bello, di quelli che ti tengono incollata alle pagine e che sanno catturare e mantenere l'attenzione. E' un romanzo discreto, piacevole, che possiede le caratteristiche tipiche della scrittura della Phillips ma che manca di originalità.
Ecco, l'ho detto. Lady Cupido non è un romanzo originale, non spicca tra i primi sei della serie già usciti e ricalca fin troppo le trame e i personaggi precedenti per poter lasciare qualcosa di nuovo.
Probabilmente le fans accanite della Phillips mi odieranno, ma nessuno è rimasto deluso più di me dal voto tiepido che mi sono trovata costretta a dare.
Tanto per cominciare del football si parla solo in relazione al protagonista Heath, agente sportivo, e agli altri personaggi secondari (già protagonisti dei romanzi precedenti). Dello sport vero e proprio non se ne parla, è solo uno sfondo sul quale si muove la storia e che genera il pretesto per alcune battute e scene del romanzo. Non è, quindi, un vero romanzo sportivo anche perché i due protagonisti non ne fanno veramente parte. Annabelle è amica di Phoebe, la proprietaria dei Chicago Stars, e di Molly, moglie di Kevin Tucker. Entra nel giro dalla finestra e non ci tiene particolarmente a mischiarsi con i giocatori. Heath, invece, è un agente sportivo stacanovista, uno di quegli uomini che sono partiti da zero e si sono spaccati le ossa per arrivare alla vetta e che, quindi, non sanno fermarsi né accontentarsi, né regolarsi. Per Heath non c'è distinzione tra il lavoro e vita privata per il semplice fatto che coincidono, tanto che il poveretto pensa di poter gestire la ricerca di una moglie come la compra vendita di un nuovo giocatore.
E' a questo punto che le strade dei protagonisti si incrociano: Annabelle ha preso in mano l'agenzia di incontri della nonna e Heath sta cercando moglie. Il divario tra i due sembra insormontabile, però, perché Annabelle è una donna lontana dallo stereotipo di bellezza americana e Heath persegue ciecamente un ideale di donna che rispecchia il suo successo ma non il suo carattere. Appena Annabelle riesce a mettere sotto contratto il Pitone (il Pitone?!) si instaura uno schema che si protrae per la maggior parte del romanzo e che, alla lunga, diluisce e disperde l'interesse per la storia: lei organizza un incontro, lui rifiuta, bisticciano. Lo scontro tra Heath e Annabelle è quello tra l'uomo virile e di successo, bello e atletico, e la donna minuta e magrolina, carina ma non bella, goffa e squattrinata, uno scontro che è già stato letto più volte e che non sorprende in nessuna delle scene del romanzo.
Per quanto possa provare tenerezza per una Annabelle, non ho sentito affinità con il personaggio e - quindi - non l'ho trovata particolarmente interessante. Niente emozioni da lei, nemmeno un briciolo di complicità tra menti femminili, tanto che tutte le sue traversie mi hanno lasciata indifferente e anche un po' infastidita: troppa goffaggine gratuita, comportamenti esageratamente caotici e decisioni al limite dell'infantile. Annabelle ha contribuito al voto basso, purtroppo.
Heath, invece, possiede il tipico carisma dell'eroe aggressivo che marcia sopra la protagonista senza guardare in faccia nessuno ma che riesce lo stesso a lasciare una scia di sospiri dietro di sé. E' un bene che la Phillips sappia creare dei personaggi maschili con un'identità netta e diversa tra loro, perché Heath è ciò che rende il romanzo degno di essere letto, l'elemento che invoglia la lettura e che pompa il voto finale. Lasciamo stare il nick assolutamente orrendo che l'autrice gli ha appioppato - perché Pitone a me fa venire in mente un omino unto e grassoccio - e prendiamo l'eroe come la Phillips ce lo scrive, con tutti i suoi difetti e con il suo modo di fare, tanto Heath è gnocco lo stesso.
Per quanto riguarda lo stile non c'è niente da aggiungere alle solite osservazioni sulla bravura della Phillips. Dialoghi divertenti, narrazione con un bel ritmo e scene di diverso tipo senza ripetizioni inutili. Tutto perfetto. Peccato per la storia, che non ha nulla di speciale. Susan, ti piace vincere facile eh?

1 commento:

Mel ha detto...

La trama non è il massimo dell'originalità , ma ho apprezzato lo stile della Phillips che ti cattura fino all'ultima pagina!
Bello