10 ottobre 2013

Jacqueline Carey
La maschera e le tenebre

Trilogia Kushiel 3

Trama
Nord | pag. 830 | € 19,90
Audace e indipendente, Phèdre nó Delaunay ha lottato a lungo per raggiungere la libertà. Abbandonata dalla madre a quattro anni e deputata quindi a servire in una delle Tredici Case che dominano Terre d'Ange, Phèdre ha infatti capovolto il suo destino, diventando non soltanto una delle cortigiane più ammirate, ma anche un'abilissima spia. Nel corso delle sue innumerevoli avventure, Phèdre ha sempre potuto contare sull'aiuto di Joscelin, il cavaliere che conosce la sua natura di anguisette - donne che possono mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrizione - e che non è mai venuto meno alla promessa di proteggerla e servirla. Eppure la sua fedeltà adesso deve superare una prova durissima: Phèdre non hai mai dimenticato Hyacinthe, l'uomo che dieci anni prima ha sacrificato la propria libertà per salvarle la vita, ed è decisa a fronteggiare qualunque ostacolo pur di redimere la triste esistenza dell'amico. Phèdre e Joscelin si apprestano perciò ad affrontare un lungo e pericoloso viaggio, che li condurrà verso corti sfarzose e regni decadenti, terre favolose e mari infiniti, e verso un potere così grande che nessuno osa nominare.

Commento
La lettura di questo romanzo ha una storia travagliata. Era l'estate 2012 ed io, convinta e carica, prendo dalla libreria quello che pensavo fosse il terzo ed ultimo volume della trilogia. Vado al mare, bella soddisfatta, lo prendo in mano e comincio a leggere. E mi rendo conto dopo 20 pagine che quello era il secondo, già letto. Quindi - dopo 2 settimane - torno a casa e fisso ingrifata la libreria e il terzo tomo, odiandolo un pò perché si era imboscato e mi aveva bellamente fregata.
Lascio passare un anno, non lo guardo e non lo considero nemmeno per l'estate, ma l'autunno è un'altra stagione, una di quelle che deve essere affrontata con un libro grosso, lungo, complesso, ricco. Insomma, era arrivato il momento di prendere il volume e chiudere la trilogia.
Evidentemente ero pronta, perché l'esperienza di questo terzo romanzo è stata diversa dalle due precedenti. Nessuna fatica nel ricordare i nomi, nessuna fatica nel riprendere il filo della storia e nel ricordare le sfumature di ogni episodio significativo. Questa volta mi sono lasciata trasportare completamente non solo dalla trama - meno contorta ma più avventurosa - ma anche dai personaggi, anche quelli che mi avevano lasciata fredda o indifferente. In modo particolare in questo ultimo titolo è Phèdre che avviluppa il lettore e che lo fa sprofondare negli abissi della sua anima, costringendolo a seguirla a capirla, nel bene e nel male. Mentre prima Phèdre era una parte importante di tutta la storia, qui gioca un ruolo decisivo da vera protagonista, con un potere decisionale e morale che porta avanti tutta la trama. Con lei si compie un viaggio nel lato oscuro dell'essere anguisette e si sopporta - e si soffre - assieme a lei. Non c'è via d'uscita per nessuno, in questo romanzo, la strada è segnata da Kushiel e dal volere di Elua e siamo tutti obbligati ad accettare ciò che i protagonisti dovranno affrontare.
E' una trama meno contorta, meno fitta di intrighi e di relazioni sotterranee, e più aperta all'avventura e al viaggio. Non è quindi solo un viaggio metaforico, ma proprio fisico: Phèdre e Joscelin si allontanano dopo 10 anni dalla loro casa per un ultimo compito, cercare e salvare il figlio di Melisande Shahrizai, il piccolo Imriel de La Courcel. La moneta di scambio è troppo preziosa per lasciarsela sfuggire: in cambio del suo aiuto Melisande è disposta ad aiutarla nella ricerca del nome di Dio, l'unica cosa che può spezzare la maledizione del Signore dello Stretto e liberare Hyacinthe.
E' per fedeltà alla regina, o per il legame tra Melisande e Phèdre o forse entrambe le cose, ma il risultato è sempre lo stesso: ama a tuo piacimento. E in base a questo precetto Phèdre è obbligata ad esaudire l'ultimo desiderio di Melisande e ad attraversare terre e deserti, fiumi, popoli sconosciuti, e ad attraversare un vero e proprio inferno, Darsanga. Da questo posto terribile e oscuro Joscelin - fedele fino alla dannazione e oltre - e Phèdre ne escono vittoriosi e sconfitti, segnati dagli orrori che hanno dovuto affrontare. Il loro viaggio prosegue fino alla risoluzione finale e completa di tutta la trilogia, anche se un piccolo spiraglio viene lasciato aperto poiché proprio Imriel è il protagonista della prossima serie.
In questo romanzo spicca in modo evidente la fantasia della Carey, la sua cura per i dettagli e per i nomi, la sua fantastica ricostruzione della storia e della geografia in chiave fantasy che hanno reso speciale e particolare questa serie. E' un mondo familiare ed estraneo allo stesso tempo, quello che vediamo e viviamo attraverso i personaggi, e in questo caso l'autrice ha dato il meglio di sé con la vicenda del nome di Dio, di una precisione e originalità da lasciare a bocca aperta.
Con uno stile elegante, curato, fluido la trama corre per oltre 800 pagine lasciando il lettore sempre sul punto di scoprire qualcosa, di vivere qualcosa, di affrontare una nuova difficoltà. E' impossibile mettere da parte questo romanzo, non solo perché la storia è avvincente ma perché le emozioni sono fortissime. Si soffre da morire - certi punti mi hanno costretta a fermare la lettura - e la gioia che si prova è meno esuberante, ma più profonda e duratura. Joscelin e Phèdre sono una coppia collaudata, ma che doveva ancora superare la prova più difficile, quella del volere divino.
Ho amato Phèdre e ne sono sorpresa. Non ho mai provato grande simpatia per lei, questa volta invece ha lasciato un segno che me la farà ricordare anche attraverso i prossimi romanzi. E Joscelin...il compagno perfetto, colui che affronta la dannazione e sopporta tutto per amore. Joscelin è un personaggio che rende tutto tollerabile, ogni cosa, solo perché lui è presente. Imriel, in ultimo, è la vera rivelazione del romanzo. Il piccolo figlio di Melisande, il principe pastorello, è il collante che tiene in piedi i pezzi di Phèdre e che unisce Joscelin e Phèdre nei momenti di disperazione, è la chiave per comprendere il nome di Dio e per trovare dentro di sé un amore nuovo, diverso, qualcosa che entrambi non sapevano di aver bisogno.
Con la chiusura di questra trilogia si apre una nuova storia - già pronta nella mia libreria per essere letta - e si dice addio - o arrivederci - a due personaggi meravigliosi e speciali. Mi mancheranno, non c'è dubbio, e nemmeno il lieto fine può cancellare la malinconia della separazione.

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