5 giugno 2013

J.K.Rowling
Il seggio vacante

Trama
Salani | pag. 553 | € 18,70
Per la cittadina di Pagford, la morte improvvisa di Barry Fairbrother è uno shock. In apparenza, Pagford è un ridente villaggio inglese, con la sua piazza del mercato lastricata in pietra e la sua antica abbazia. Dietro questa bella facciata, invece, c'è una cittadina in guerra.
Guerra dei ricchi contro i poveri, dei figli verso i genitori, delle mogli con i mariti, degli insegnanti con gli allievi. Pagford non è quello che sembra. Attorno al seggio lasciato vuoto da Barry nel consiglio municipale si scatena la guerra più feroce che Pagford abbia mai vissuto: chi uscirà vincitore da un confronto gravido di passioni, ambiguità e colpi di scena?





Commento
La prossima volta che mi verrà mal di testa penserò a Barry Fairbrother e mi verranno le paranoie. Penserò a cosa potrebbe succedere nel mio paesello se dovessi tirare le cuoia all'improvviso e ai pettegolezzi messi in circolazione sul mio conto. Poi penso che nel mio paesello non sanno nemmeno chi sono e tiro un sospiro di sollievo.
E' strano come gli intrallazzi che si instaurano nelle piccole comunità vengano considerati di poco conto, inutili e non interessanti, quando in realtà il potere del pettegolezzo può rovinare le persone. Dal punto di vista narrativo, forse, non sono rocambolesche, non sono fantastiche e non permettono di creare trame ricche e indimenticabili,  ma le dicerie di paese sanno essere contorte e subdole peggio del migliore intreccio mistery e spy. E' stata una sorpresa - non lo nego - scoprire la semplicità della storia, dei personaggi, dell'ambientazione e una delusione vedere come la Rowling abbia scelto un argomento totalmente opposto a ciò che aveva scritto per anni con la serie di Harry Potter. Dalla magia alla quotidianità, di quelle più prevedibili e insapori di sempre. Eppure, nonostante questa amarezza, sono arrivata alla fine della storia cambiando continuamente opinione; dal rifiuto iniziale ho toccato le varie fasi dell'elaborazione del lutto - di Harry - combattendo per ricordare i nomi e le trame fittissime delle lotte interne alla piccola Pagford, lasciandomi incuriosire mio malgrado dalle storie dei personaggi e commuovendomi nella parte finale della storia.
Nonostante tutto, però, non posso proprio dargli un voto alto. Proprio non me la sento. E' lontana anni luce la sensazione che mi dava prendere in mano un libro della Row ed è inarrivabile il coinvolgimento che la serie di Harry sapeva dare con  i suoi personaggi. E' ingiusto fare un paragone, lo so, ma è anche inevitabile cercare tra le pagine di questo romanzo un personaggio - maschile o femminile, poco importa - che possa sostituire Harry (o chi per esso). Aimé non succede, il colpo di fulmine non c'è e ogni personaggio parla e si muove senza entrare nel cuore. Va bene così, dopo tutto è un romanzo dedicato ai meccanismi interni e nascosti delle piccole comunità e in questo è perfettamente riuscito.
La costruzione della trama, infatti, è tutta mirata allo sgarbugliamento dei casini che i vari personaggi creano con le loro azioni: l'esplosione, la forza motrice di questo deragliamento sociale, è la morte di Barry Fairbrother, consigliere della piccola Pagford e unico esemplare di essere umano nato nei Fields e diventato socialmente accettabile. Nel momento esatto in cui Barry cade a terra stecchito si mettono in moto meccanismi perversi e subdoli tipici delle piccole comunità: rancori tra consiglieri, segreti in famiglia, progetti lasciati a metà, ogni personaggio ha il suo ruolo e la sua colpa per quello che sarà il culmine della vicenda, una tragedia che accusa indirettamente la cattiveria e l'egoismo delle persone. La Row utilizza ogni fascia d'età e ogni classe sociale dalle quali sceglie i personaggi protagonisti: dal piccolo Robbie e da Krystal figli di Terri, tossica dei Fields, agli adolescenti cattivelli e depressi - intelligente l'inserimento del bullismo e dell'autolesionismo - con i loro genitori, ad una intera famiglia dove ognuno è peggio dell'altro, al fantasma di Barry che continua a influenzare la comunità anche da morto.
Ciò che la Row ha scritto si può usare come negativo di ogni piccolo paese perché, se è vero che l'argomento non è dei più eccitanti, gli esseri umani non possono fare a meno di essere ciò che sono e di agire in modi sottili e maligni senza curarsi delle conseguenze e dei sentimenti delle persone che feriscono.
La pillolina amara va giù più facilmente grazie allo stile della Rowling, che scorre come olio e non tentenna nemmeno di fronte a parole forti ed esplicite. In un modo perverso sono colpita positivamente da questo romanzo: il coraggio di cambiare radicalmente e di farlo senza usare scorciatoie (come trame fantastiche o esagerate) si sente ad ogni giro di pagina e la costruzione della storia - che all'inizio è sembrata così banale e inconcludente - si dimostra sottile e intelligente, più di sostanza che di apparenza.
Certo, se la Row in un futuro decidesse di darsi a qualcosa di meno tradizionale ne sarei incredibilmente felice, ma anche se dovesse procedere su questa strada non credo che l'abbandonerò. Ormai le sono affezionata.

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