22 novembre 2013

Jude Deveraux
L'uomo dei miei sogni

Serie Montgomery 17

Trama
I Romanzi Mondadori
Oro Introvabili
ebook | € 2,99
La bella americana Dougless aveva fatto di tutto perché quella vacanza in Inghilterra con il fidanzato Robert fosse perfetta e indimenticabile. Invece, per colpa di un litigio, lui la pianta in asso senza bagagli né denaro in una chiesa sperduta in mezzo alla campagna. Mentre lei è in lacrime sulla tomba di un cavaliere, appare al suo fianco un uomo straordinario, alto e prestante, con un'armatura che gli arriva alla vita, calzoncini a palloncino e tanto di calzamaglia. È Nicholas Stafford, conte di Thornwyck, morto nel 1564 ma verso il quale Dougless si sente spingere da una forza sconosciuta. Legami misteriosi e insondabili sembrano unirli fuori dal tempo, in un amore sospeso tra due epoche senza possibilità di un futuro. A meno che Dougless trovi il modo di cambiare il corso della storia, salvando così l'unico uomo che lei abbia mai veramente amato.



Commento
***SPOILER***
Soffro.
Ce l'ho messa tutta, lo giuro. Ma non sono riuscita in nessun modo ad apprezzare questa pietra miliare del romance. Con tutta la buona volontà che ho potuto raccimolare, mi sono sforzata di andare avanti a leggerlo e finirlo, per non pensarci più e depennare la Deveraux dalla mia lista di autrici. Non c'entra niente il fatto che il romanzo risalga agli anni 80, non è il primo e non sarà certo l'ultimo, e non c'entra niente nemmeno lo stile dell'autrice - che è migliore di certe nuove autrici.
Quello che mi ha reso totalmente indigesto il romanzo è la protagonista.
Dougless ha circa 30 anni, è un'insegnante di buona famiglia, benestante, di cultura, bella. E scema. Per tutta la vita ha lasciato che i suoi errori la definissero come persona, sminuendosi di fronte alla presunta perfezione e al successo delle altre sorelle. Come in un circolo vizioso, Dougless non impara mai dai suoi errori e si ripete con una costanza e con un masochismo che sfociano nell'umiliazione di se stessa: uomini sbagliati a valanga, neanche li cercasse con un annuncio, che la ridicolizzano e la trascinano in relazioni senza speranza e senza possibilità di crescita.
Infatti, sotto sotto, Dougless vuole sposarsi e fare figli. Vuole talmente tanto un marito da sottomettersi volontariamente ad un uomo che non la stima, non la rispetta e non la ama. Robert sarà anche un imbecille, ma è un imbecille malvagio e Dougless è così disperata che non si rende conto di aver toccato il fondo. Alla faccia del femminismo, dell'emancipazione della donna, della modernità, e del buon senso, Dougless è un personaggio negativo: sciocca, incosistente, infantile, senza amor proprio, pessima nel gestire anche le situazioni più semplici, dove il buon senso l'avrebbe cavata da ogni impaccio.
Tutta la prima parte del romanzo, quindi, l'ho passata imprecando contro Dougless e contro la sua mancanza di cervello, con il nervoso che mi saliva alla testa ad ogni scena fastidiosa. Poi avviene quello che dovrebbe essere il salto temporale: PUF! e dal nulla appare il nostro eroe.
Il vostro, semmai. Io questo tizio non lo voglio. Ok essere fedeli alla storia, ma credo che ci debba essere un minimo di flessibilità che permetta di rendere appetibili i personaggi di una storia.
Un uomo, non importa quanto è bello, se mi compare davanti con la calzamaglia azzurra, le babbucce di tela e i pantaloni a palloncino di velluto blu io gli scoppio a ridere in faccia. Certe cose dovrebbero essere vietate nel romance, e tra queste i vestiti ridicoli - non importa se coerenti con il periodo storico. Urlatemi contro, insultatemi fate come volete, per me Nicholas l'omino a palloncino si è rovinato alla prima apparizione. Caso chiuso.
Eroina scema, eroe in calzamaglia, peggio di così cosa poteva succedere? Il numero di pagine. Affrontare un romanzo lungo quando non ti sta piacendo niente è una tortura. Ma i voti sono alti, ne parlano tutti bene e porca miseria è una questione di principio: lo voglio finire, qualcosa per cui valga la pena leggerlo ci dovrà pur essere.
No. Niente. Il salto temporale è senza alcuna spiegazione - e vabbé, può anche andar bene - e la parte in cui Nicholas si adatta al presente è divertente, peccato che Dougless riesca a rovinare ogni singola scena piacevole. Appena il romanzo sembra migliorare entra in scena lei e spara una delle sue boiate. Poi Nicholas torna indietro al suo tempo e ho pensato finalmente finisce. No, ero solo a metà. Che cavolo deve succedere ancora? Ovvio, no? Tocca a Dougless fare il salto temporale e andare al tempo di Nicholas. Annamo bene. Per fortuna la seconda parte è nettamente migliore della prima: Dougless è meno imbecille nel passato che nel presente, anche se non smette mai di partorire pensieri che la rendono ridicola. La sua imbarazzante tendenza a innamorarsi - poi no - innamorarsi - poi no e via così per tutto il romanzo stanca. Stanca talmente tanto che alla fine diventa l'unica sua caratteristica che mi è rimasta impressa.
Il romanzo merita di essere apprezzato, secondo me, per un'unica cosa: la fine. Coraggiosissima fine dolce amara, dove si capisce perfettamente cosa succederà e che lascia un senso di tradimento. Mai letto un romance con una fine simile, mai letta una storia d'amore che si chiude con la ripetizione di uno schema: amore come destino e non come here and now. Certo, all'inizio ti lascia a bocca aperta con la voglia di scaraventare il libro contro il muro, poi però mi ha fatto sorridere perché mi ha veramente sorpresa. Ho come l'impressione, però, che a me sia piaciuta l'unica cosa che gli altri hanno odiato.
Naturalmente, visto la media altissima di voti, io sono la pecora nera. Deve avere qualcosa di speciale che io non ho colto. Deve esserci un aspetto, un insieme di qualità che ha colpito positivamente le lettrici. Io non faccio parte di quella schiera, mi escludo e mi eclisso nel mio angolino buio da dove saluto con molto affetto la Deveraux con la manina. Bye, bye Jude non ho voglia di tornare negli anni 80 con te.

Nessun commento: