17 marzo 2013

Mariangela Camocardi
Il prezzo del peccato

Trama
I Romanzi Mondadori
Italia 1649
La brutalità degli uomini li aveva separati, ma l'amore li riportava l'uno all'altra, come una malia... Fosca Ripamonti era sconvolta. Un destino beffardo la riconduceva fra le braccia di Diego Galderani, il primo amore che un giorno era stata costretta ad abbandonare.

Ma troppo tempo era passato, troppi malintesi li avevano divisi. Poteva ancora essere amore l'ardente passione che leggeva negli occhi di lui? O era solo il desiderio di vendicarsi?







Commento

E' il turno della Camocardi nella mia personale conquista del romance italiano. Ormai sono sparatissima, viaggio come un treno e macino le rose nostre neanche fossero patatine e io in pieno ciclo.
Questo romanzo fa parte del blocco di omaggi della Vie en rose 2011, autografato e bello vissuto. E' rimasto nel mio cassetto per molto tempo, lo ammetto, ma ho fatto bene ad aspettare.
Anche a distanza di qualche giorno dalla fine della lettura non devo sforzarmi di ricordare la storia, tanto il libro ha un eco ben definito. Nonostante il mio voto non sia dei più alti ho apprezzato molto la storia nel suo complesso, nella presentazione generale e soprattutto nello stile con cui viene raccontata.
La prima volta che ho tentato di leggere un romanzo della Camocardi ho sbagliato tutto: l'ho fatto a mente stanca, la sera tardi e ricordo benissimo come il suo lessico mi avesse bloccata subito, alla prima pagina. Abituata com'ero ad un italiano più che semplice dei romance tradotti, non ero pronta ad affrontare un italiano vero, scritto e pensato con cura. Quindi ho accantonato il libro e solo ora, con altre autrici italiane alle spalle, ho potuto ricominciarlo con la dovuta preparazione psico-letteraria.
La Camocardi sa indubbiamente come scrivere, usa un italiano curato ma non pomposo o ridondante - che odio - e riesce ad unire una storia non impegnativa ad uno stile più serio, pensato. Il risultato è stato spiazzante per me, perché per quanto la storia sia stata piacevole e assolutamente nelle mie corde non mi ha colpita in modo particolare, eppure alla fine - a libro chiuso - ero soddisfatta come se mi fosse piaciuto da impazzire. Dopo averci pensato un po' ho realizzato che è stato proprio grazie allo stile dell'autrice che ho avuto questa impressione. Un buon italiano riesce a rendere speciale anche una storia che non ci lascia il segno.
Ormai mi sto abitando alle ambientazioni italiane e questa - zona Milano - mi era familiare. Mi ha fatto molto piacere leggere di una storia geograficamente vicina a me e mi ha aiutata anche a lasciarmi coinvolgere dagli eventi della trama. Mi è piaciuto molto il personaggio maschile perché corrisponde a quello che - secondo me - deve essere un uomo del suo tempo. Diego ha delle debolezze che lo fanno reagire in modo aggressivo, duro e per questo è credibile fino alla fine. Si muove all'interno della storia con estrema coerenza storica e non sbava nemmeno alla fine, quando per forza di cose anche l'eroe più duro deve fare la sua dichiarazione d'amore. A questo aggiungiamo il fatto che sia un bel moro e io son contenta come una Pasqua. Italiano, moro e privo di affettazione. Perfetto.
La controparte di Diego è Fosca, bionda e bella. Ecco, qui storco il naso perché ho letto troppe eroine biondissime e bellissime e, onestamente, vorrei poter leggere più more. Fosca - per quanto sia fuori dai miei gusti - ha il pregio di avere un carattere adulto. Di solito le eroine bionde sono anche infantili, capricciose e illogiche, ma Fosca pensa come una persona vera, come una donna vera e ogni sua azione ha una giustificazione credibile, ogni pensiero non è campato per aria.
Come coppia Fosca e Diego funzionano alla grande: dove lui è oscuro e impetuoso, lei è luminosa e affettuosa. Si completano, in un certo senso, e riescono a muoversi in sincrono durante tutta la storia.
Per quanto riguarda la trama stessa non ho grosse obiezioni da fare perché scorre benissimo e - per fortuna - non si dilunga troppo né sulla questione rapimento di Gabriele, né sul ricatto finale a Fosca. C'è una buona dose di movimento, dall'inizio alla fine, e i cattivi di turno non occupano troppo spazio (per fortuna) quindi la noia non ha occasione di bloccare la lettura.
Bene, direi che non ho più scuse per lasciare nel cassetto l'altro romanzo della Camocardi. Ora che ho scoperto come affrontarlo, quasi quasi metterò questa autrice - come le altre italiane - nella mia lista della spesa. A piccole dosi, con regolarità, sto finendo il compito che mi ero data un anno fa e, sebbene io lo stia facendo con costanza, ho avuto anche fortuna perché queste autrici italiane sono veramente brave.

Nessun commento: