15 gennaio 2012

Carlos Ruiz Zafon
L'ombra del vento

Trama 
Una mattina del 1945 il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo, vengono sottratti all'oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell'anima oscura della città. Un romanzo in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopo guerra.

Commento
Con tutta sincerità, non capisco perché tante persone osannino questo romanzo. A sentire i loro pareri è il non plus ultra, er mejo del mejo, il libro che cambia la vita ecc, e altre baggianate varie; in realtà a me è sembrato un romanzo carino e leggibile, ma la mia vita non è cambiata poi molto, dopo averlo letto. Non ho visto la luce, non mi si è aperta la strada della conoscenza...e potrei andare anche avanti, ma mi fermo per amore di decenza. Detto brevemente, L'ombra del vento si fa leggere bene e piace. Non è particolarmente originale o profondo, ma quello che contiene viene esposto con una prosa interessante, anche se a volte troppo arzigogolata. Pecca prima del romanzo è l'assoluta mancanza di spessore del protagonista Daniel. Se vogliamo possiamo anche considerarlo voce narrante e passare lo scettro di eroe a Carax, sul quale è incentrata tutta la storia. In realtà non fa molta differenza, tanto Daniel serve al suo scopo (a volte mi sono anche dimenticata il suo nome, ma questo è per colpa dell'autore, che non lo 'chiama' abbastanza). Seppure il misterioso Carax sia il fulcro della storia, a me è sembrato un coglione madornale (pardon); uno che butta letteralmente la sua vita alle ortiche per un ideale (l'amore perfetto è pur sempre un ideale) e che poi si dedica paradossalmente all'odio e alla vendetta (altri due ideali) non può essere che uno scemo. Ci viene presentato dagli occhi di tutti i personaggi (tranne quello di Firmin, e me ne dispiaccio perchè sicuramente lui l'avrebbe pensata come me) come un eroe, un poeta maledetto o un artista incompreso; una specie di creatura perfetta che tutti ammirano e amano, ma che inevitabilmente attira la sfiga e ha una vita schifosa. Alla fine della fiera è immortale, perché sopravvive a Fumero, il che è tutto dire, sopravvive al suo passato e pure al presente. E' un uomo bionico (bleh) che non convince del tutto, di cui si cerca disperatamente di conoscere per tutto il romanzo, per poi sapere, alla fine, praticamente solo i fatti principali della sua vita, ma mai i suoi pensieri. Firmin è, forse, l'unico personaggio con un minimo di carattere: è la voce della verità (del romanzo eh, mica della realtà) che, per forza di cose, dice le cose come stanno e non ha tanti peli sulla lingua. Firmin fa ridere, ma è anche tragico, a modo suo. Tutti gli altri sono carta da parati. Mi spiego: oltre al povero Daniel che è il protagonista Nessuno, suo padre, Bea, Clara, Penelope, e tutti gli altri di cui non ricordo il nome, appaiono e scompaiono e non lasciano poi molto. Forse il problema di questo romanzo è proprio questo (pecca numero due): non lascia niente, se non il ricordo di una bella storia e di belle frasi da citare; è un po' poco, considerando che moltissime persone si genuflettono di fronte alla copertina. Mistero dei gusti...In ogni caso, a me è discretamente piaciuto: mi ha appassionata quel tanto che bastava per farmelo cercare in borsa la mattina alle 7.30. Non lo aggiungerò alla mia libreria, lo restituirò alla biblioteca e probabilmente non lo riprenderò in mano una seconda volta.

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